Il corso di laurea che non c’era, ovvero, Rubando il Futuro. Così è stato in Sicilia. Una storia da brividi, ben diversa da quella raccontata al cinema nel 1985 quando uscì Ritorno al Futuro, di Robert Zemeckis, con un professore mezzo pazzo, interpretato da Christopher Loyd, che inventa una macchina per andare avanti e indietro nel Tempo.
A Palermo è successo invece che un professore, Salvatore Totò Messina, più noto alle Bahamas, dove mandava i soldi europei della surreale Formazione regionale (processo finito in prescrizione dopo una condanna in primo grado a 8 anni), che nelle classifiche scientifiche, inventasse una macchina per fottere i soldi delle famiglie siciliane, rubando il futuro a tanti giovani con lauree fasulle della fantasmagorica università Siculo-Bosniaca di Goradze.
Lo scandalo è emerso quando alcune madri si sono rivolte a Repubblica Palermo chiedendo di scoprire cosa ci fosse dietro a un’università italo-bosniaca che rilascia lauree in Medicina e Professioni sanitarie con lezioni tenute esclusivamente online. I loro figli non riescono a iscriversi agli Ordini professionali.
L’ateneo di Gorazde in Bosnia Erzegovina, in convenzione con il dipartimento Jean Monnet, aveva già conferito cento lauree in Fisioterapia, Infermieristica e Osteopatia a studenti italiani. Ma i bravi giornalisti di Repubblica Palermo scoprono che l’università non è stata mai accreditata come istituzione estera operante in Italia dal ministero dell’Università e della ricerca.
In contemporanea, arriva l’altolà del ministero dell’Università e della ricerca: conferma che quelle lauree sono carta straccia e diffida lo pseudo ateneo per pubblicità ingannevole: “A seguito di approfondimenti è risultato che tale istituzione ha goduto fino a settembre 2023 di un accreditamento da parte delle competenti autorità bosniache e che tale accreditamento è venuto meno il 7 settembre 2023. Il Mur non ha mai autorizzato l’università di Gorazde a operare in Italia”.
I titoli di laurea rilasciati agli studenti dunque , conclude Repubblica, “non hanno alcun valore né ai fini accademici né ai fini professionali: tali titoli non sono riconosciuti né da altro ateneo né da altra autorità pubblica”. Dalle prime denunce emergerebbe che gli studenti avrebbero effettuato i pagamenti delle tasse universitarie con bonifici all’estero, in Paesi sempre diversi.
La Procura di Palermo ha subito aperto una inchiesta dopo le denunce fatta alla Guardia di finanza da alcuni studenti che ritengono di essere stati truffati dall’Università italo-bosniaca, “guidata da Salvatore Messina, presidente del dipartimento tecnico-scientifico di studi europei Jean Monnet, che avrebbe operato in convenzione con l’ateneo di Gorazde per i corsi in italiano”.
Sembra la trama di Totò Truffa, ma è la triste realtà che vede coinvolta mezza Palermo, senza esclusione di sorta, medici e sapienti, come nella canzone di Bennato, coinvolti. Rettorato, Università, Regione, ordine dei medici, ospedali, tutti alla corte del professore, per niente pazzo, anzi molto lucido.
Così lucido che il fiduciario delle sue società è il socio di studio nientedimeno che, del figlio oggi, del Presidente della Regione Siciliana, prima il socio era lui, che avendo aperta un’inchiesta in Regione siamo certi che si separerà con ignominia da un socio che ha agevolato una probabile truffa nei confronti di tante famiglie siciliane, i suoi cittadini elettori.
C’è nulla di più laido e vergognoso di levare le speranze ai giovani? La Sicilia ha perso decine di migliaia di ragazzi in questi anni, fuga di capitale umano, stanco di vedere quest’isola abbandonata a corruzioni e mercimonio, a raccomandazioni e precariato. Il loro futuro è fuori, perché nell’isola te lo rubano.