Usa, sondaggio. Repubblicani responsabili crisi, ma accordo forse questione ore

Licinio Germini
Pubblicato il 16 Ottobre 2013 - 15:44 OLTRE 6 MESI FA
Simbolo partito repubblicano

Simbolo partito repubblicano

WASHINGTON, STATI UNITI – Tutti contro la politica di Washington incapace di risolvere i problemi, ma continua a crescere il numero di chi addita i repubblicani come i maggiori responsabili della chiusura dello Stato Federale, sebbene un accordo su shutdown e debito secondo di media Usa potrebbe essere questione di ore.

Un dato che forse spiega perche’ si stia cercando disperatamente di avvicinare un’intesa. Secondo un ultimo sondaggio a cura del Washington Post/Abc, il 74% degli americani disapprova la condotta dei repubblicani al Congresso, un balzo di 4 punti rispetto alla settimana scorsa e 11 punti rispetto allo shutdown di 14 giorni fa.

Criticati anche i democratici ma in misura inferiore: ora il 61% boccia il loro comportamento, erano il 56% due settimane fa, quando chiuse lo Stato Federale.

D’altra parte, l’accordo in Senato per lo shutdown e l’aumento del tetto del debito sembra a portata di mano. Secondo indiscrezioni, i leader del Senato potrebbero annunciarlo fra qualche ora. L’intesa all’esame finanzierebbe il governo, mettendo fine allo shutdown, fino al 15 gennaio e aumenterebbe il tetto del debito fino al 15 febbraio.

Gli stessi leader del Senato Harry Reid e Mitch McConnell sono ”ottimisti” sulla possibilita’ di raggiungere un accordo per mettere fine allo shutdown e aumentare il tetto del debito. Lo afferma il portavoce di Reid. ”Alla luce degli eventi” delle ultime ore, i leader ”hanno deciso di lavorare a una soluzione per riaprire il governo e prevenire il default. Sono ottimisti sul fatto che un accordo possa essere raggiunto”.
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Il rischio downgrade per gli Stati Uniti prende corpo e spinge verso un accordo. E stavolta e’ Fitch a lanciare per prima l’avvertimento: il rating ‘AAA’ potrebbe essere rivisto. Si rivive lo stesso film dell’estate 2011, quando arrivo’ lo schiaffo di Standard & Poor’s, che per la prima volta strappo’ agli Usa la ‘tripla A’. Fitch punta il dito contro la politica americana, colpevole di non aver aumentato in modo tempestivo il tetto del debito e di tenere in ostaggio un intero Paese.

Il Tesoro reagisce immediatamente. La decisione di Fitch – sottolinea rivolto a un Congresso che appare sempre piu’ paralizzato – mostra l’urgenza di agire contro un default. Alla scadenza del 17 ottobre, infatti, quando nelle casse del Tesoro resteranno 30 miliardi di dollari, mancano poco piu’ di 24 ore, e un accordo sembra ancora lontano. Tutto ricorda il 2011, quando durante le trattative per l’aumento del tetto del debito Standard & Poor’s non esito’ a tagliare il rating e punto’, anche in quel caso, il dito contro la politica che, con la sua impasse, minacciava l’economia americana e l’efficacia della politica economica degli Stati Uniti.

Le motivazioni di Fitch sono simili a quelle di allora. Annunciando che la revisione del rating si chiudera’ entro la fine del primo trimestre 2014 e terra’ conto anche della durata di un possibile accordo sul debito, l’agenzia afferma: ”Anche se continuiamo a ritenere che il tetto del debito sara’ aumentato a breve”, l’impasse politica e la minore flessibilita’ finanziaria del Tesoro ”potrebbero aumentare il rischio di un default degli Stati Uniti”.

Non e’ chiaro se il Dipartimento al Tesoro sara’ in grado di far fronte al pagamento del debito dopo il 17 ottobre. Ma anche se avesse l’autorita’ legale per farlo – sottolinea Fitch – gli Stati Uniti si troverebbero a fronteggiare ritardi nei pagamenti a fornitori e dipendenti, con il rischio di ”danneggiare la percezione” sulla sua solvibita’. L’agenzia di rating mette in guardia poi dai rischi per la divisa americana: ”Le prolungate trattative sull’aumento del tetto del debito – afferma Fitch – rischiano di mettere in pericolo la fiducia nel dollaro come valuta di riserva di riferimento”