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Imperativo categorico della politica in vigilia di elezioni europee: aprire, sesamo apriti a destra e a sinistra

C’è un imperativo categorico che, in vista delle elezioni europee, i partiti non possono snobbare e non debbono mai dimenticare.

L’input è un verbo, il verbo è una parola magica, aprire, di cui tutti cercheranno di servirsi. Aprire a chi e a che cosa? Alle altre forze politiche per tentare di “rubare” voti agli scontenti, ai dubbiosi, a quanti hanno disertato le urne non approvando più niente di quanto accadeva e accade nei Palazzi.

Allora, ecco la corsa appena cominciata e destinata a finire quando l’Europa avrà un volto nuovo (uguale o diverso lo stabiliranno gli elettori).

Si voterà con il sistema proporzionale: ognuno per sé, vietate le alleanze o gli inciuci. Quindi, ecco perché diventerà quasi obbligatorio aprire le porte a chi non ha più le stesse idee del partito a cui era iscritto. A cominciare proprio dalla maggioranza, da chi ci governa. Fratelli d’Italia, ad esempio.

Gli ultimi sondaggi sostengono che la luna di miele di Giorgia Meloni è sulla via del tramonto. Cominciano i primi mugugni, i numeri dicono che il partito non è più in ascesa. Anzi i consensi sono diminuiti.

Probabilmente non è piaciuto alla gente il “familiarismo” di Giorgia. Una sorella alla segreteria del partito, il cognato ministro dell’agricoltura. Quindi, bisogna andare alla ricerca di chi non disprezzerebbe allearsi con il premier. A destra, naturalmente. Gli obiettivi sono due, naturalmente: Forza Italia che è ancora orfana di Silvio Berlusconi e una parte di quella Lega che non è più in linea con le scelte di Matteo Salvini. E’ una mossa che darà risultati? Nessuno sa dirlo, ma è certo che il vertice del partito (compresa la Meloni) ha compreso che qualche iniziativa non è andata ed è necessario correre ai ripari.

Da questo gioco non è escluso il Pd e il suo segretario che non ha una partita facile perché i mal di pancia sono tanti soprattutto per la sterzata a sinistra della Schlein. “Molti mi attribuiscono questa colpa, ma è davvero una colpa?”, dice in maniera ironica.

Insomma. fa capire a quanti non condividono il suo pensiero che lei non arretrerà mai. Come fare, dunque, per riacquistare la fiducia dei dem? Aprire, appunto. Soprattutto guardando verso i 5Stelle.

I grillini sono ondivaghi, ritengono che il partito perderà diversi consensi ed hanno paura di abbandonare il loro posto in Europa. Dal canto suo Elly spera molto in questa défaillance e nutre fiducia che una parte di sinistra del Movimento possa convergere nel Pd, in specie dopo la sterzata che il segretario ha voluto dare al partito.

Aprire, aprire, aprire. Nessuno si sottrae a cominciare proprio da Forza Italia che fanno il gioco contrario ai Fratelli d’Italia. In parole più semplici, sperano che la parte più europeista dei meloniani ritorni all’ovile.

Dall’ex Terzo Polo, la guerra è infinita. Carlo Calenda è perentorio: “Quello di Renzi è un fritto misto. Da che parte sta? Boh! Un po’ a destra e un po’ a sinistra perché sente la terra mancare sotto i piedi. Così l’ex ministro Elena Bonetti lo ha mollato spiegando che preferiva passare ad Azione”.

Renzi ascolta e manovra sottotraccia. Strizza l’occhio alla Meloni quando il presidente del consiglio parla di premierato; mentre non disdegna di dialogare con coloro che sono stanchi di questo Pd, targato Elly Schlein.

Come spera di raccattare qualche preferenza da quella Lega che non gradisce Marine Le Pen a Pontida. Matteo se ne pentirà di una simile scelta? In questo bailamme irrompe pure Giuseppe Conte che non disdegna di avere rapporti con una parte di quella sinistra ancora più a sinistra del nuovo Pd. Non solo spera, ma ne è quasi certo.

L’interrogativo, alla fine, è uno ed uno solo: riuscirà Giorgia a mantenere quello scettro che nel settembre scorso gli italiani le hanno affidato? C’è chi piange e chi sorride, ma i conti bisogna farli in primavera dopo le elezioni Europee.

 

Bruno Tucci

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