Agenzia Entrate: “Evasione spudorata è..”. 12, 35, 20: tris scaccia redditometro

Attilio Befera

ROMA – Una nota ufficiale della Agenzia delle Entrate comunica ai contribuenti d’Italia che il redditometro è “strumento contro l’evasione spudorata”. Quindi non contro l’evasione fiscale semplice. Fosse così non sarebbe senza motivo la preoccupazione che si racconta si sia impadronita di chiunque voglia fare una bella spesa in euro sonanti, insomma scagli la prima pietra chi non è incorso, volente o nolente, in episodi di evasione semplice. Per riportare serenità nel paese turbato (i giornali pubblicano bollettini con esodi oltre confine per andar a prenotare un  viaggio in agenzie straniere) l’Agenzia delle Entrate sforna la definizione tecnico estetica e anche un po’ etica di “evasione spudorata”. E che sarà mai, quando mai sarà appunto evasione spudorata?

Evasione spudorata è “quando alcuni contribuenti, pur evidenziando alte capacità di spesa dichiarano redditi esigui usufruendo così di agevolazioni dello Stato sociale negate ad altri cittadini che magari….”. Che magari guadagnano di meno ma dichiarano di più. Rispettivamente di meno e di più dei “finti poveri” che sono l’obiettivo dichiarato del redditometro come da nota ufficiale dell’Agenzia delle Entrate. Che alla nota aggiunge anche una sua considerazione: questi finti poveri sono quelli, insomma quel tipo di evasori che non piace alla gente. Quindi, è il succo del messaggio, non allarmatevi: col redditometro becchiamo i cattivi-cattivi, non gli evasori semplici, tanto meno gli sbadati, figurasi gli innocenti.

Ci si può fidare? Sì e no. Però più sì che no. Agenzia delle Entrate aggiunge che “i pensionati titolari della sola pensione non saranno mai selezionati dal nuovo redditometro”. E questo è più che un indizio, quasi una prova che un po’ di fiducia si può dare. Alle intenzioni. Però vatti a fidare della burocrazia, del funzionario per cui tu sei una pratica non un essere in carne e ossa. vatti a fidare della routine impiegatizia, dell’abitudine a trattarti come un  suddito, come un fastidio, come un problema. Fatti a fidare delle quote obiettivo di gettito fiscale da recuperare fissate all’ufficio che si occupa di te. vatti a fidare della ottusità quando si sposa con il menefreghismo. Di questo matrimonio è piena l’Italia perché mai dovrebbe esserne esente l’Agenzia delle Entrate? Quindi fidarsi ma anche un po’ no.

Però c’è un terno da giocarsi sul tavolo del Fisco, un terno che può fermare la sua ruota, una tris scaccia redditometro, un triangolo delle Bermuda in cui puoi farlo affondare il redditometro. Tre numeri: 12, 35, 20. Dodici, anzi dodicimila sono gli euro di differenza tra spesa presunta e reddito dichiarato. Poiché la metà degli italiani dichiara sotto i 30mila euro, 12mila di tolleranza sono spese per più  40 per cento circa del dichiarato. Insomma i pensionati sono esenti ma anche chi davvero campa di stipendi e pensioni fino a duemila al mese è salvo. Il secondo numero è 35, cioè 35mila: tanti saranno i controlli e i controllati. Lo 0,1 per cento dei contribuenti: devi essere molto molto appariscente per entrare in quei 35 mila. Terzo numero 20: per chi ha redditi medi e medio alti tolleranza del 20 per cento come differenza tra reddito dichiarato e spese sostenute. Dichiari centomila e spendo centoventimila? Redditometro resta immobile. Insomma se non ti salvi dal redditometro con la terna 12, 35, 20, allora, forse, proprio tanto da salvare non eri.

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