Governo, tutti a casa. Ma il Pd dorme. Il partito di Zingaretti ha oggi tutte le carte per vincere, ma preferisce polemizzare con Renzi, perdere tempo. È la tesi di Giuseppe Turani in questo articolo pubblicato su Uomini & Business.
La colpa (ma sì, usiamo questa espressione) è del Pd. Ha in mano una sorta di arma fine-del-mondo, ma non la usa. Forse nemmeno se ne è accorto. Se provocasse la crisi e se si andasse a elezioni, dei 300 deputati grillini ne verrebbero rieletti meno di 100. Gli altri 200 dovrebbero tornare sul divano di mamma in attesa dei classici spaghetti E dei 100 euro per portare la morosa al cinema. I rimanenti non conterebbero più niente. Anime inutili vaganti per i corridoi, i divani di Montecitorio, e le trattorie circostanti. E il Paese potrebbe riprendere a respirare. Forse persino a progettare un futuro.
Perché il Pd non faccia questa mossa è un mistero. Non basta il timore che vinca la destra. Classe dirigente assonnata? Inadeguata? Spaventata dalla propria stessa ombra? Terrorizzata dall’idea di fare politica? Amore per il quieto vivere? Forse tutte queste cose. E’ triste constatare tutto ciò. Mai come oggi, e del tutto imprevedibilmente, il Pd ha avuto dalla sorte le carte vincenti. Gli basterebbe andare in Parlamento e licenziare Conte.
Ma non si muove. Preferisce litigare al suo interno e con Renzi, in una specie di suicidio rituale e scontato. Fatica sprecata. Il senatore di Rignano è un po’ il Felice Cavallotti, dell’800, affondabile. Anche da solo può rompere le scatole per cento, e cambiare un po’ la storia. Ma nel Pd (il cielo acceca quelli che vuole perdere) sono convinti che il problema sia Renzi, che ha il solo difetto di saper fare politica mentre loro sono ancora alle aste e al dettato.