Gli sbarchi non ci affonderanno Ma gestire problemi non è la nostra specialità Gli sbarchi non ci affonderanno Ma gestire problemi non è la nostra specialità

Gli sbarchi non ci affonderanno Ma gestire problemi non è la nostra specialità

Gli sbarchi non ci affonderanno Ma gestire problemi non è la nostra specialità
Gli sbarchi non ci affonderanno Ma gestire problemi non è la nostra specialità. Non ci rispetta nessuno anche se siamo i quinti per Pil in Europa
Doccia fredda aTallin, dove non hanno trattato molto bene il nostro ministro Marco Minniti. Tutta Europa schierata contro la richiesta italiana di aprire gli altri porti agli sbarchi dei migranti. Perché ci trattano così? La risposta è semplice e dolorosa.

In Europa, il prestigio in Europa e quindi la forza contrattuale della nostra Italia sono entrambi vicini a zero.

Contiamo ancora qualcosa per poche ragioni semplici:

1- Siamo un grande paese, nel senso fisico del termine. Con i nostri 60 milioni di abitanti siamo alla pari con la Francia e la Gran Bretagna.

2- Il nostro peso economico è rilevante, e quindi un nostro eventuale default si farebbe molto sentire, creerebbe insomma una certa turbativa di mercato.

3- Per tradizione e per capacità dei nostri imprenditori disponiamo di un’industria manifatturiera che in Europa è seconda solo a quella della Germania. Sappiamo fare le cose e le facciamo bene.

E fin qui tutto a posto. Poi c’è il resto. E sono i tre punti che giocano contro di noi:

1- Il nostro grande debito, che non accenna a diminuire in misura significativa e che ci rende un naviglio pericoloso.

2- Il nostro non riuscire a fare le riforme che gli altri hanno già fatto o che si apprestano a fare.

3- Una situazione politicamente anomala, con forze euroscettiche (magari anche solo a parole) che grosso modo bilanciano le altre. Nessun grande paese europeo ha questa configurazione politica.

In realtà, molti osservatori sono convinti che l’Italia non riuscirà a risollevarsi dai suoi guai e che quindi proseguirà lungo la sua rotta, distante da quella del convoglio europeo. Continuerà a avere il suo debito enorme, la sua bassa crescita, i suoi disoccupati, il suo basso benessere (rispetto al resto del Continente).

Gli osservatori più severi pensano che l’ Italia debba essere bastonata, per obbligarla a rientrare nel gruppo. Oppure che prima o poi debba essere commissariata.

Non so se è vero che a suo tempo abbiamo barattato l’arrivo degli immigrati con qualche disattenzione sui nostri conti pubblici. Ma la cosa appare molto credibile. Emma Bonino lo ha detto apertamente: nel 2014 e nel 2016 abbiamo chiesto che il coordinatore fosse a Roma alla Guardia Costiera e che gli sbarchi avvenissero tutti quanti in Italia, l’abbiamo chiesto noi, l’accordo l’abbiamo fatto noi.

Se le cose stanno così, abbiamo due problemi di cui occuparci in fretta. E dobbiamo muoverci da soli:

1- Dare una sistemata seria ai nostri conti, che non si mettono a posto distribuendo denaro a destra e a sinistra, ma cambiando sistema fiscale e burocrazia. E amministrazione.

2- Porre un limite all’arrivo dei migranti. Ormai è evidente che persino città molto ospitali come Milano, al di là delle belle parole e delle marce meticce inventate dall’assessore Majorino, stanno scoppiando. Non si riesce a fornire una sistemazione a questa gente, meno che mai un reddito o un’occupazione. E quindi vagano per la città, in disordine e disperati.

I metodi per fermare l’arrivo dei migranti, o per ricondurlo a dimensioni accettabili, non sono molti. Qualcuno ha proposto di occupare militarmente la Libia e stabilire che quella (e non Lampedusa) è la nostra vera frontiera.

Azzardo molto grosso e non so nemmeno se saremmo in grado di farlo, senza una via libera da parte dei vari organismi internazionali.

L’altra strada,  decisamente più percorribile, è quella di regolamentare in modo molto severo le varie Ong  che scorrazzano per il mediterraneo raccogliendo naufraghi e che sono accorse non sempre per motivi umanitari. Contestualmente va stabilito il numero limite agli arrivi, oltre il quale, chiunque sbarchi (a meno che non sia proprio scappato dalle bombe) viene rispedito indietro.

Questo  non significa che non arriverà più nessuno. La spinta a fuggire da certe zone del mondo è troppo forte e noi abbiamo un certo interesse a avere qui mano d’opera straniera, per ragioni già spiegate mille volte (gli italiani, tutti diplomati, non vogliono più fare certi lavori). Siamo uno strano paese: tutte le mattine ci lamentiamo perché abbiamo tre milioni di disoccupati, poi si scopre però che abbiamo un milione di badanti extra-comunitarie e non so quanti pizzaioli egiziani e mungitori di vacche indiani. Non è azzardato dire che senza questi immigrati, arrivati quando Salvini e le belle signore non squittivano ancora, l’economia italiana farebbe flop nel giro di mezz’ora.

Quindi si torna al vecchia linea: gli sbarchi non sono un dramma che affonderà la società italiana, sono soltanto un problema che va gestito senza isterismi o buonismi di maniera.

Solo che gestire problemi non è esattamente la nostra specialità.

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