Isis. Gli invasati estremisti islamici tornati al Medio Evo nel nome di Allah

L' atroce morte di Muaz Kassasbe
L’ atroce morte di Muaz Kassasbe

USA, WASHINGTON – La spaventosa furia omicida e inaudita crudeltà dell’Isis segna un terribile ritorno al più fitto buio del Medio Evo nel nome di Allah tra le fila degli invasati estremisti islamici.

Le lapidazioni delle donne adultere sulla pubblica piazza, la decapitazione degli ostaggi occidentali, i giovani accusati di essere omosessuali fatti precipitare dai tetti delle case, le crocefissioni dei cadaveri di ladri giustiziati.

La spirale dell’orrore delle esecuzioni ideate dallo Stato islamico in Iraq, e soprattutto in Siria, è arrivata ad un nuovo atroce livello con il rogo in cui, ancora vivo, è stato fatto morire il pilota giordano Muaz Kassasbe.

Atrocità, scrivono i media Usa, che sembrano studiate non solo per terrorizzare i ‘sudditi’ del Califfato islamico e i nemici occidentali, ma anche per guadagnare popolarità e adesioni, come dimostrano gli arruolamenti nelle file dell’Isis di giovani europei e i messaggi di approvazione con cui sui social network sono state accolte le immagini sconvolgenti dell’orribile esecuzione del pilota.

Le prime notizie, a volte accompagnate da fotografie, di esecuzioni sommarie di criminali comuni o adultere hanno cominciato a provenire circa un anno e mezzo fa dai territori siriani sotto il controllo dello Stato islamico. In particolare da Raqqa, nel nord, unico capoluogo di provincia nelle mani dei jihadisti.

Lo scorso anno, sempre in Siria, l’Isis ha annunciato la lapidazione anche dei primi adulteri uomini. E poi, alla fine di novembre, di due giovani di 18 e 20 anni nella provincia orientale di Deyr az Zor accusati di avere avuto “relazioni omosessuali”. Un altro gradino nella scala dell’orrore è stato salito poche settimane dopo, in dicembre, quando lo Stato islamico ha postato su internet tre fotografie di un giovane, anch’egli condannato per atti omosessuali, mentre veniva fatto precipitare dal tetto di un edificio in una località imprecisata, per essere poi finito a colpi di pietra.

Nel frattempo l’opinione pubblica occidentale subiva lo shock dei video delle decapitazioni degli ostaggi americani James Foley e Steven Sotloff e dei britannici David Haines e Alan Henning, a cui si è aggiunta negli ultimi giorni quella del giornalista giapponese Kenji Goto, sgozzato. Il tutto reso ancor più agghiacciante dal perfetto accento inglese del boia, pare sempre lo stesso, il cittadino britannico ‘John il jihadista’.

Ma se per giustificare lapidazioni, decapitazioni e persino l’uccisione di un uomo facendolo cadere da un edificio, l’Isis ha cercato giustificazione in tradizioni risalenti all’origine dell’Islam, sembra difficile, quando non impossibile, trovare anche in queste antiche usanze la pratica dell’esecuzione con il fuoco, propria invece dei tempi più terribili del cristianesimo e dell’ Inquisizione.

Eppure, incredibilmente, qualche utente dei social media ne è rimasto soddisfatto: “Guardate come muore un infedele”, è il titolo di messaggi apparsi su Twitter da account che si identificano con l’Isis. “Finalmente giustizia è fatta”, scrive un utente che si fa chiamare, in arabo, ‘il cavaliere dell’Islam’. “Ecco cosa capita ai malvagi crociati”, hanno esultato altri internauti.

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