La lezione di Togliatti e la “damnatio memoriae” dei caduti dalla “parte sbagliata”. Durante il fascismo i nemici del popolo erano gli “stramaledetti plutocrati” inglesi. Sarebbero stati i ragazzi inglesi e americani a morire per liberarci dalla dittatura. In quel periodo, i partigiani che combattevano per la democrazia, erano armati e impiegati dagli Alleati per ottenere informazioni e organizzare qualche attentato.
Tuttavia, i “liberatori” hanno raso al suolo il nostro paese, palmo a palmo, hanno stuprato con “serialità” e causato 415 mila morti in gran parte donne e bambini. Si dirà: è la guerra. Ricordo che l’Italia ha perso la guerra e che il contributo attivo delle brigate partigiane non ha migliorato di un millimetro il trattamento del nostro paese da parte dei vincitori.
La Conferenza di Parigi e i successivi Trattati, ci hanno tolto importanti territori e gli stessi vincitori hanno umiliato l’antifascista Alcide De Gasperi. Il giorno della Liberazione “coincide”, nella sostanza, con la sconfitta, totale e inesorabile del nostro paese. A seguito di attente ricerche storiche, ho potuto verificare che non è mai esistita una nazione che festeggi come ricorrenza nazionale il giorno della sua sconfitta. Il popolo giapponese non gioisce per la capitolazione in conseguenza delle atomiche americane e la Germania, patria del nazismo, non ricorda con orgoglio la data della disfatta definitiva.
Per i fini di questo intervento, non affronterò l’antica diatriba sull’importanza del movimento partigiano nella storia nazionale. Ciò che interessa è capire le motivazioni ideali di chi, negli anni di guerra, aveva usato il fucile contro il regime fascista: non importanza stabilire se i partigiani siano stati diecimila o centomila. In ogni caso, la differenza tra i valori della Brigata Garibaldi e quelle cattoliche, liberali o monarchiche, era enorme.
Solo la brigata guidata da Gallo (Luigi Longo) aveva idee chiare: l’obbiettivo era quello di introdurre in Italia il socialismo reale. Lo avrebbe spiegato Togliatti nel Suo intervento alla costituente: ”Il paese deve ripudiare il sistema liberale e mettere lo Stato alla guida dell’economia”.
Le feste nazionali coincidono con le vittorie militari. L’unica vittoria del nostro esercito è stata quella della prima guerra mondiale e i valori del nostro “irredentismo” hanno aggregato il paese per oltre un secolo. Ciampi e Napolitano hanno cercato di “recuperare” questi valori, senza successo.
Dopo la guerra, in Italia si tenevano cortei e manifestazioni che inneggiavano all’URSS. I più scalmanati bruciavano le bandiere a stelle e strisce, simbolo del capitalismo. Fascismo e comunismo hanno avuto in comune l’odio verso l’occidente.
Durante il periodo della guerra fredda, il partito comunista manteneva rapporti stabili con l’Urss, da cui riceveva generosi finanziamenti. Il “mito” del comunismo in Italia è durato 40 anni e il popolo italiano è rimasto per lungo tempo legato ai valori ideali di quel movimento politico, anche dopo l’invasione dei carri armati in Polonia e Ungheria e la fine ingloriosa dell’URSS.
Non mi sono mai sognato di mettere all’indice il “popolo” comunista, nonostante che quei militanti avessero fatto una scelta di campo sbagliata. Ho sempre rispettato i loro ideali anche se ringrazio Dio che l’Italia sia stata “assegnata” alla parte occidentale del mondo. Arrivo persino a capire che l’idea di patria confliggesse con i principi dell’”internazionale” e che l’obbiettivo della Brigata comunista di usare le armi per farci cadere nell’orbita sovietica sia stato legittimo.
Quale dovrebbe essere il valore unificante del paese, l’idea di patria o il movimento partigiano? Il più potente richiamo alla “Nazione” si trova nell’attuale costituzione russa, il cui preambolo così recita: “Noi, popolo plurinazionale della Federazione Russa, uniti dal comune destino sulla nostra terra, conservando l’unità dello Stato storicamente costituita”. Putin fa la guerra all’Ucraina per riprendersi territori considerati storicamente russi, come aveva fatto Hitler per i paesi a lingua tedesca.
Come è stato possibile trasformare una immane sconfitta militare in un momento di aggregazione “nazionale” e far coincidere questo momento con la lotta partigiana? Per quale ragione tutti i paesi europei hanno chiuso con questo passato, ad eccezione dell’Italia?
Il primo atto obbligato di un presidente delle casse di risparmio portato in carica dalle sinistra laica o clericale durante il periodo 1950/90, era quello di commissionare un libro sulla Resistenza. I meravigliosi film sulla Resistenza hanno fatto le fortune di molti registi italiani, in parte ex fascisti. E’ logico che i protagonisti di questo periodo storico (i quali hanno ottenuto ampi riconoscimenti economici dalla Rai o altri enti pubblici) si oppongano a qualunque tentativo di appannare i loro valori fondativi.
Posso capire tutto, salvo la “damnatio memoriae” dei caduti fascisti, i quali credevano che il comunismo fosse il nemico da battere per difendere la patria.
Quando si parla di pacificazione nazionale, non si devono considerare le idee dei dirigenti e degli intellettuali, che sono espressione di un “corso politico”. Il ricordo dei caduti riguarda le famiglie, che piangono i loro morti allo stesso modo. In questi giorni ho sentito ripetere che non ci può essere alcuna pacificazione tra i caduti sotto le insegne della dittatura e quelli che li avevano combattuti: i primi “avevano fatto la scelta sbagliata”.
Il Comune di Genova ha destinato risorse per il restauro del mausoleo della Repubblica di Salò. Gli esponenti di centro sinistra sono insorti: “Vergognoso che si spendano soldi per commemorare rastrellatori, fucilatori di partigiani e persecutori di ebrei”. La “damnatio memoriae” prosegue inesorabile a distanza di ottant’anni.
Certo, alcuni di questi militanti fascisti, avevano rastrellato, torturato e ucciso i nemici del regime. Per questi criminali dovevano valere i principi di Norimberga e l’impiccagione. Tuttavia, proprio Togliatti aveva proposto il provvedimento di clemenza del 22 giugno 1946, giustificato con la necessità di un “rapido avviamento del Paese a condizioni di pace politica e sociale”. La legge riguardava “le violenze della guerra civile e della liberazione”. Risultavano amnistiati i criminali di guerra fascisti e partigiani.
Ai nostri giorni, i partigiani più coraggiosi sono senz’altro quelli che combattono il regime di Putin. Domanda: se Putin riuscirà ad arrestarli, pensate che concederà loro un giusto processo oppure che li farà torturare e uccidere dalla polizia? Dico polizia e non esercito, dal momento che questi partigiani sono considerati da Putin veri e propri banditi.
I fascisti sono certamente stati “persecutori di ebrei”: l’olocausto è il più terribile delitto della storia, ma l’odio verso gli ebrei non è stato solo del nazismo. Gran parte del mondo è stato ed è antisionista. I paesi mediorientali ante guerra, la Palestina, la Siria e l’Iraq erano alleati di Hitler e lo incitavano a eliminare gli ebrei, molto prima della nascita dello Stato di Israele. Nel 1965 aveva fatto scalpore il fatto che Breznev richiedesse una somma pari a 50 milioni di lire italiane dell’epoca per ogni ingegnere ebreo che lasciava la Russia per andare a vivere in Israele.
Dopo l’attacco di Hamas del 7 ottobre non c’è stato alcun movimento di solidarietà per Israele. Ignoro quanto durerà la solidarietà USA, dove i giovani universitari pretendono l’eliminazione fisica degli ebrei. In America, Israele è stato sempre aiutato dal Congresso perché gli imprenditori ebrei, con un quoziente di intelligenza superiore negli affari, avevano investito nella nascente industria cinematografica e potevano condizionare i governi e i partiti americani orientando l’opinione pubblica. Non so se l’appoggio del governo americano durerà ancora per molto tempo. L’America è il paese dei sondaggi e dei voti elettorali. Il giorno che gli elettori islamici diventeranno determinanti, il destino di Israele sarà segnato.
In Italia, il vero grande valore nazionale da perseguire è la pacificazione del paese, secondo l’illuminato pensiero di Togliatti. Spero ancora che qualche militante, il quale ha dichiarato il proprio sdegno per il restauro del mausoleo della RSI, porti un fiore sulle tombe di questi caduti.