New York Times, Le Monde: in ritirata le direttrici

Natalie Nougayrède e Jill Abramson
Natalie Nougayrède e Jill Abramson

USA, NEW YORK – Donne in ritirata in due grandi giornali del mondo: dopo Natalie Nougayrède a Le Monde, lascia “improvvisamente” il timone del New York Times la direttrice Jill Abramson: una carriera dentro la “Old Gray Lady”, una donna che le iniziali del NYT se le era fatte tatuare sulla pelle a fianco di quelle del marito. La prima donna direttrice in 160 anni di storia del più influente quotidiano americano cede ora il passo al primo nero, Dean Baquet, che l’editore Arthur Sulzberger ha definito “la scelta migliore per raccogliere il testimone in questo momento”.

La Abramson non era presente quando Sulzberger ha annunciato la dipartita alla redazione sotto shock mentre il titolo del Nyt bruciava a Wall Street tutti i profitti di quest’anno. Jill era alla guida del New York Times dal 2011. Secondo indiscrezioni raccolte da Politico, avrebbe avuto disaccordi con Mark Thompson, il presidente e Ceo approdato due anni fa a New York dalla Bbc. Thompson aveva fin dall’inizio messo in chiaro che avrebbe avuto le mani in pasta nelle risorse editoriali del giornale.

Come la collega francese Natalie Nougayrè, accusata nelle ultime settimane di “tendenze aggressive” e di uno stile “alla Putin”, la sessantenne Abramson non godeva ottima stampa tra i suoi redattori alcuni dei quali la giudicavano troppo combattiva e condiscendente, in un momento in cui il giornale era andato incontro a tagli nel personale pur avendo raggiunto successi senza precedenti nella crescita online. L’anno scorso, secondo Politico, “stava per essere sfiduciata” dal corpo redazionale. “C’erano problemi di management ed e’ stata licenziata da Sulzberger”, ha twittato Jeff Zeleny, un ex New York Times passato alla Abc durante il regno di Jill.

L’addio della Abramson e’ arrivato per e-mail nella casella dei giornalisti: “Ho amato il mio lavoro al New York Times. Ho lavorato con i migliori giornalisti del mondo”. E intanto in tipografia non hanno perso tempo: il nome di Jill è stato prontamente sostituito con quello del suo successore sul tamburino. Baquet, di tre anni piu’ giovane e fino ad oggi managing editor, e’ un reporter Premio Pulitzer ed ex direttore del Los Angeles Times. “E’ un onore esser invitato a guidare l’unico giornale di questo Paese che e’ effettivamente migliorato rispetto a una generazione fa”, ha dichiarato alla redazione dopo la nomina: “Un giornale che ogni giorno si avvicina al mondo con ambizione e meraviglia”.

La Abramson è stata “licenziata in tronco” perche’ aveva chiesto un trattamento economico pari a quello dei colleghi maschi. Questa è la ricostruzione a caldo dei media americani dopo il terremoto ai vertici del New York Times. La Abramson, scrive Ken Auletta sul New Yorker, e’ stata convocata venerdi’ scorso dall’editore Arthur Sulzberger che l’ha informata del necessario “cambiamento” ai vertici del giornale. Tra le ragioni dell’insoddisfazione del management ci sarebbe stata, secondo l’esperto di mass media del New Yorker, la richiesta di Jill di uno “stipendio e pensione” pari a quella di altri colleghi maschi, ad esempio l’altro ex direttore Bill Keller, che di recente ha lasciato il giornale per una impresa giornalistica solo online.

La ricostruzione apre il fianco a un ritorno di fiamma delle accuse rivolte in passato al New York Times di essere un baluardo di cultura “machista”. Secondo altri media la Abramson avrebbe reso “furioso” il nuovo Ceo Mark Thompson, arrivato nel 2012 dalla Bbc, con la decisione di mandare reporter a Londra a indagare sul suo ruolo nel cover up dello scandalo dei conduttori pedofili che aveva investito l’emittente britannica al tempo in cui Thompson ne era ancora direttore generale.

Per quanto riguarda la direttrice di Le Monde, la stampa francese suggerisce che si è dimessa prima di essere probabilmente licenziata.  Ad annunciare l’addio è stata la stessa Nougayrède con una lettera all’agenzia AFP in cui spiega che la decisione è la conseguenza del braccio di ferro che la opponeva ormai a gran parte della redazione. La giornalista ha spiegato di non avere “più gli strumenti per assicurare in tutta pienezza e serenità” le proprie funzioni. “La volontà di alcuni membri di Le Monde di ridurre drasticamente le prerogative del direttore del giornale è per me incompatibile con il proseguimento della mia missione”, ha detto.

La crisi a Le Monde bolliva già da qualche tempo. Martedì 6 maggio sette caporedattori del quotidiano francese (su undici totali) si erano dimessi, insieme a due vicedirettori del giornale, Vincent Giret e Michel Guerrin, dopo le pressioni della redazione. In una mail i caporedattori dimissionari denunciavano la mancanza di fiducia e di comunicazione con la direzione. All’origine della crisi è stato il piano di mobilità che prevede, tra l’altro, il trasferimento di una cinquantina di giornalisti dalla redazione del cartaceo alla redazione web.

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