La Corte dei Conti pensa al futuro e scopre un Governo di contabili: allarmante

di Gustavo Piga
Pubblicato il 30 Maggio 2013 - 05:27| Aggiornato il 26 Febbraio 2020 OLTRE 6 MESI FA
Luigi Giampaolino (Lapresse)

C’è da allarmarsi quando a sognare per il futuro dell’ Italia è la Corte dei Conti. Lo ha fatto nel suo “Rapporto 2013 sul coordinamento della finanza pubblica”, il Presidente della Corte, Luigi Giampaolino. Il messaggio è forte e chiaro: in cinque anni di austerità e manovre, il Pil italiano ha perso 230 miliardi di euro.

Veniamo ai fatti che emergono da quel rapporto

Fatto numero 1: Abbiamo un Governo di contabili, non di leader. Ci sono i soldi, ma dall’anno prossimo. “Dobbiamo concentrarci sugli investimenti”, piuttosto che sulla sterilizzazione dell’aumento dell’Iva, anche perché “i margini di manovra si aprono soprattutto con riferimento al 2014“. 1 miliardo? Lo abbiamo? Sig. Contabile di Via XX Settembre: lo abbiamo? 1 miliardo?

Fatto numero 2: Basta con i contabili, lo dice la Corte dei Conti. “Non si tratta quindi di ricorrere a defatiganti trattative per l’ennesima ridefinizione di regole e criteri dell’azione di riequilibrio dei conti pubblici, ma, piuttosto, di ritrovare la ragioni di appartenenza all’Unione europea non nei soli vincoli di bilancio ma nell’adozione di progetti di rilevante interesse strategico comune.” La Corte dei Conti. La Corte dei Conti sogna. Sa sognare. La Corte dei Conti, che chiede più investimenti pubblici. E il nostro Governo? Sa sognare?

Fatto numero 3: Il settore dell’edilizia muore. Lo dice Squinzi e la gente lo applaude, con sincerità. “Specchio del dramma che sta attraversando la società italiana è il mondo dell’edilizia, in una crisi tanto profonda da sottoporre al Governo la richiesta di un intervento speciale di filiera, per salvare un volano fondamentale nell’economia del Paese.” Monti pensa che Confindustria esageri. Nel sognare? Un Paese migliore? Sogna?

Fatto numero 4: “La Corte europea dei diritti dell’uomo rigetta il ricorso dell’Italia: in base alla sentenza emessa lo scorso 8 gennaio dai giudici di Strasburgo, divenuta oggi definitiva, l’Italia ha un anno di tempo per trovare una soluzione al sovraffollamento carcerario e introdurre una procedura per risarcire i detenuti che ne sono stati vittime.” Non vi è nulla da aggiungere.

Fatto numero 5: Giace negli armadi dell’Ance, l’associazione dei costruttori edili, dal 2009, e presso il Ministero di Giustizia, un preciso Piano straordinario di edilizia carceraria, che prevede la necessità di circa 1,6 miliardi di euro di cui 1,2 per la realizzazione di 22 nuovi istituti penitenziari e 400 milioni per la realizzazione di 47 nuovi padiglioni o la ristrutturazione di quelli esistenti. 17.129 carcerati, secondo il documento dell’epoca, che Ance stimava potessero riallocarsi nelle nuove strutture, dando a loro dignità e speranza e dando agli altri cinquantamila più luce, aria e diritti umani.

“Quella speranza che non c’è nemmeno per le imprese edili, specie quelle piccole, che stanno soffocando nella morsa della recessione e che potrebbero essere coinvolte a pieno ritmo nel 2012 su questo progetto, sostenendo il PIL e la loro sopravvivenza.” Questo lo dicevo io, il 12 gennaio 2012.

La ricetta giusta per ridare slancio ci vuole: un po’ di coraggio, molti ideali, alquanta umanità e capacità di ascoltare, zero mediocrità, tanta disponibilità a rischiare di perdere pur di ottenere una grande vittoria.

Ecco. Chiedetevi se vale veramente la pena. Di avere i contabili al posto dei sognatori. I sognatori della Corte dei Conti, certo, e di tutti quegli altri sognatori che vogliono di più da questo loro breve viaggio su questa terra.