ROMA – Governo a lotti e per di più chiusi. Governo lottizzato tra i due padroni e soci, Lega e M5S. Come si vede con tutta evidenza il patto di governo è chiaro e tosto: tu fai quel che ti pare nei “tuoi” Ministeri, io faccio quel che mi pare nei “miei” Ministeri. E la chiave [App di Blitzquotidiano, gratis, clicca qui,- Ladyblitz clicca qui –Cronaca Oggi, App on Google Play] per non litigare, l’architrave del governo gialloverde è che nessuno si impicci degli affari dell’altro, nessuno metta piede o becco nel lotto governativo dell’altro. Perché, se uno si impiccia del lotto altrui…
Va bene che ormai nessuno domanda più niente, va bene che il processo di beatificazione del nuovo che governa è compiuto e che ministri e capi politici e leader e capitani di Lega e M5S si ascoltano come oracoli cui solo un miscredente recherebbe l’offesa di una domanda di fronte a verità rivelata…Va bene tutto, ma quando Di Maio dice che qualcuno vuole annacquargli in Parlamento il Decreto Dignità, con chi ce l’ha? Con chi ce l’ha Di Maio quando dice che non metterà la fiducia (lui o Conte?) sul Decreto ma ammonisce appunto a non stravolgerlo?
Col Pd? No, proprio no. In Parlamento coi numeri che ha il Pd conta come il due di coppe quando regna bastoni. Con Forza Italia? Meno ancora. Allora con chi ce l’ha, chi gli può annacquare il Decreto in Parlamento visto che in Parlamento Lega e M5S hanno tanti voti da poter fare quel che pare loro come loro pare? Ce l’ha con la Lega. Di Maio ammonisce a rispettare i confini dei lotti. Lotti chiusi, il lavoro è mio. Questo dice di Maio.
Infatti c’era stata la scena, surreale alquanto ma da pochissimi segnalata, per cui Salvini vice presidente del Consiglio aveva dichiarato che il Parlamento avrebbe migliorato (migliorato non approvato) il decreto che lo stesso governo di cui Salvini è tanta parte aveva appena scritto e regalato agli italiani con la gioia pubblica di Di Maio. Un governo che scrive con una mano un decreto e l’altra mano che dice: tu l’hai firmato, poi io lo correggo. Sai che decreto…In mezzo, anzi sopra, dovrebbe esserci il presidente del Consiglio Conte. In mezzo, anzi sopra ai lotti di governo M5S e Lega dovrebbe esserci lui. Ma son lotti di governo chiusi anche lui, Conte premier li può magari visitare e fermarsi a cena gradito ospite. Niente di più.
Governo a lotti, reciprocamente chiusi. E così da settimane nel suo ampio lotto (latifondo di pubblica opinione e fertilissima piantagione di consensi) Salvini blocca migranti. Lo fa da ministro degli Interni, della Difesa, degli Esteri, da capo del governo italiano. E da propagandista sommo di facebook e capo della Lega. Nel suo lotto Salvini af come gli pare quando gli pare. Quando hanno fatto il governo si sono detti: i migranti me li piglio io, gli è stato detto i migranti e gli extra comunitari e gli immigrati sono cosa tua. Punto. Nel suo lotto Salvini comanda. Nel suo lotto di governo, chiuso ad ogni altro, Salvini blocca migranti e raccoglie voti.
Il lotto di governo di Di Maio, chiuso anch’esso agli altri, è il lavoro. E Di Maio nel suo lotto fa come gli pare. Anche lui blocca. Blocca lavoro. Ha scritto e fatto approvare in Consiglio dei Ministri un Decreto dove il rinnovo del milione di contratti di lavoro a tempo determinato in scadenza ad agosto sarà più costoso e complesso per le aziende. Qualcuno rinuncerà, ci saranno a settembre qualche decina di migliaia o forse più di contratti di lavoro temporanei in meno. E, siccome i contratti di lavoro temporanei o precari sono circa tre milioni, al rinnovo di tutti forse ne mancherà all’appello qualche centinaio di migliaia. Di Maio giura che diventeranno tutte assunzioni a vita. Le aziende, tutte e di tutte le dimensioni e tipologie, gli hanno detto di no. E, siccome i contratti e le assunzioni le fanno le aziende e non i ministri…
Poi Di Maio si è occupato dell’Ilva. Ha chiesto tempo per leggersi le 23 mila pagine dello stato delle cose. E, dopi aver letto, ha chiesto tempo per valutare, cercare. Però una cosa Di Maio l’ha detta o fatta capire: M5S l’Ilva non la vuole chiusa. Ma che farne dell’Ilva M5S e Di Maio non sanno. Dicono che chi l’Ilva l’ha comprata (meglio si è offerto di comprarla) non ha messo abbastanza sul piatto. Dice Di Maio che 10 mila che conservano il posto di lavoro su 14 mila e gli altri quattromila riassorbiti altrove o comunque assistiti dal welfare pubblico e dalla mano privata e tre miliardi circa di investimenti per le bonifiche ambientali non bastano.
Bene, bravo. Ma chi si è offerto di comprare Ilva aspetta da tempo un sì o un no. E se la misura e il calibro di governo di Di Maio sono quello (non nuovo a M5S) della riconsiderazione più o meno eterna (Tav, Olimpiadi, Tap, Stadio di Roma…) chi vuole comprare Ilva prima o poi (più prima che poi) si stufa. Se ne sono resi conto anche i sindacati che avevano salutato con favore l’arrivo di Di Maio e degli M5S al governo. Se ne stanno accorgendo anche i dipendenti Ilva che M5S avevano con fervore votato. L’unico non preoccupato dall’Ilva bloccata dal pensoso Di Maio è Michele Emiliano governatore della Puglia. Lui non è preoccupato perché sotto sotto e neanche tanto sotto ha sempre puntato alla nazionalizzazione dell’Ilva. Metterla a carico del contribuente e chi s’è visto s’è visto.
Ilva, per ora vendita e soluzione bloccate. Più o meno lo stesso per la vendita Alitalia. E un po’ meno di contratti di lavoro sia pur precari. Nel lotto governo Di Maio, quello del lavoro, il piatto piange.