” Questi vescovi hanno proprio rotto le p…libera Chiesa in libero Stato..”, questa l’ultima esternazione di un Matteo Salvini in salsa anticlericale, difensore della Repubblica laica, quasi un novello Camillo Benso conte di Cavour, se non fosse per il linguaggio non esattamente di tipo sabaudo risorgimentale.
Parole da scolpire nella mente perché non un fiato si alzò dalle camicie verdi quando tanta parte della Conferenza episcopale italiana si diede da fare per rovesciare Romano Prodi e per contestare la pur tenue legge sulle unioni civili o le interferenze in materia di riforma della scuola, di eutanasia, di politiche per la famiglia e di sovvenzioni agli istituti privati.
Al contrario si distinsero per la difesa del presepe che sarebbe stato minacciato dalle orde islamiche.
Per altro non si ricordano neppure particolari distinguo della Lega, quando Berlusconi indossava i panni del ” Buon padre” della famiglia cattolica e inviava la sua benedizione alla prima edizione del ” Family day”.
Forse ha ragione Maroni quando dice che a Lui spetta il compito di governare e a Salvini quello di conquistare i voti.
Eppure lo scontro di queste ore, per i toni e i modi, è di quelli destinati a durare, soprattutto con un Papa che ha preso il nome di Francesco.
Chi pensa che la tempesta passerà e che gli schieramenti si ritroveranno assieme, non appena riprenderanno le polemiche su unioni civili e riconoscimenti dei diritti degli omosessuali, ha capito poco o nulla della durezza dello scontro in atto.
Chi pensa di “usare” Francesco a fini di politica interna rischia di bruciarsi le mani.
Sicuramente la Chiesa ed il Papa entreranno in rotta di collisione anche con chi governa e con le forze di sinistra e lo faranno proprio perché hanno deciso di rompere qualsiasi forma di collateralismo e di giocare una partita che guarda oltre il cortile italico.
Nella enciclica Laudato Si, le citazioni riservate all’Italia e all’ Europa sono pochissime; lo sguardo è proiettato sul mondo e sulle ragioni di una crisi strutturale e profonda di tipo economico, finanziario, sociale, ambientale, etico.
In questa prospettiva i temi della accoglienza, della inclusione sociale, del dialogo interreligioso, della redistribuzione delle ricchezza, del prevalere della questione sociale sulla questione etnica, risultano essenziali, strategici, materie non negoziabili al pari dei temi tradizionali e relativi, per fare un esempio, alla sessualità. Ciascuno di noi, ovviamente, è libero di consentire o dissentire dalle proposte di Francesco, ma sino a quando Lui sarà il Papa, questa sarà la scala dei valori della Chiesa nel mondo e a questa si dovranno ispirare anche i vescovi italiani, anche i più tradizionalisti, persino quelli che avevano guardano con favore e con speranza ai governi della destra, con tanto di presenza della Lega.
Per queste ragioni, la rottura di queste ore, non sará facilmente ricucibile ed avrà una ripercussione, specie nel Nord, nel rapporto tra la Chiesa, le sue articolazioni territoriali e la Lega.
Forse Salvini compatterà la parte più tradizionalista, ma non quell’esercito di volontari impegnati sul fronte del volontariato e della accoglienza.
Per altro l’attacco frontale ai vescovi, e al Papa, produrrà tensioni anche nel rapporto con quel che resta di Forza Italia e dei moderati, in particolare nelle regioni del Nord.
Le parole e le invettive di queste ore, sino all’uso della parola genocidio riferito al rischio di soppressione della ” Specie Italica”, forse gli porteranno qualche altro voto, ma sicuramente non sarà Lui il leader di un centro destra che vorrà davvero contendere a Matteo Renzi la guida del paese.