ROMA – Non sappiamo ancora quale sarà il testo finale sul quale il Senato sarà chiamato a pronunciarsi in materia di diffamazione, reati di opinione, relative sanzioni e depenalizzazioni.
Proprio per questo sarà bene non dimenticare come la discussione sia stata originata dalla necessità di eliminare vecchie norme illiberali, di rafforzerà l’istituto della rettifica, di mettere mano alle cosiddette ” querele temerarie” utilizzate ormai come vero e proprio strumento di intimidazione contro I cronisti e contro gli editori, a partire da quelli che hanno minore solidità economica e minore possibilità di tutela, anche nelle sedi giudiziarie.
Sarebbe davvero paradossale che, partendo da questi presupposti, si possa invece arrivare all’aumento delle sanzioni pecuniarie, alla estensione dei controlli alla rete, e persino alla mancata introduzione di quelli giuridici per la lealtà della informazione, più volte proposto dalla associazioni dei giornalisti e sempre affossato nelle aule parlamentari.Per altro questo sarebbe davvero l’unico istituto capace di coniugare I diritti d ella persona diffamata e la tutela del diritto di cronaca.
Se così dovesse accadere, sarebbe meglio lasciar perdere perchè i rimedi potrebbero rivelarsi peggiori del male da curare e potremmo persino aggravare la nostra posizione nelle graduatorie internazionali relative alla libertà di informazione.