Usa. Ha vinto l’uomo col fucile. Repubblicani a pezzi e Tea Party devastato

Licinio Germini
Pubblicato il 17 Ottobre 2013 - 15:07 OLTRE 6 MESI FA
Il presidente Barack Obama

Il presidente Barack Obama

WASHINGTON, STATI UNITI – Nel vecchio West si diceva che se un uomo col fucile si batte contro un uomo con la pistola, l’uomo con la pistola è morto. Nella battaglia su shutdown e debito è apparso alla fine evidente che l’uomo col fucile era Barack Obama, e ad avere solo la pistola erano i repubblicani. ”E’ una situazione molto, molto grave: i repubblicani dovrebbero mettersi bene in testa che abbiamo perso, anche dilapidando considerevoli consensi tra il nostro elettorato”.

John McCain, ex avversario di Obama nella sua prima corsa alla Casa Bianca, traccia impietoso al New York Times il bilancio di un giorno storico per la politica americana. McCain, tra i Senatori repubblicani piu’ stimati e ascoltati, con grande chiarezza demolisce il punto centrale della strategia dei ‘patrioti’ del Tea Party, cioe’ indebolire la odiata Obamacare cercando di togliergli i fondi, a costo anche di provocare la chiusura di tutto lo Stato Federale. Un ricatto a cui Obama non s’e’ piegato, superando con successo una delle prove piu’ dure del suo secondo mandato.

”Come avevo predetto settimane fa – sottolinea McCain – non avremmo mai potuto vincere perchè stavamo chiedendo qualcosa che non era alla nostra portata, non era raggiungibile”, appunto l’abolizione di una riforma simbolo per questo presidente. Parole che indicano in modo inequivocabile l’esito dello scontro violento sul budget e sul debito di queste settimane a Washington. E cioe’ una sconfitta bruciante del Tea Party, il movimento estremista anti-tasse che da anni condiziona la politica del partito repubblicano, oggi sempre piu’ dilaniato tra moderati e ultra-conservatori. E di contro una sostanziale tenuta del presidente, che puo’ rivendicare di non aver abdicato ai suoi principi, che si traduce nel non aver modificato la riforma sanitaria sull’altare dell’accordo sull’economia.

Ma ora a colpire tutti gli osservatori e’ la resa del nuovo leader dei ‘patrioti’ repubblicani, quel senatore Ted Cruz che per giorni ha fatto di tutto per impedire l’accordo. Proprio martedi, con il suo attivismo un po’ improvvisato, ha fatto fare anche una brutta figura allo Speaker della Camera, l’ondivago John Boehner, convincendolo a minacciare una spallata, un colpo di maggioranza alla Camera, per poi scoprire di non avere i voti necessari per compiere farlo. Ed e stato Cruz che al Senato, mentre il suo capo, Mitchell McDonnell, difendeva i contenuti dell’accordo bipartisan, annunciava alle tv la sua resa, ma nello stesso momento attaccava Obama e la sua riforma sanitaria.

Una brutta giornata per questo senatore texano ‘latino’ che, secondo molti, potrebbe correre alla Casa Bianca insidiando la leadership di Marco Rubio e Jeb Bush. Ma sarà difficile. Nel Grand Old Party oggi tutti ce l’hanno con lui: persino il giornale della sua citta’, il Houston Cronicle, dichiara pubblicamente il suo ‘pentimento’ per averlo appoggiato in passato. Lacrime di coccodrillo che vengono criticate aspramente anche da Paul Begala, un celebre consulente clintoniano, che sferza i repubblicani e il Tea Party