Le elezioni anticipate non risolveranno nulla e vi spiego perché: Giorgio Oldoini analizza la crisi

Elezioni anticipate. La caduta del governo Draghi mi ha rattristato ma non meravigliato: era nella natura delle cose che dovesse
finire così.
Draghi è stato defenestrato nel pieno di una crisi economica, ambientale, sociale, internazionale.
Problemi che minacciano la completa rovina dello Stato, per risolvere i quali sarebbe stato
necessario un esecutivo nel pieno possesso dei poteri, in grado di prendere provvedimenti rapidi ed
energici.

Elezioni anticipate, tutto nasce da un malinteso di fondo

Si sta facendo credere agli italiani che il Parlamento si pone al di sopra del governo. Questa concezione poteva andar bene nell’ottocento, quando in Parlamento ci andavano i rappresentanti della classe media, grandi professionisti, imprenditori, scienziati.

Oppure nel novecento allorché la selezione dei parlamentari era affidata ai partiti, con le loro
strutture, scuole, in grado di insegnare come si “forma” una legge e quali sono gli interessi in gioco.

Ai nostri giorni, il Parlamento non è un collegio di esimi periti. Se lo fosse, darebbe risultati ancora
più mediocri di quelli che dà. Se uno è eccellente negli affari o in meccanica o in economia
o in medicina, questa non è una ragione per credere che sia all’altezza del compito peculiare del
parlamentare.

Questo, nella sua essenza, sembra consistere in quattro cose.

1. Saper “maneggiare” gli uomini.

2. Vedere e capire le questioni che occorre trattare.

3. Giudicare a quali di queste si deve dare la precedenza per l’importanza che hanno.

4. Avere la forza e il coraggio di dare alle soluzioni proposte un esito favorevole.

L’assemblea non è un corpo di statisti, ma è un campionario medio di uomini comuni avviati ora su questa, ora su quella strada, da spinte dell’opinione pubblica.

Cosa accade se i senatori e deputati eletti sono dei buoni a nulla, non possiedono i requisiti
necessari per amministrare un condominio? Cosa accade se neppure uno di costoro è in grado di
parlare un inglese fluente, di occuparsi dei delicati problemi internazionali mettendo in pericolo la
nazione con la loro goffaggine?

Il primo effetto di questa situazione è che il cittadino perde il rispetto verso la classe politica. Non va a votare perché l’istituzione nel suo insieme è screditata. La sensazione diffusa dell’inutilità e dell’impreparazione dei parlamentari determina l’immagine e la credibilità dello Stato.

Il secondo effetto è che le leggi sono scritte male con danno economico per il Paese, come ha segnalato Draghi per il super bonus e il reddito di cittadinanza.

Si racconta che Giuliano Amato, all’epoca capo del Governo, ricevesse i parlamentari che
chiedevano sussidi e fondi per iniziative economiche nel proprio collegio o per qualche “cattedrale
nel deserto”.

Egli risolveva il problema con uno strattagemma: “benissimo, dichiarava, presentatemi
un progetto di legge entro i prossimi giorni”. Nella quasi totalità dei casi i parlamentari si
dileguavano. Un modo intelligente per respingere i continui attacchi alla diligenza e resistere ai
ricatti.

La forma di ricatto più ricorrente in ambito parlamentare è quella delle “interpellanze” a contenuto
intimidatorio. Si tratta spesso di un vero e proprio disegno organico, perché l’interpellanza si ritira
una volta raggiunto lo scopo, quasi sempre dettato da opportunismo o da motivi propagandistici.

Quando un parlamentare è considerato inutile al gruppo, viene di solito utilizzato per la
presentazione delle interpellanze. La massima produzione in questo campo denota il più basso
profilo professionale del parlamentare.

Per tutte queste ragioni, in ogni democrazia moderna si determina la supremazia del governo
rispetto al parlamento.

L’esecutivo in regime parlamentare è l’anima della legislazione e, contrariamente alle vecchie
teorie libresche, sotto il parlamentarismo moderno è l’esecutivo che politicamente legifera.

Per preparare una legge occorrono degli specialisti, bisogna ricorrere alle competenze tecniche è necessario servirsi dell’apparato governativo. Un esecutivo forte, attivo, ricco di spirito di iniziativa
è una necessità tecnica del parlamentarismo moderno. La supremazia politica del potere esecutivo è
la base del sistema parlamentare.

La funzione legislativa non costituisce più un monopolio del Parlamento ma è divisa tra quest’ultimo e il Governo. Non appena la maggioranza dell’assemblea possiede un potere effettivo ed esprime una maggioranza, il sistema parlamentare funziona.

Quello di Draghi non è stato un governo espresso da una maggioranza parlamentare, bensì da
gruppi politici che hanno deposto l’ascia di guerra. Non esisteva quindi un programma di destra, di
sinistra o di centro, ma un miscuglio di idee contrapposte.

Un programma orientato a destra è basato sui programmi di formazione della ricchezza del paese.
Ha considerazione per le imprese e le professioni. Ha rispetto per la tenuta del bilancio pubblico. Aborrisce le tasse elevate. Anzitutto, l’imposta patrimoniale.

La destra non rappresenta soltanto i ricchi. La perdita di valore del mercato azionario, interessa oggi masse enormi. Il pensionato che lascia in banca la liquidazione e i risparmi di una vita è stato danneggiato dall’aumento dello spread
e dalla caduta delle quotazioni conseguente alla crisi di governo, molto più del “ricco” che ha messo
al sicuro il suo patrimonio all’estero.

Ogni altra considerazione è vetero “populista.” Non è quindi vero che i populisti facciano l’interesse del “popolo”.

Un programma orientato a sinistra, non si discosta di molto da quello prima descritto. Basterà leggere i programmi di Prodi, di Renzi o di Letta, in linea con le aspettative dei trattati europei, rispettosi delle regole di mercato. L’unico tocco di “rouge” è quello della tutela dei diritti individuali dei “diversi”, obbiettivi che sono la fotocopia dei manifesti radicali.

I programmi dei movimenti populisti (i 5 Stelle in primis) si basano sulla dichiarazione dei grandi
principi (leggetevi lo statuto di quel movimento che oggi ha rinnegato il Vaffa fondativo). I valori
come la parità dei diritti e l’aiuto alle categorie deboli hanno portato al reddito di cittadinanza, i cui
effetti negativi per l’economia si sono fatti sentire.

La grande forza dei 5 Stelle si è manifestata grazie ai governi di coalizione (i due Conte e quello Draghi). Infatti, non esisteva in parlamento una maggioranza a favore del reddito di cittadinanza. I 5 Stelle del 33%, da soli, non avrebbero mai potuto approvare questa legge, risultato di un compromesso contro “natura”. Non si comprende
perché Conte abbia fatto mancare il suo appoggio al governo Draghi che garantiva le principali leggi “populiste”. Esse cadranno in caso di vittoria del centro-destra.

Il voto anticipato non risolverà nulla e vi spiego perché. Si andrà a votare con l’attuale sistema
elettorale, che richiede l’aggregazione preventiva delle formazioni politiche. Le segreterie di partito
dovranno fare le liste con il materiale umano a disposizione, lo stesso materiale che ha portato alla
composizione dell’attuale Parlamento.

Si stanno formando blocchi che si possono paragonare a due-tre grandi partiti Al momento del voto
l’elettore si induce a sacrificare le sue preferenze personali affinché la tendenza avversaria non
trionfi. Ma appena terminate le elezioni ogni partito ritrova la sua indipendenza.

Cosa ha a che fare la “sovranista” Meloni con Salvini e Forza Italia? Siamo certi che la vittoria del centro-destra
porterà alla stabilità parlamentare e alla governabilità? Siamo certi che i partiti, a partire dal
prossimo autunno, non andranno con il cappello in mano da Draghi per affidargli la guida del
paese?

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