La decadenza di Berlusconi da Senatore è stata giusta e sacrosanta. È la conferma, finalmente, che la legge viene applicata senza eccezioni.
Questa decisione, per scelta ritorsiva del Cavaliere, cambia il quadro politico e introduce alcune novità che il PD non deve assolutamente sottovalutare.
La prima, che confesso mi sembra la meno pericolosa per il futuro del Governo, è la riduzione dei Senatori che lo sosterranno. I numeri parlamentari non consentiranno ampie articolazioni nella maggioranza al momento del voto e nulla di più. È evidente che una maggioranza piccola e un clima rissoso come quello che Berlusconi promette non favoriranno il varo di riforme impegnative.
Sono piuttosto le nuove possibili dinamiche politiche a rappresentare il problema più grande per il futuro a breve dell´esecutivo. Il partito di Angelino Alfano è chiamato a più sfide. Deve provare a costruire le condizioni per la convergenza con la parte di Scelta Civica che si è separata da Mario Monti con l´obiettivo di creare un nuovo centro politico prima delle elezioni europee, alle quali presumibilmente proveranno a presentarsi con una lista unica che sosterrà il candidato alla presidenza della Commissione del PPE.
La ragione di questa prospettiva, oltre quella di evitare il rischio della soglia di sbarramento, è quella di occupare uno spazio di rilevo all´interno Partito Popolare Europeo che, diversamente, sarebbe occupato da Berlusconi. Non a caso Berlusconi ha ammonito Alfano a ricordarsi di Fini e della sua uscita di scena. Questo rischio è risolvibile solo con una fusione, in ragione della quale il Cavaliere incalzerà quotidianamente i suoi ex amici su qualsiasi argomento e non si farà certamente velo del rispetto della coerenza, tema che come noto non lo ha mai condizionato.
Alfano e Monti, dunque, dovranno caratterizzarsi in un Governo che nel frattempo tende ad essere interpretato, loro malgrado, come di centrosinistra.
Non credo che lo potranno fare imponendo scelte politiche, gli sarà più facile bloccare i tentativi di caratterizzazione progressista del Governo.
Dall´altra parte, il PD ora verrà percepito dall´opinione pubblica come azionista di maggioranza dell´esecutivo e, aldilà delle eventuali e tattiche forzature di Matteo Renzi, saranno in molti a chiedergli di dimostrarlo. Per questo la ricerca di convergenze sul merito tra i due partiti sarà sempre più difficile e faticosa.
Si avvicinano intanto le elezioni europee e il semestre di presidenza italiana della UE.
Cosa sosterranno le forze che compongono l´esecutivo alle elezioni e poi nel lavoro di presidenza?
Il rigorismo del PPE (del quale Alfano e Mario Mauro faranno parte con l´angoscia di avere visibilità) oppure la linea della crescita propugnata dai progressisti?
Sono nodi che esistevano anche prima ma oggi sono più vicini e più stretti.
In questo quadro, come si possa ritenere da qui in avanti più semplice il lavoro del Governo sinceramente non lo capisco.