2011: un anno vissuto stupidamente

di Gustavo Piga
Pubblicato il 24 Aprile 2012 - 14:36 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Nel bollettino economico diffuso da Bankitalia ad aprile si legge un interessante confronto tra gli obiettivi che il governo si poneva per il 2011 nel maggio del 2010 e i risultati a consuntivo raggiunti per il 2011. L’indebitamento netto sul Pil era previsto al 3,9% e così è stato; l’avanzo primario sul Pil era previsto allo 1% e così è stato; mentre il debito sul Pil da 118,7% è salito a 120,1%.

I dati, poco confortanti, ci mostrano che il 2011 è stato di fatto un anno trascorso invano: il masochistico desiderio di conformarsi ai diktat europei sul deficit ha permesso di mantenere la barra dritta sull’obiettivo dello stesso. Ma la coperta è corta e per farlo i sacrifici sono stati immensi.

C’è ancora un dettaglio da evidenziare: la crescita economica del Pil prevista per il 2011 – nella primavera del 2010 – era del +1,5%. E’ stata invece del + 0,4%. A forza di aumentare le tasse per raggiungere il ridicolo obiettivo di deficit abbiamo ucciso l’economia.

Gli stessi risultati – compresi quelli di deficit su Pil e dunque di stabilità – li avremmo dunque potuti raggiungere con una sana crescita del 2%, spinta da maggiore spesa pubblica. La maggiore spesa pubblica avrebbe generato tanto maggiore Pil e tante entrate addizionali da far sì che il deficit in rapporto al Pil sarebbe sempre stato del 3,9%. Ma con tanti disoccupati in meno.

Poi c’è sempre l’interpretazione che di questi dati dà la Banca d’Italia, che da quando Mario Monti è presidente del Consiglio è diventata il difensore d’ufficio dell’azione governativa, rinunciando al suo essenziale stimolo propulsivo che aveva sempre avuto, quando forniva analisi e spunti critici ma precisi e costruttivi a qualsiasi governo in carica, fosse esso di destra o sinistra. Così dobbiamo leggere frasi come questa e prendere atto della pochezza di analisi economica che la sottintende:

Nel 2011 l’indebitamento delle Amministrazioni pubbliche è sceso di sette decimi di punto rispetto al 2010, al 3,9 per cento del PIL. Al netto della spesa per interessi si è registrato un avanzo di un punto percentuale del PIL. Questi progressi hanno limitato a 1,5 punti percentuali l’aumento del rapporto tra debito e prodotto, che ha raggiunto il 120,1 per cento. Per effetto delle misure correttive decise nella seconda metà del 2011, il rapporto tra debito e PIL dovrebbe cominciare a ridursi nel 2013; per l’anno in corso si prevede un ampio miglioramento dei conti pubblici, nonostante la caduta attesa del prodotto.

L’analisi poteva essere migliore, ad esempio dire “per l’anno in corso si prevede un ampio miglioramento dei conti pubblici che causerà una caduta, attesa, del prodotto”. Ma di questi tempi, questo è quello che passa Bankitalia.