Grecia, non pagare debiti è umano. Non pagare e chiedere altri soldi è diabolico

Grecia, non pagare debiti è umano. Non pagare e chiedere altri soldi è diabolico
Grecia, non pagare debiti è umano. Non pagare e chiedere altri soldi è diabolico

Manolis Glezos, il partigiano che tolse la bandiera con la svastica dal Partenone e Mikis Theodorakis, il musicista che si oppose al regime dei colonnelli, sono con le lacrime agli occhi. Dolore e indignazione spingono questi due illustri cittadini greci, e tantissimi altri con loro, a far sapere a Tsipras, allo Tsipras che hanno appena votato, che non ci stanno. Non ci stanno ad accettare le richieste dell’Unione Europea, non ci stanno a dover offrire garanzie in cambio di prestiti, non ci stanno anche se Tsipras ci sta. Dicono che i greci devono essere padroni del loro destino, dicono che nessun patto può essere sottoscritto che non sia il patto secondo il quale i greci scelgono e decidono da soli quel che a loro sembra meglio.

Poiché sono in molti in Grecia (e anche in Italia, Spagna, Francia, tra un po’ anche in Germania…) a pensarla così, poiché sono sempre di più quelli che pensano che nessuna Europa del cavolo deve azzardarsi a chiedere garanzie e programmi al “suo” governo, sarà il caso di chiarire alcuni punti.

1) Se davvero i piani di rientro dal debito e i programmi di stabilità di bilancio sono ciò che ha condotto milioni di greci all’indigenza e miseria, se ripagare i debiti contratti porta un popolo alla fame, allora è umano rifiutarsi di pagare i debiti. Lo farebbe un padre di famiglia (anche una madre ovviamente). Lo possono e in certe drammatiche circostanze lo devono fare gli Stati. Dichiarano bancarotta, default, non pagano più i debiti contratti con chiunque per non affamare la propria gente, per non costringerla a non curarsi più, non riscaldarsi più, non nutrirsi più in quantità e qualità civili. Quindi se i greci alla Glezos e alla Theodorakis hanno votato Tsipras per non pagare più i debiti è umano e “umanitaria” come la definisce Syriza è la promessa politica di rinnovata spesa pubblica. Dichiari quindi default il governo greco, ripudi il debito internazionale: la scelta sarebbe drammatica ma eticamente motivata e sostenibile.

2) Ma Tsipras (e anche gli Glezos e Theodorakis e anche milioni di altri greci e anche i sempre più numerosi anti Europa italiani, francesi, spagnoli, tedeschi…) fanno altra scelta e richiesta. Dice Tsipras e ha detto Syriza in campagna elettorale: non in Europa restiamo e restiamo nell’euro. Bene, anzi e anche no. Perché l’aspirazione rivoluzionaria dei Glezos e Theodorakis nobili bandiere della sinistra, ma anche di più ruspanti leghisti italiani e lepenisti francesi, è quella di restare nell’euro senza accettarne le regole. Anzi, una regola la accettano, di più la invocano: continuare ad essere finanziati, continuare a ricevere prestiti. E qui qualcosa non quadra, qualcosa stride. Finanziariamente e anche moralmente e anche logicamente si può dire: non pago i debiti quindi tu continua a prestarmi? Secondo Syriza, Front National, Lega Nord e tanti altri si può e si deve. Però a lume di logica, finanza e morale minima non pagare e chiedere altro soldi è diabolico.

3) Ma i greci in casa loro, finalmente, non accettano colonialismi economici, il popolo greco ha votato e si faccia come vuole il popolo greco anche fosse “diabolico”. La sovranità popolare non conosce limiti della finanza, della logica e neanche dell’etica. Momento, undici milioni di greci hanno votato decidendo per la Grecia, non per gli altri paesi ed elettorati europei. Fino a prova e voto contrario la sovranità popolare di grande maggioranza in Europa non è per nulla d’accordo con Tsipras. Alle riunione a Bruxelles in 19 non è che Tsipras sia eletto dal popolo e gli altri 18 siano privi di legittimo mandato popolare. Il giorno in cui nella maggioranza dei paesi d’Europa governeranno perché votati partiti modello Le Pen, Podemos, Lega Nord, quel giorno si potrà dire ai contribuenti cittadini elettori di tutta Europa: i debiti un po’ si pagano e un po’ no, nessuno chieda garanzie a nessuno e tutti si facciano carico dei prestiti senza garanzie. Ma il giorno in cui dovesse tornare trionfante la politica dell’indebitamento pubblico senza limiti di tutta l’Unione, chi presterà quel giorno i soldi all’Unione? Non chiedetelo alla Le Pen o a Salvini, men che mai ai Vendola e Tsipras o ai Glezos: loro sono per “un altro mondo possibile”, di questo mondo che c’è non se ne curano, ne hanno troppo orrore e comunque de minimis non curat praetor…

4) Gli aiuti finanziari, i prestiti giustamente concessi alla Grecia e i prossimi che sperabilmente saranno concessi non possono essere senza garanzie, Atene non può dire: dateceli ma non interferite, non chiedeteci conto di come li spendiamo. Se questa fosse la richiesta greca sarebbe immorale e diabolica. Oltre che sospetta visto quel che i greci hanno fatto per decenni dei loro bilanci pubblici: trucchi e regalie.

5) I greci, già proprio loro. I greci non sono né meglio né peggio dei tedeschi o di qualunque altro popolo. Dipende dalle regole che ci si dà, da usi e costumi, valori e abitudini. Come ogni altro popolo avrebbe fatto al posto loro i greci durante la trattativa Tsipras/Europa hanno attivamente lavorato ad indebolire il proprio governo. Come avrebbe fatto ogni altro popolo hanno portato, chi ce li aveva, i soldi all’estero o comunque li hanno ritirati dalle banche. Se qualcosa ha “piegato” Tsipras non è stato il maglio tedesco ma la snellezza ellenica. Se Tsipras non chiude accordo con Bruxelles la Grecia chiude le sue banche perché dentro i greci non ci hanno lasciato quasi nulla. Non solo, come ogni altro popolo i greci alla prospettiva dell’abolizione di una o altra tassa hanno prontamente smesso di pagare ogni tassa. Tsipras non ha soldi in cassa, gli ultimi non glieli ha tolti la Troika, glieli hanno tolti i cittadini greci, magari quelli che lo hanno votato.

6) Ancora i greci, o meglio le loro regole. Di cui i vari Theodorakis dovrebbero vergognarsi: articolo 89 della Costituzione, in Costituzione il diritto degli armatori di non pagare tasse per i profitti realizzati all’estero. I contratti collettivi del pubblico impiego che garantiscono il posto a vita e lo trasferisco alla prole come fosse un mini feudo. Il contrabbando di massa della benzina, l’abitudine, ora caduta in disuso per forza di cose, a procurasi su larga scala medicinali gratis per rivenderli a prezzo maggiorato. Anche di questo era fatto il welfare greco abbattuto dalla Troika. Perché c’è macelleria sociale che fa a pezzi la società civile ma c’è anche chi macella imbrogli di massa e privilegi spacciati come diritti naturali.

7) L’austerità. Se per austerità si intende politica economica solo e soltanto di stabilità di bilancio, allora si è visto che ha costi sociali elevati e risultati economici discutibili. Questa austerità ha fatto il suo tempo. Ma troppo spesso si invoca altra fine di altra austerità. Si grida alla intollerabilità dell’austerità intesa come il vivere a misura dei propri mezzi. Si grida al diritto di vivere al di sopra dei propri mezzi, sempre e a prescindere. tanto qualcuno pagherà…Ma chi?

8) Non si può viaggiare in carrozza e fare i propri bisogni sui cuscini della suddetta carrozza, un antico detto popolare riassumeva quel che il buon senso e la buona coscienza non faticano a riconoscere. I greci hanno il diritto e il dovere di fare qualunque cosa per tirar fuori i propri concittadini dalla miseria qualora vi fossero precipitati dentro, perfino non onorare e pagare i debiti. Ma non hanno il diritto e neanche il dovere di chiedere altri soldi senza offrire nessuna garanzia che non faranno come hanno sempre fatto finora, dilapidarli e precipitare nella miseria.

 

 

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