La fiducia sulla Finanziaria: tirannia e stupidità della democrazia

Il governo presenta alla Camera la Finanziaria, ma avverte: «Nessun cambiamento o sarà posta la fiducia». Questo colpo di mano sul modo di spendere i soldi nostri, dimostra, secondo me, che la democrazia può essere tirannica e stupida.

Sopportarla è giusto e conveniente, ma non è facile. Parliamo tanto di meritocrazia, ne abbiamo fatto un vero e proprio culto per condannare i baroni, i nepotismi e chi non ha voglia di lavorare, ma poi accettiamo che a decidere le sorti del paese, a ogni elezione, sia una maggioranza di persone che è semianalfabeta, non informata, facilmente suggestionabile, tanto che manda alla Camera una massa di deputati che votano senza discutere.

Non si osa dire al popolo che dovrebbe studiare, analizzare, documentarsi prima di decidere. Chi osa trattare la maggioranza del popolo da incolta e arretrata, senza cattiveria ma per obiettività, passa da presuntuoso e supponente. Per fortuna, la mia età e la consapevolezza di aver sempre bisogno di imparare mi mettono al riparo.

Oltretutto sarò liberato assai presto da questa deprimente compagnia. Non ho bisogno di fuggire all’ estero come Celli jr. Che la democrazia sia anche tirannica e stupida lo pensano tanti. Nessuno lo dice perché teme di essere collocato fra quanti vorrebbero abbatterla. Al contrario, io la voglio più ampia.

Sono fra i critici, non per la sua natura, ma per le sue lacune. Vorrei che tutti sentissero l’orgoglio di sentirsi cittadini a pieno diritto, di vivere in una “civitas sibi princeps”, come auspicava in tempo di monarchie un grande giurista.

La democrazia sarebbe migliore se, tanto per fare alcuni esempi, la Legge fosse davvero uguale per tutti; se gli squilibri sociali fossero compensati con un’imposta sulla rendite almeno paragonabile a quella sui redditi; se tutte le ragazze e tutti i ragazzi che ne hanno voglia potessero studiare fino ai livelli più alti; se le donne fossero retribuite come gli uomini a parità di rendimento; se gli avvocati difendessero gli imputati solo quando sono convinti della loro innocenza e non quando sono lautamente compensati da chi può.

Qualsiasi economista sa che un’impresa o una qualsiasi attività commerciale possono svilupparsi solo se si allarga il potere di acquisto del maggior numero possibile di persone. Qualsiasi sociologo sa che in un ambiente sociale più equilibrato, la delinquenza ha minori possibilità di svilupparsi.

Un tessuto sociale sano ha in sé gli anticorpi per garantire una maggiore sicurezza. Si tratta di cose così ovvie che dovrei avere pudore a scriverle. Non si tratta, come si vede, di invocare chi sa quale rivoluzione, di minacciare la proprietà o la libertà, ma di attuare alcune misure tanto ragionevoli che possono essere largamente condivise da qualsiasi persona che abbia razionalità e sentimenti, da un conservatore come da un progressista.

Al conservatore mi sembra realistico non chiedere che rinunci a difendere i suoi privilegi, ma che almeno lo faccia da illuminato, non da cieco. Dal progressista è lecito attendersi che si comporti in modo serio, non che sia un dilettante foriero di illusioni e di guai. Comunque sia, va detto che anche quando non è pienamente attuata, la democrazia è il migliore dei sistemi possibili, almeno secondo la storia che noi conosciamo.

Anche se è tirannica e stupida. Le minoranze hanno una sola strada ragionevole: quella di cercare di dìventare maggioranza. Naturalmente sia le minoranze che le maggioranze devono rispettare le regole democratiche. Variando o cessando quelle, subentrerebbero solo i rapporti di forza e allora le conseguenze sarebbero tragiche per tutti.

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