Il ministro per l’Ambiente Stefania Prestigiacomo è, a giudicare dalle foto, una donna molto bella. A giudicare da quel che si è letto e si legge è anche una donna intelligente. Forse un po’ distratta però lo è, se non si è accorta che stavano tagliando fuori, lei e il suo ministero, dal percorso delle nuove centrali nucleari.
Qualcuno dei suoi funzionari se ne è accorto, finalmente, e la Prestigiacomo è riuscita a rientrare nel gioco non per via della logica della buona amministrazione dello Stato, ma per il contingente momento politico che vede Silvio Berlusconi barcollare davanti alla minaccia secessionista siciliana, regione da cui la Prestigiacomo proviene.
Se facciamo un passo indietro rispetto alla cronaca pugilistica dei mezzi d’informazione, lo spettacolo d’assieme non può lasciarci tranquilli.
C’è un Governo che vuole modificare con il colpo di mano di una legge che c’entra poco un’altra legge che assegna precise competenze a un ministero dell’Ambiente già nato con almeno vent’anni di ritardo rispetto al resto d’Europa.
C’è un ministro dell’Ambiente che non si accorge di nulla.
C’è in arrivo dalla Francia una serie di centrali nucleari, che gli esperti dicono obsolete e superate da quelle di terza generazione di là da venire.
C’è un’Italia che con un infelice referendum vent’anni fa ha detto di non volere centrali nucleari sul suo territorio, ignorando che le centrali nucleari dei paesi confinanti sono alla distanza di una passeggiata di casa nostra.
C’è un presidente del Consiglio conscio della sua debolezza politica (questo a prescindere da Noemi e dai suoi trionfalismi basati su sondaggi che solo lui vede) e della debole posizione internazionale dell’Italia: così ha pensato di acquisire il consenso del presidente francese Nicolas Sarkozy comprando dalla Francia il pacchetto nucleare.
C’è un ministero dell’Ambiente che già per sua natura non può non essere talebano in materia e che dopo l’esperienza fatta con un ministro ambientalista e i risultati di quella gestione, tipo i rifiuti in Campania, non può non fare paura a chi non voglia intoppi nel potere onorare un impegno internazionale. E probabilmente Berlusconi si fida più di Scajola che della Prestigiacomo sulla capacità di esecuzione, fino in fondo.
C’è che con le competenze vengono i pareri, con i pareri tante cose che ogni tanto si scoprono, quando una procura della Repubblica alza la cartellina di un dossier. Certamente non è il caso dei ministri coinvolti, né dei loro ministeri, né dei loro funzionari, ma tant’è ormai l’esperienza su questo genere di conflitti ci ha reso sospettosi. Inquieta ancor di più che anche la Lega voglia dire la sua, pur se con un ministro, Calderoli, addetto alla semplificazione: vuole semplificare o vuole una posizione di potere, magari solo per tenere in scacco Berlusconi che sulle centrali francesi si gioca parecchio della già compromessa faccia?
C’è la parola commissario, che scivola sulle pagine dei giornali in modo acritico, mentre si dovrebbe ricordare che un commissario straordinario ha, per sua natura, non solo poteri assoluti di scelta e decisione, cosa che potrebbe anche andare bene se si devono fare le cose in fretta; ma di quelle scelte e decisioni il commissario non è tenuto a rendere conto a nessuno.
C’è da avere paura.
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