“Le voci di dentro” potrebbe essere il capitolo di un libro che parla dell’attuale Pd. In realtà è una commedia scritta da Eduardo De Filippo nel lontano 1948.
Però, come non fare un paragone con quello che è oggi il partito di Elly Schlein? Molti iscritti se ne vanno, non ne possono più della sterzata a sinistra del segretario di Via del Nazareno. In trenta hanno preso la fuga in Liguria. Un problema di non poco conto se si aggiunge ai molti mugugni di coloro che sono contrari a questa linea politica.
Invece, come se nulla fosse, l’ex ministro Francesco Boccia, ora senatore e grande sostenitore di Elly, dice con sufficienza: “In passato chi se ne è andato ha avuto sempre torto”.
Una frecciata contro Pier Luigi Bersani e Roberto Speranza che crearono una nuova forza durata lo spazio di un mattino? Naturalmente, nemmeno sotto tortura Boccia risponderebbe ad una domanda del genere. Glissa e puntualizza: “Siccome alcuni ritengono il nostro partito in crisi replico che da dopo le primarie si sono iscritti al Pd trentamila persone. E’ poco?”
Le voci di dentro, appunto, affermano il contrario. C’è maretta continua fra i dem, perché le correnti sono troppe e nessuna è in sintonia con l’altra. E’ come se ci trovassimo al cospetto di dieci partiti. I mugugni sono tanti, perché come si fa trovare un accordo tra un vecchio democristiano vicino più alla destra che alla sinistra con il giovane Marco Furfaro, uno dei più agguerriti sostenitori della Schlein?
Si contano molti “nemici” in un partito che dovrebbe avere una voce unica. Il segretario sta cercando in tutti modi di placare gli animi venendo incontro ai loro desiderata. Chiama la gente in piazza, ritiene che è necessario fare un blocco unico quando si affrontano le questioni del salario minimo e della sanità.
Belle parole che fanno a pugni quando Elly risponde così a chi la ritiene responsabile di una sterzata a sinistra: “E’ forse una colpa questa?” Insomma, è convinta che la strada intrapresa sia quella giusta se si vuole battere una destra che sta creando tanti guai al nostro Paese.
Dalla sua parte il segretario ha molti organi di stampa più a sinistra di lei che scrivono. “Se il Pd vorrà contare in futuro e magari tornare a guidare il Paese deve fare l’esatto contrario di quello che ha fatto sino ad oggi”.
Allora, come trovare un minimo comune multiplo se le discordie dividono i dem un giorno si e un altro pure? Alla ribalta ecco alcuni personaggi assai noti come Fabio Fazio che entra nella polemica e punta il dito contro i moderati, rei di essere nostalgici del passato. Vado Ligure non ha bisogno di un rigassificatore che penalizzerebbe la vocazione turistica di quella zona.
I 5Stelle che sono pronti a dire no a qualsiasi proposta (anche a quelle sostenute fino a ieri), ritengono che il Governo è sempre più vicino ai problemi dei ricchi dimenticando quelli sacrosanti dei poveri. Giusto, ma come giustificano la conferma di uno stipendio di 300 mila euro l’anno a Beppe Grillo? “Per i progetti comunicativi”, risponde qualcuno che rappresenta Giuseppe Conte.
Che cosa significa se l’ex comico non interviene più su nessuna questione che riguarda il Movimento? C’è imbarazzo, però non si va più in là di questa singolare giustificazione.
Ad una situazione non facile che soffre la sinistra, la maggioranza dà una mano all’opposizione con nomine che fanno gridare allo scandalo. L’ultima in ordine di tempo riguarda l’Istituto Superiore di Sanità alla cui guida è stato nominato Roberto Bellantone che guarda caso è parente di uno dei più stretti collaboratori di Giorgia Meloni, per l’anagrafe Giovanbattista Fazzolari.
Al presidente del consiglio suggeriremmo, con il dovuto rispetto, di evitare la polemica con Paolo Gentiloni che, come commissario per l’economia in Europa, potrebbe dare una mano al “suo Paese che ama tanto”.