Il DEF, che impatto avrà sulla crescita italiana? Secondo il Ministero dell’Economia, positivo. Con effetti sul PIL che crescono nel tempo. Piccoli (ma non troppo) nel 2014 (+0,3%), e poi mano mano a crescere: +0,8% nel 2015, +1,3%, +1,7% ed addirittura +2,2% in più nel 2018.
Da dove provengono questi effetti espansivi del DEF?
Eccoli riassunti nella tabella a fianco.
Lasciate perdere per un attimo il 2014, troppo poco e troppo vicino per essere realmente messo in discussione. E lasciamo perdere le solite ipotesi “fantascientifiche” sulle riforme (Job Act, liberalizzazioni) che salvano l’Italia … tra 4 anni. Nel medio periodo siamo tutti morti. Come Europa in primis.
Concentriamoci sul 2015, l’anno su cui incide il DEF realmente. Cosa notate?
Una cosa semplice semplice. Che Piercarlo Padoan segue Alesina e Giavazzi. Nello scommettere che le minori tasse siano più espansive (+0,4%) di quanto non sia recessiva la spending review (-0,2%).
Contabilmente non accadrà mai: lo sa bene Padoan che di moltiplicatori se ne intende. In realtà, se il taglio della spesa equivalesse a taglio degli sprechi, anche se contabilmente il PIL potrebbe ancora andare giù (eh già, il PIL – indicatore altamente imperfetto del valore della produzione – sale se salgono gli sprechi pubblici, e scende se questi scendono, mentre in realtà la produzione e/o il benessere non cambiano), non dovremmo preoccuparci perché nella sostanza non si produce di meno valore aggiunto. E allora, in questo caso, le minori tasse effettivamente trascinerebbero al rialzo l’economia.
Ma se i tagli fossero a casaccio, lineari, l’economia andrebbe peggio, e non meglio. Perché ridurre la domanda diretta di appalti alle imprese fa male al PIL, mentre diminuendo le tasse potremmo assistere solo ad un maggiore risparmio delle famiglie, specie se queste rimangono pessimiste sul futuro.
E dunque, come saranno i tagli? A casaccio o mirati agli sprechi? Basta capirsi su cosa siano per davvero gli sprechi.
Eccovi un esempio di sprechi: sono dovuti a corruzione negli appalti presso l’Enac. Fatevi una cultura: altro che auto blu su e-bay! Altro che le briciole del taglio delle Province: è negli appalti pubblici, dove la politica non vuole intervenire, che si annidano gli unici sprechi quantitativamente significativi.
E a questo punto la domanda è: sapranno Padoan e Cottarelli e Renzi arrestare questo tipo di sprechi? E se sì, come? Non è dato sapere.
Se non ci si spiccia a rafforzare l’Autorità Anti Corruzione per controllare gli appalti, l’Autorità Antitrust per sorvegliare i cartelli negli appalti, la DIA per combattere la mafia negli appalti, l’Autorità di Vigilanza sui Contratti Pubblici che dorme, la protezione inesistente dei programmi per testimoni di corruzione, la competenza e la remunerazione dei responsabili delle stazioni appaltanti … sprechiamo solo tempo ed allora sarà meglio chiamare questi numeri di futura crescita per quello che si saranno rivelati essere: fuffa.
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