MILANO – Giuseppe Turani ha pubblicato questo articolo anche su Uomini & Business col titolo “Un disperato bisogno di inflazione”.
Banca centrale europea, governo e tutti gli economisti continuano a ripetere in questi giorni che serve assolutamente più inflazione. L’invocazione può sembrare paradossale: in pratica significa chiedere che i prezzi salgano di più e più in fretta. Tutte queste autorità, cioè, sostengono che dobbiamo pagare di più quello che comperiamo ogni giorno? Non dovrebbero augurarsi il contrario per il bene della gente?
E invece no. Per capirlo si può partire da un caso assurdo, ma nemmeno tanto: che cosa succede quando l’inflazione è negativa, cioè i prezzi scendono? In realtà niente di buono e tutto di male. L’unica cosa apparentemente positiva, se i prezzi scendono, è che basta che io tenga i soldi in tasca, senza fare assolutamente niente e ogni giorno divento più ricco. È facile capire perché: se ho in tasca mille euro, ma i prezzi scendono, fra un mese con quegli stessi mille euro potrò comprare più cose di quello che potrei fare oggi. In sostanza sono diventato più ricco non facendo proprio niente. In teoria questo sembrerebbe il paradiso.
Invece è una specie di infermo, la bestia nera di ogni economista e di ogni governante. Come mai? Anche in questo caso, la risposta è abbastanza semplice. Se tutti pensano che, fra un mese o fra un anno, ogni cosa costerà meno, sarà conveniente per tutti rinviare gli acquisti, limitandosi a comperare il minimo indispensabile.
Ma in questo modo le aziende vedranno diminuire drasticamente le loro vendite e i magazzini riempirsi di merce invenduta. Quindi metteranno gli operai in cassa integrazione, a stipendio ridotto, e abbasseranno ancora di più i prezzi nel tentativo di vendere comunque qualcosa. Mossa quest’ultima disperata e contro-producente: la gente, infatti, sarà ancora meno invogliata a comperare. Di solito, in questo modo si finisce nella recessione. E allora sono guai seri.
Come se ne può uscire? In un solo modo: e cioè creando inflazione. Esattamente quello che oggi tutti ci dicono di fare. Se i prezzi tornano a salire, la gente non ha più alcun motivo per rinviare i proprio acquisti. Anzi, semmai ha qualche motivo per anticiparli: fra un mese tutto costerà di più. E la macchina dell’economia si rimette in moto.
E c’è un vantaggio secondario non piccolo: i debiti. L’inflazione è la manna per i debitori. I debiti rimangono espressi nel loro valore nominale (mille euro di debiti sono sempre mille euro di debiti). Ma se io, imprenditore, aumento il mio fatturato del 10 per cento (grazie all’inflazione), significa che avrò più soldi e pagare quel debito mi peserà meno. In sostanza, l’inflazione favorisce i debitori e lascia un po’ nei guai i creditori perché i soldi che riescono a recuperare ”valgono meno” (in quanto ci si comprano meno cose, perché l’inflazione ha spinto in alto i prezzi). Poiché in questi anni tutti hanno accumulato debiti, l’inflazione funziona come una specie di parziale e limitata amnistia. A danno dei creditori, ovviamente.
Se si tiene conto del fatto che uno dei più grandi debitori del mondo è lo Stato italiano (oltre due mila miliardi di euro presi a prestito), si capisce perché per l’Italia l’inflazione sia ossigeno puro. Il peso del debito pubblico scenderebbe ogni anno, non in virtù dei risparmi fatti (sempre una cosa complicata), ma semplicemente grazie al fatto che ogni anno si devono ripagare i creditori (i cittadini e gli investitori stranieri) con soldi deprezzati.
A questo punto dovrebbe essere chiaro perché un po’ di inflazione fa bene. Non tanta però: sopra il 2-2,5 per cento l’aumento dei prezzi si trasforma di colpo in una bestia cattiva. Un po’ come l’alcol: un bicchiere è anche consigliabile, mezza bottiglia no.
Di questi tempi, però, provocare un po’ di inflazione non sembra semplice. E c’è una spiegazione. In giro c’è troppa gente senza stipendio e anche quelli che hanno uno stipendio non sono tanto sicuri di averlo ancora fra sei mesi, e quindi stanno attenti con le spese.
In realtà, è la sfiducia che va combattuta. Ma c’è un solo modo efficace, al di là delle chiacchiere, e cioè creare ogni mese nuovi posti di lavoro.