Maltempo, non è maltempo. E’ alluvione, inondazione. Dirlo maltempo malamente nasconde l’illusione e la pretesa che potesse, dovesse non succedere. Perché il maltempo è una bestia domabile, una bestia domestica. E addomesticabile se la comunità umana è previdente (cosa che quasi sempre rifiuta sdegnosamente di essere). Alluvione e inondazione sono invece cose che gli umani non dominano. In Emilia Romagna è stata ed è alluvione, inondazione: venti e più corsi d’acqua che esondano in un ristretto triangolo di territorio. Niente da fare per evitare che avvenga. Però quella del niente da fare per non fare accadere l’alluvione è una realtà sostanzialmente indigeribile, almeno per i canoni culturali qui e oggi vigenti. E quindi nelle ore e nei giorni immediatamente successivi alle acque dal cielo, ecco l’alluvione e l’inondazione del si poteva fare, si doveva fare e del mai più bisogna fare come prima. Alluvione di parole sentimenti in vorticosa giostra che gira in un solo senso: trovare alibi a se stessi, trovare magari un colpevole. Qualcosa, qualcuno che con la sua esistenza immaginaria e immaginata ci rassicuri e garantisca che possiamo illuderci non succederà più.