Il servizio studi di Sviluppo Lazio: un nemico da abbattere

L’attenzione che, soprattutto nella prima fase della legislatura, l’assessorato al bilancio ha posto sulla necessità di fornire un supporto analitico alle decisioni di politica economica (in particolare il Documento di Programmazione Economica Regionale), ha consentito il rafforzamento e il consolidamento di una piccola struttura di Studi e Ricerche, già esistente, pur nel disinteresse generale, nell’ambito di Sviluppo Lazio.

Con alcuni giovani ricercatori, intelligenti e sottopagati, ed alcuni collaboratori provenienti dall’Università, in pochi anni è stato compiuto un piccolo miracolo.

Nel triennio 2007–2009 il servizio studi di Sviluppo Lazio ha creato le premesse per la costruzione di un fuoco di analisi permanente della società e della economia della regione. L’importanza, per una regione grande e ricca come il Lazio, di un centro di studi e ricerche, è fondamentale. Per dare ausilio al decisore nelle scelte di policy, per stabilire una correlazione forte con il mondo della ricerca e della Università, per fornire materiale analitico e supporto alla funzione di programmazione economica.

La lacuna da colmare era grave e l’azione svolta avvicina il Lazio alle Regioni maggiormente sviluppate del paese (come la Toscana e il Piemonte) che si avvalgono da molti anni del contributo di importanti istituti di ricerca (come l’Irpet e l’Ires).

Il lavoro del Servizio Studi si è snodato su tre direttrici strategiche:
a) la elaborazione di studi regionali di elevata qualità scientifica;
b) il consolidamento di banche dati con informazioni relative al contesto regionale;
c) lo sviluppo della collaborazione con le principali Università della regione, al fine di produrre studi ed analisi macroeconomiche relative al territorio regionale.

Lo studio della società e della economia regionale si è cristallizzato nel Rapporto annuale sulla società e l’economia del Lazio, giunto alla sua quarta edizione. Oltre alla continuità, elemento essenziale in questo genere di pubblicazioni, con il Rapporto annuale è stata realizzata una analisi ad ampio spettro della realtà regionale che, senza trascurare le imprese e la produzione, ha fornito un quadro approfondito della società (la scuola, la salute, la mobilità), considerando sia la struttura che la dinamica congiunturale.

Una verifica del buon livello raggiunto dal Rapporto si può registrare, oltreché dal successo riscontrato tra gli operatori, anche nella dialettica sviluppata con il policy maker. A tale proposito è utile ripercorrere brevemente la vicenda relativa al Rapporto 2009, dalla cui analisi emergevano, con alcuni mesi di anticipo, segnali della crisi che sarebbe esplosa di lì a poco in forma dirompente.

Di questa chiave di lettura, favorita dall’incremento dei cosiddetti working poor, (lavoratori con retribuzione inferiore per il 60% rispetto a quella media nazionale), veniva data notizia sulla stampa. Come emerge dall’articolo l’impostazione del policy maker tendeva a porre l’accento sugli aspetti positivi dello sviluppo regionale e questo concetto è stato espresso, successivamente alla pubblicazione dell’articolo, in forma netta e diretta. Lo strabismo del decisore, che vede il bicchiere sempre mezzo pieno, è fisiologico. Per questo sono utili i servizi studi che, utilizzando metodologie scientifiche, devono, con oggettività, rappresentare i risultati del proprio lavoro.

La necessità di misurare l’attività pubblica nella Regione, nella prospettiva di una trasformazione in senso federale della forma di stato, è all’origine del rapporto sulla finanza locale, giunto alla sua seconda edizione. L’analisi delle entrate e delle spese degli enti territoriali della regione, oltre a quella delle aziende pubbliche, locali e nazionali, è essenziale per comprendere l’impatto delle innovazioni normative recentemente introdotte (legge 42 del 2009) e per fornire al decisore delle griglie interpretative alla sua azione.

Le analisi settoriali e di contesto sono state raccolte in una collana di “Quaderni di economia regionale” (12 quaderni già pubblicati e 3 in preparazione). Gli studi affrontano argomenti di rilievo tra cui la spesa sanitaria e ospedaliera, il patto di stabilità, i distretti industriali, il piano di rientro, gli indicatori innovativi di bilancio.

La regione Lazio ha delle specificità strutturali, ricollegabili alla forte presenza del settore pubblico e della Capitale. Per seguire l’evoluzione della struttura e stimare le tendenze più rilevanti è stato sviluppato un modello econometrico regionale, utilizzato anche per la costruzione del quadro tendenziale del Documento di Programmazione Economica Regionale (DPEFR) e per analisi delle tendenze settoriali.

Molto intensa è stata la raccolta e la sistematizzazione di banche dati con informazioni relative al contesto economico e sociale del territorio regionale.

Per rispondere alle diverse esigenze informative in maniera tempestiva è stato avviato un processo di organizzazione delle banche dati al fine di avere una vista integrata sui dati del Lazio. Ciò ha reso possibile un monitoraggio più preciso dell’evoluzione dei principali fenomeni socio-economici regionali e una diffusione sistematica dei risultati delle elaborazioni. In tal modo è stato conseguito l’obiettivo di produrre studi ed analisi macroeconomiche, a carattere settoriale e strutturale, sulle variabili principali delle dinamiche finanziarie, produttive ed occupazionali.

Il patrimonio informativo è stato arricchito con la acquisizione di alcuni importanti data-base relativi al sistema produttivo regionale (imprese) ed alla finanza pubblica locale (comuni, provincie, comunità montane, Asl, servizi pubblici locali).

Una prima sintesi delle informazioni quantitative raccolte è riportata nella Appendice Statistica del Rapporto annuale, con cui sono state messe a disposizione, nel sito del servizio, più di 100 tavole statistiche, ricercabili dinamicamente, relative ai principali settori economici.

Infine la collaborazione con le principali università del Lazio, finalizzata alla produzione di studi ed analisi macroeconomiche relative al territorio regionale.

Con l’Università La Sapienza, Dipartimento di Economia Pubblica, è stata sviluppata una intensa collaborazione sulle questioni relative alla finanza locale e del federalismo fiscale. Con l’Università di Tor Vergata sono stati sviluppati studi sulla sanità regionale. Con il Dipartimento di Economia Pubblica dell’Università Roma 3 è stata avviata una collaborazione per realizzare uno studio sul sistema delle imprese del Lazio.

Con le tre principali università del Lazio sono state inoltre stipulate convenzioni per l’attivazione di stage formativi di giovani laureati e laureandi con l’obiettivo di realizzare studi e ricerche su tematiche di interesse regionale. Sono stati effettuati i primi stage della durata di 3 mesi e i risultati delle ricerche alimenteranno la collana dei quaderni di economia regionale. Lo sviluppo di queste attività potrà evolversi nella promozione, in collaborazione con le università, di Master su argomenti di interesse regionale.

Non si capisce perché tutto questo lavoro abbia portato, anziché al potenziamento, alla soppressione, con atti contraddittori e pasticciati, del Servizio Studi. O forse si spiega. I “ragionieri opachi” non capiscono la complessità. La politica, disorientata dagli eventi, è distratta.

Ci vorrebbe un battito d’ali, ma non si vedono farfalle.

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