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Iran, il martirio di Mahsa l’ha reso un Paese più consapevole, il regime degli ayatollah teme le rivolte popolari

Iran, effetto Masha: l’omicidio della ragazza (giusto un anno fa), e la conseguente rivolta nelle piazze iraniane, ha prodotto un risultato insperato: il regime degli ayatollah ha paura. È diventato più violento.

Riprese con maggiore intensità torture, arresti, pene capitali. Ma il dissenso regge.  Non si fa soffocare. Il bilancio è comunque impressionante: 500 civili uccisi, migliaia di arresti, città sotto “assedio “, 260 persone arrestate nell’ultimo weekend a Teheran, Amol, Anzali, Lahijan, Zahedan, Korramabad.

Tranciante Mohseni Ajaei, capo della magistratura:”L’anno scorso alcuni avrebbero potuto dire che non erano a conoscenza delle cospirazioni dei nemici o che stavano semplicemente protestando, ma  ora tutti hanno esaurito gli argomenti “.

IRAN, PUGNO DURO CON IL MALCONTENTO

Il regime, nel tentativo di mantenere un’aura di onnipotenza, continua ad affrontare con pugno duro il diffuso malcontento, con qualsiasi mezzo disponibile per mettere a tacere la popolazione, amplificando i rischi e i costi associati al dissenso. Ma il movimento di protesta è profondamente radicato, ancorato ad anni di disobbedienza civile, azioni simboliche, arte della resistenza, voglia di cambiamento.

Sarà difficile reprimere tutto ciò. In settimana il Parlamento ha approvato pene più dure per chi viola le regole imposte dai mullah. Di nuovo la scure contro le donne. Basterà? No. L’Iran non tornerà quello di prima.

IL MARTIRIO DI MAHSA HA UNITO TUTTI

L’omicidio di Masha Amini, 22 anni, curdo-iraniana  arrestata dalla polizia morale perché indossava male il velo è il simbolo della rivolta. Ricoverata in un ospedale, è morta dopo 3 giorni in circostanze sospette. La rivolta che ne è scaturita è stata notevole. Oggi, come dice la scrittrice iraniana Azar Nafisi esule a New York, il regime ha paura. Il movimento non sarà schiacciato. Ci sono stati decine di arresti ma le persone non hanno più timore. Sono impressionata dalla unità , dalla passione del mio popolo, dalla forza dei suoi sentimenti.”.

L’emancipazione della donna sembra inarrestabile. Dicono le donne che il regime degli Ayatollah non è la loro cultura. Sognano un Islam libero e democratico. In Iran c’è molta violenza ma anche molta speranza. In Mahsa si sono identificati tutti quelli che credono nella libertà. Il regime è in allerta perché è più debole. Reprime per resistere.

Marco Benedetto

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