X

Gross (Pimco): Rischio inflazione da Usa per debito pubblico a “costo zero”

di Marco Benedetto |26 Febbraio 2020 9:24

Bill Gross (LaPresse)

ROMA – “Sebbene si debba a Milton Friedman, non a Ben Bernanke, l’idea di lanciare banconote dagli elicotteri per prevenire la deflazione, il presidente della Federal Reserve, la Fed, con il suo ormai famoso “ discorso dell’elicottero” del 2002, si è dimostrato un fan altrettanto entusiasta del concetto”, sostiene in un paper della Pimco (la Pacific Investment Management Company) , una delle maggiori società di gestione mondiali globali degli investimenti, il suo co-fondatore William H. Gross, meglio noto come Bill Gross. (Nel 2000 la Pimco è stata acquisita dai lungimiranti tedeschi della Allianz, la grandissima società di servizi finanziari (70 sedi in tutto il mondo,180mila dipendenti), ma continua a operare come struttura autonoma rispetto ad Allianz. Nel 2011 ha ottenuto formalmente una quasi totale indipendenza).

Prosegue: Gross “In quel pronunciamento, Bernanke prevedeva con grande audacia le soluzioni politiche pressoché inimmaginabili che sarebbero susseguite al tracollo finanziario, il “cigno nero” del 2008: tassi di riferimento ancorati allo zero per un lungo periodo, ampliamento della gamma di attivi acquisiti dalla Fed oltre ai titoli del Tesoro e, ovviamente, allentamenti quantitativi con acquisti senza limiti di cifra, o quasi, all’occorrenza.

“Nessuna di queste innovazioni è stata pensata da Bernanke, né è stato lui a coniare la sigla QE per il quantitative easing: molte erano retaggio dell’America degli anni ’30 e ’40, oltre che del Giappone nel recente passato. Tuttavia, il suo alquanto plateale sostegno alle future politiche monetarie avrebbe dovuto segnalare agli investitori la disponibilità di Bernanke a pilotare il famoso elicottero, nel caso se ne fosse reso necessario il decollo.

“Come l’oro”, proclamava Bernanke in quell’occasione, “ il dollaro USA ha valore solo nella misura in cui la disponibilità è fortemente limitata. Il governo americano, però, dispone di una tecnologia, la stampa ( oggi la moneta elettronica), che gli consente di produrre tutti i dollari che desidera, praticamente a costo zero”.

Ancora Gross:

“Il presidente Bernanke non ha mai chiarito che cosa intendesse per “costo zero”. Forse si riferiva agli odierni tassi prossimi allo zero, anche se, all’epoca, i titoli decennali erano al 4 per cento. O magari sapeva qualcosa che i cittadini americani, i loro rappresentanti politici e quasi tutti gli investitori continuano tuttora ad ignorare, ossia che l’allentamento quantitativo, o quantitative easing, ossia l’acquisto presso il settore privato di obbligazioni del Tesoro o garantite da mutui ipotecari di Agenzie governative, è essenzialmente, per molti versi, un’operazione a costo zero.

“L’idea può apparire piuttosto incredibile, come se si staccassero assegni senza subirne costi, ma in effetti riflette proprio il ruolo delle banche centrali. Tuttavia, se per i comuni cittadini o le aziende uno scoperto in banca comporta conseguenze penali, come è possibile che sia concesso alla Federal Reserve, o a qualsiasi altro istituto centrale di “stampare” migliaia di miliardi in moneta elettronica da lanciare dal finestrino dell’elicottero in volo?”.

“Ebbene”, secondo Bill Gross, un uomo che amministra, con i suoi manager e i suoi 2.215 collaboratori, un patrimonio di 1.925 miliardi di dollari, 435 dei quali in Europa,

“la risposta è un po’ complicata, ma, in fondo, anche semplice: è tutta una finta. Quando la Fed firma assegni per 85 miliardi di dollari per acquistare titoli di Stato e mutui ogni mese, in realtà non ha nulla “in banca” per coprirli. In linea teorica, possiederebbe qualche centinaio di miliardi di dollari in certificati aurei, che dovrebbero rappresentare diritti sulle riserve segrete di Fort Knox; in realtà, i certificati non sono coperti da altro se non dalla fiducia. Quando un operatore primario come JP Morgan o la Bank of America cede titoli del Tesoro alla Federal Reserve, ne riceve in cambio un accredito nominale denominato “riserva”.

“Tali riserve possono essere spese, trasferendo l’accredito delle medesime ad altre banche, e cosi via di banca in banca, sulla scorta delle rassicurazioni della Fed alle banche aderenti: “Fidatevi, onoreremo sempre le vostre riserve”. Così le banche si fidano della Fed, i cittadini e le imprese delle banche, e la musica va avanti. Ora, ci troviamo con 54 mila miliardi di crediti dispersi per l’intero sistema finanziario, tutti basati sulla fiducia nella banca centrale, e nulla in cassaforte per coprirli. Sorprendente, no?”

“Ma non finisce qui”, sostiene Bill Gross dalla sua sede centrale di Newport Beach, in California.

“Quella che ho appena esposto è una piccola spiegazione da manuale scolastico sul funzionamento delle banche centrali e riserve frazionarie e della loro produttività ma potenzialmente anche distruttiva magia. Quando diceva: “praticamente a costo zero”, il Governatore Bernanke si riferiva forse al fatto che, in realtà, la Fed e altri istituti centrali come la Bank of England azzerano gli interessi che guadagnano sui rispettivi titoli di Stato (Treasuries e Gilts) che acquistano.

“In altri termini, restituiscono gli interessi allo Stato, permettendo così al Tesoro di emettere titoli di debito senza subirne costi. In teoria, si tratterebbe di proventi della Federal Reserve, che vengono accreditati quasi giornalmente al Tesoro, salvo che tali profitti corrispondono proprio agli interessi sui 2.500 miliardi di dollari di titoli e mutui acquistati dal mercato. L’introito annuale corrisponde in questo momento a oltre 100 miliardi, somma che consente al Tesoro di abbassare il proprio deficit per un importo corrispondente. Quando la Fed acquista mille miliardi di titoli del Tesoro e mutui l’anno, come accade ora, in effetti finanzia l’80 per cento del deficit a costo zero.

“La Bank of England e le altre banche centrali operano con modalità analoghe. Poco tempo fa, George Osborne, il Cancelliere dello Scacchiere, ossia l’equivalente britannico del capo del dicastero del Tesoro, scriveva a Mervyin King, Governatore della Banca d’Inghilterra [sostituito a sorpresa con il governatore della Bank of Canada, Mark Carney, il primo non britannico ad assumere quest’incarico]: “ Confermo il trasferimento di fondi dall’APF ( il QE della Gran Bretagna) al fine di agevolare la gestione della liquidità da parte del governo, fatto che dovrebbe apportare risparmi per lo Stato sugli interessi debitori nel breve termine”. Certo che apporterà risparmi ! Lo Scacchiere emette Gilts, la Bank of England se li compra con l’allentamento quantitativo e poi restituisce gli interessi allo Scacchiere.

Le prime sei banche centrali del mondo, assieme, hanno emesso “assegni” per 6 mila miliardi di dollari dall’inizio del 2009 a fronte del deleveraging del settore privato.

“Il credito del Tesoro viene coperto dal credito della banca centrale, mentre gli interessi tornano al emittente. “Money for nothin”, cantavano i Dire Straits. E noi aggiungeremmo: “And debt for free”.

“Investitori e comuni cittadini potrebbero a questo punto chiedersi”, prosegue Bill Gross,

“perché tanto rumore attorno al fiscal cliff e all’aumento del rapporto debito/pil, che gli attuali livelli di deficit lasciano presagire. Perché, quindi, la austerity [in Europa] e perché la preoccupazione, forse esagerata, dei Repubblicani d’America sulla spesa pubblica e sui programmi assistenziali? Se un paese riesce a emettere debito, farlo acquistare dalla propria banca centrale e farsi rendere gli interessi, dov’è il problema?”.

“Va detto che, alla fine, i programmi statali come il QE di oggi o la bolla “South Sea” nell’Inghilterra d’inizio Settecento sono destinati a naufragare. All’epoca, fu chiesto a sir Isaac Newton il suo parere circa l’apparente successo del piano del governo; la risposta fu:

“Posso calcolare il moto delle stelle, ma non la follia degli uomini”.

La follia a cui Newton si riferiva allora era rappresentata dall’alquanto palese accettazione da parte del governo e dei cittadini investitori del segreto della prosperità perpetua: il finanziamento del debito “praticamente a costo zero”. L’ideatore del piano, lo scozzese John Law, non avrebbe potuto immaginare di servirsi degli elicotteri allo stesso modo di Ben Bernanke tre secoli dopo, ma il concetto era lo stesso: firmare assegni senza sopportarne gli oneri.

“Tuttavia, il buon senso di John Law, come quello di Bernanke, avrebbe dovuto suggerire che solo l’aria è gratis e “praticamente a costo zero”.

A fronte di 6mila miliardi di dollari in assegni firmati oggi, il futuro ci presenterà un conto salato, sotto forma di inflazione e svalutazione delle divise, tra loro o rispetto alle materie prime più scarse che esistano, come greggio e oro. Finora, le banche centrali si sono dimostrate pronte a sopportare quel costo, anzi, hanno addirittura incoraggiato l’iniziativa. La Fed è ora tranquilla con l’inflazione al 2,5 per cento per almeno un anno o due, mentre la banca centrale giapponese sembra intenzionata ad alzare il tiro verso un target di poco superiore, anziché inferiore, allo zero. nel frattempo, però, i rendimenti quasi nulli e la liberalità del QE potrebbero aver causato distorsioni nei prezzi di mercato, nonché nei flussi e nello stock del credito esistente. Capitale contro lavoro, obbligazioni e azioni contro liquidità, avanzo contro disavanzo, ricchi contro poveri: ecco le anomalie e gli scollamenti a cui si assisterà nel medio termine, perpetuate dall’emissione incontrollata di “assegni”, che ormai mettono a rischio la stabilità futura.

“Ben Bernanke ha pubblicamente ammesso queste crescenti disparità. “Siamo ben conosci”, ha affermato nel novembre 2011, “che tassi di interesse oltremodo bassi, in particolare se per periodi protratti, sono un peso per molti… Ritengo però che ci sia in gioco un bene più grande: il risanamento e la ripresa dell’economia americana. Intendo dire che, in ultima analisi, se si vuole guadagnare dai propri investimenti, si deve investire in un’economia in crescita”.

“La crescita la si può misurare ogni venerdì confrontando i dati sull’occupazione con il target del 6,5 per cento fissato per la disoccupazione. Noi di Pimco non ci sentiamo di mettere in discussione l’obiettivo, ma di consigliare cautela, si; Bernanke stesso ha avvertito delle conseguenze negative e ha accennato al fatto che, quando le banche centrali si avventurano nei bui recessi dell’allentamento quantitativo e dell’emissione di moneta “praticamente a costo zero”, rischiano di farci qualche brutto incontro.

“In conclusione, gli investitori dovrebbero restare all’erta, attenti alle spinte inflazionistiche che l’operazione scatenerà a lungo termine. Sebbene non appaia probabile che inizino a produrre effetti dirompenti già dal 2013, i rischi inflazionistici sono insiti nel futuro, in quelle scadenze rispetto a cui si misurano i rendimenti dei bond a lungo termine. E’ quanto mai opportuno evitarli e limitare le scadenze e le duration agli obiettivi a breve o a quelli intermedi delle politiche della Fed. Inoltre, Pimco resta preoccupata dalla crescente inefficacia dell’allentamento quantitativo rispetto all’economia reale. I tassi vicino allo zero, le manovre quantitative, e gli assegni “praticamente a costo zero” distruggono i modelli economici finanziari e scoraggiano gli investimenti che offrono Roi e Roe sempre più risicati.

“L’acquisto di titoli “ cartacei” anziché l’investimento di attivi materiali produttivi rischia di divenire la priorità aziendale. Di conseguenza, la rivitalizzazione economica vagheggiata di Bernanke, con l’agognata ripresa dei rendimenti a beneficio degli investitori, potrebbe rilevarsi irrealizzabile, un sogno teorico in netto contrasto con la realtà prossima ventura. E’ vero che non siamo il Giappone , né lo sono l’Eurolandia o il Regno Unito, almeno per ora, ma gli assegni “praticamente a costo zero” hanno in verità un costo e non potranno essere emessi gratis per sempre” conclude la sua analisi William H. Gross, managing director del gigante Pimco.

 

 

 

Scelti per te