Giù le mani dalla Corte

ROMA – La sentenza con la quale la Corte Costituzionale ha archiviato i referendum non ci è piaciuta, anche perchè forse sarebbe stato meglio risparmiarsi l’appello al Parlamento, affinchè proceda alla riforma tenendo conto dei milioni di firme raccolte.

Davvero qualcuno, anche nella Corte, crede che oggi esistano le condizioni per una simile riforma? La sentenza non ci è piaciuta neppure nel merito perché, come avevano indicato i più autorevoli costituzionalisti italiani, e tra loro non pochi presidenti emeriti della Corte stessa, esistevano le condizioni giuridiche per dare il via libera alla consultazione di primavera.

Detto questo, non riusciamo a condividere le durissime accuse scagliate contro i giudici accusati di aver scritto una sentenza politica e di aver obbedito ai voleri del presidente Napolitano. Non possiamo condividere, anche perché parole molto simili erano state usate da Berlusconi e dai suoi colonnelli quando la medesima Corte aveva bocciato il legittimo impedimento o aveva fatto a pezzi altre norme ad personam.

In quella occasione Berlusconi aveva accusato la Corte di essere uno strumento dominato dalle toghe rosse e di aver obbedito ai voleri del medesimo Giorgio Napolitano. Respingemmo quelle parole con giusto e legittimo sdegno perché puntavano a colpire a morte l’idea stessa che potesse esistere un tribunale neutrale, capace di svolgere una funzione di garanzia e di equilibrio.

Proprio perchè abbiamo respinto quegli attacchi e quelle parole, non possiamo condividere oggi parole simili e concetti analoghi, anche se di segno diverso. Ci sembra giusto rivendicare il diritto alla critica verso le sentenze, perché non crediamo nell’infallibilità di alcuno, ma ci sembra altrettanto doveroso non passare il segno tra la critica più aspra e il rispetto che si deve ad un organismo quale la Corte Costituzionale.

Da tante, troppe parti, non si vede l’ora di mettere mano alla modifica dei criteri di nomina e alle funzioni stesse della Corte e del Consiglio superiore della magistratura. Naturalmente si vorrebbe mettere mano per ridurne l’autonomia e per accrescere il controllo della politica. Sarà il caso di non dare, anche involontariamente, una mano a questi progetti.

 

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