La fiaccolata bipartisan di Roma, in piazza del Campidoglio , lunedi 19 febbraio, per ricordare Navalny – l’oppositore di Putin morto nel carcere siberiano di Kharp – è stata un manifestazione unitaria in difesa della democrazia e delle libertà di opinione. Un evento da ricordare. Un fatto raro. Non capita spesso vedere i partiti tutti insieme, uniti al coro di tutto l’Occidente.
Tutto bene, allora? No. Niente affatto.La politica della Seconda Repubblica ancora una volta si è fatta riconoscere. Ha perso una occasione d’oro. Forse irripetibile. Ecco i motivi. Per carità, sarà una visione minoritaria ma va detta, per gli stessi motivi per cui si è scesi in piazza.
FISCHI BECERI, FUORI LUOGO
Che bisogno c’era di macchiare la bella serata romana con fischi urticanti accompagnati da grida (“vergogna “, “vai via “) nei confronti del leghista Romeo, ritenuto indegno di partecipare al raduno umanitario?
Domanda ai campioni dell’accoglienza: chi vi ha investito del potere di giudicare e selezionare i partecipanti? chi vi ha nominati giudici supremi, incaricati di fare l’esame del sangue a tutti gli intervenuti? Morale: la piazzata si è rivelata un boomerang. Una caciara “che ha depotenziato il dato politico di una Italia che si oppone compatta alle logiche liberticide del Cremlino nel nome di Navalny” (copyright A.Minzolini).
RIDICOLA GARA DEGLI ANTI PUTIN
Si è visto anche questo: la corsa fra chi è più puro e più svelto degli altri nella gara di anti-putinismo. Ne è uscita una commedia da “Supercazzola prematurata con doppio scappellamento a destra”. C’è chi ha sottolineato di essere arrivato per primo in piazza e chi ha dispensato etichette di “ipocrisia” o “calcolo”. Neppure chi ha lanciato l’idea della iniziativa, cioè Carlo Calenda, si è salvato dalla accusa di strumentalizzazione. Una volta che il capo di Azione ne fa una buona, viene sbertucciato dai soliti gufi.
TUTTI ZITTI SUL DISCORSO DI YULIA
Nello stesso tempo in cui i manifestanti erano in piazza Campidoglio, a Bruxelles la vedova del dissidente anti Putin pronunciava davanti ai ministri degli Esteri dei Paesi UE uno di quei discorsi destinati a rimanere nella storia degli uomini liberi. Anzi per alcuni quel discorso è stato una presa in eredità della missione del marito. Nessuna voce pro Yulia Navalnaya, nella manifestazione contro la satrapia criminale di Putin, si è alzata con vigore. Il coraggio di Yulia meritava almeno una citazione. O no?