Robledo, Genovese, Brunetta..solletico per Renzi. Rogna vera: quei Pil e spread

Matteo Renzi (foto Lapresse)
Matteo Renzi (foto Lapresse)

ROMA – Quanti danni e problemi per Matteo Renzi dall’indescrivibile e anche alquanto indecoroso spettacolo della Procura di Milano coi Procuratori che si sbattono in faccia fascicoli e pedinamenti come comari in lite da cortile e ballatoio? Quali danni e problemi per Renzi via opinione pubblica disorientata, perplessa e anche un po’ schifata e depressa nel veder la quadriglia tra il Robledo e il Bruti Liberati il primo dicono di “corrente di centro”, il secondo raccontano di “corrente di sinistra” nella magistratura? E che si penserà del fatto che Ilda Boccassini è parte in causa e attiva nella disputa, e nella mischia volano anche le carte dei processi a Berlusconi, che si penserà, farà guai a Renzi, favorirà Grillo, lenirà le sofferenze elettorali di Berlusconi?

Quanto ci rimette Renzi a intestarsi Expo e quanto ci incassa Grillo a dichiarare Expo “rapina in corso da sventare”? E quanto recupera Berlusconi rifacendo alla grande la vittima, quanto danneggia Renzi il racconto/favola secondo il quale anche lui, anche la sua presidenza del Consiglio è figlia del Glaps, il Grande Complotto Planetario Anti Silvio?

E quanto si spiaccica e scivola Renzi su Francantonio Genovese, il parlamentare Pd che la magistratura vuole arrestare per carne di porco sui fondi europei? Quanto M5S riesce a infilare il bastone Genovese sotto la gola di Renzi premier? E quanto fa male Renato Brunetta che Renzi lo voleva querelare per offesa ai tecnici del Senato, che ogni giorno dice a Berlusconi: mollalo ‘sto Renzi, che in Parlamento prepara niente meno che l’assalto al decreto-cuore/anima di Renzi, quello degli ottanta euro?

Quanto, quanti danni e problemi si addensano e cumulano nella giornata 15 maggio, dieci giorni al voto? Tanti danni e problemi quanti ne fanno e danno un solletico qua e là. Robledo-Bruti, un solletico. Brunetta, un prurito leggero. Expo, una pelle irritata ma può venirne fuori anche una buona abbronzatura. Genovese, una trappola schivata, una piaga disinfettata, una bomba carta disinnescata. Solletico per Renzi.

Ma c’è in questa giornata a dieci giorni dal voto una rogna vera. Di quelle che se ti gratti è peggio e se non ti gratti è tortura. La rogna vera per Renzi è quel Pil. Quel Pil che l’Istat calcola nel primo trimestre 2014 a meno 0,1 per cento. Quel Pil che se continua così il già striminzito più 0,8 % a fine anno te lo scordi. E se il Pil 2014 è quel che si vede dal mattino del primo trimestre non c’è ripresa economica, non c’è occupazione, non c’è respiro, pausa, pace sociale. Quel Pil a meno 0,1 dice che per ora il cavallo Italia non beve. Non beve le riforme economiche e sociali perché ancora non ci sono e perché il corpaccione del cavallo sembra non volerle. Non beve sotto forma di minimo aumento consumi. Non beve la speranza, cioè l’essenza stessa del messaggio di Renzi. Quel Pil dice che il paese beve fiele (quello migliore è distillato dalle cantine di Beppe Grillo) e che per ora non c’è profumo di soldi che diluisca l’amaro del fiele. E’ questa la rogna vera per Renzi, la pessima notizia a dieci giorni dal voto.

Pessima notizia bissata e sottolineata dallo spread che risale di colpo a 184 dopo aver oscillato a lungo tra 150 e 160. Con il Btp decennale che risale a pagare interesse tre per cento netto. Con il Ministero del Tesoro che in una giornata così può non a caso solo elevare preghiera laica: una prece di economia renziana perché gli ottanta euro in arrivo  fine mese per 12 e non più dieci milioni di italiani risollevino consumi e Pil.

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