ROMA – ” Mi sembra che la decisione di tassare un trailer in rete sia sbagliata, soprattutto è lesiva per la diffusione dei film in uscita tra il pubblico degli utenti cinematografici..”. Chi ha pronunciato queste parole? Un irriducibile indignato? Un pirata informatico? Un nemico del diritto d’auore e del riconoscimento della ” giusta mercede” agli auori in generale a quelli del cinema in particolare? Neanche per idea, le parole, assolutamete condivisibili, sono del regista Carlo Vanzina, autore di alcuni tra i film più popolari e visti del cinema italiano.
A cosa si riferisce? Ad una lettera spedita dalla Siae a tutta i siti Web e a tutte le pubblicaioni on line che abbiano appena, appena un pò di pubblicità e che, anche saltuariamente, trasmettano qualche trailer relativo ai fim in uscita.
Ebbene, secondo la Siae, tutti costoro dovrebbero pagare una sorta di canone trimestrale, pari a quasi 5oo euro, per poter continuare a trasmettere non più di 30 spot a trimestre, dunque dovrebero sborsare quasi 2000 ero all’anno, per continuare a fare pubblicità ai film in uscita, a partire da quelli italiani, molti dei quali, come è noto, non hanno altri canali di promozione e di pubblicità , se non quelli generosamente offerti dalla rete che non si limita ad amplificare solo e soltanto i film girati e prodotti dai soliti noti, che per altro non hanno neppure bisogno di questa forma di diffusione.
Basterebbe ricordare quanti film di giovani autori e produttori abbiano sfondato il muro del silenzio grazie solo e soltanto alla rete, e alla trasmissione continua dei loro trailer.
la Siae, ovviamente, controllerà che i pagamenti siano effettuati, anzi lo esigerà, con tanto di provvedimenti ispettivi e sanzionatori.
Naturalmente, se le cose dovessero restare così, la circolare avrà un solo effetto: quello di far sparire i trailer dalla rete, quello di ridurre il diritto dei cittadini ad essere informati, quello di oscurare soprattutto le opere meno sponsorizzate e più difficili, e soprattutto quello di farsi odiare dal popolo della rete che, già, e non sempre a ragione, vede il diritto d’autore , in tutte le sue forme, come il fumo negli occhi, come un residuo di legislazioni punitive e comunque concepite quando la rete non c’era o era allo stao aurorale.
Ci auguriamo che la stessa Siae voglia immediatamente rivedere questa disposizione e che le proteste si alzino anche e in primo luogo dal mondo del cinema, dalle sue associazioni, quanto meno per chiedere una radicale revisione di un provvedimento che, per altro, non solo è anacronistico, ma come ogni provvedimento che si fonda soprattutto su divieti, proibizioni e multe, darà vita a moltepici e intelligenti forme di boicottaggio e di sostanziale aggiramento delle disposizioni.
Nella speranzosa attesa che la la circolare sia prontamente ritirata, non possiamo che fare nostre le parole scritte dal professr Guido Scorza, uno dei più autorevoli cultori della materia e della libertà della rete: ” Avidità ed ingiustizia stanno per spegnere la pubblicità cinematografica che corre sul web o almeno per limitarla in modo importante. Per portare a casa un pungo di euro si accetta il rischio di svuotare ancora di più le sale cinematografiche e in generale le stesse case della industria cinematografica..”
Peggio di così….Meditate gente della Siae, meditate..