Tunisia: né coi dittatori, né coi fondamentalisti islamici

di Giuseppe Giulietti
Pubblicato il 18 Gennaio 2011 - 17:40 OLTRE 6 MESI FA

Né con i governi corrotti, né con i fondamentalisti, questo ci sembra essere il messaggio vero, profondo che arriva dalla Tunisia, un messaggio che è stato ben colto, su questo giornale, da Gennaro Malgieri.

Le ragazze e i ragazzi che sono ribellati non sono partiti dalle moschee, ma dalle scuole, dalle università e si sono ritrovati nelle piazze e hanno usato la rete per coordinarsi, per inviare i loro messaggi all’Europa.

A tutti noi hanno chiesto di sostenerli, di ascoltarli, di smetterla di giocare con governi corrotti, che a lungo, troppo a lungo, hanno goduto della copertura delle cancellerie occidentali, e in particolare di quella francese e italiana.

Scontri in Tunisia

Per decenni i vari presidenti dittatori della Tunisia, dell’Algeria, della Libia, hanno goduto di ampia copertura perchè erano e sono ritenuti alleati essenziali nella lotta contro l’integralismo fondamentalista e contro l’emigrazione clandestina.

Non ignoriamo le regole della prudenza e del realismo, indispensabili nella gestione di questioni complesse e contraddittorie, ma non fingiamo di non sapere che, in nome di queste virtù diplomatiche, spesso, troppo spesso, si sono nascoste le ragioni dell’affare e del malaffare.

Troppi Ben Ali hanno lucrato sulla paura del fondamentalismo, usando questo elemento per bloccare ogni processo democratico, per incarcerare i dissidenti, per accumulare risorse private ai danni dell’interesse generale.

La rivolta tunisina, che ha riportato al centro dell’attenzione la questione sociale anche in quella parte del mondo, è destinata a produrre imitazioni in Algeria e forse nello stesso Egitto. Non sarà facile fermarli perché oltre al pane, reclamano i diritti politici e civili, la libertà di esprimere le loro opinioni e di farlo usando vecchie e nuove tecnologie.

Adesso spetta all’Europa, all’Italia, alle stesse associazioni dei giornalisti, decidere se aiutarli o ignorarli, magari fornendo loro gli strumenti del comunicare, aprendo le nostre reti e i nostri canali, credendo fortemente in questo movimento che non vuole accettare i corrotti ditattori, ma neanche l’integralismo dei radicali islamici.

Sino ad oggi l’Europa ha spesso scelto i dittatori corrotti per fermare il male maggiore, adesso è giunto il momento di cambiare strategia e di dare un sostegno pieno e convinto a chi sta cercando di rompere la perversa tenaglia.

Almeno per una volta cerchiamo di non deludere chi ha deciso di ribellarsi e di dire all’osceno referendum: “Volete voi il corrotto dittatore o il fanatico integralista?”.