ROMA – Attenti alla dichiarazione di giugno 2012, a fine anno il fisco la “incrocia” con il vostro conto in banca. Se avete “dimenticato” di dichiarare soldi che sono transitati sul vostro conto corrente, se avete nascosto o barato, saranno per voi guai nel 2013: il fisco vi chiederà conto di quei soldi e poi, se non saprete o potrete giustificare e spiegare, ve lo presenterà il conto. E’ l’ultimo annuncio di Attilio Befera, annuncio fatto al Parlamento ma in realtà fatto a tutti i contribuenti. Annuncio in realtà di una cosa già nota ma probabilmente per nulla assimilata e digerita se non, per ora, negli uffici dei commercialisti. L’annuncio infatti altro non è che la conseguenza di quanto già deciso e comunicato dal governo: l’Agenzia delle Entrate può monitorare in presa diretta i conti e i movimenti bancari. Poteva farlo anche prima, ma solo dopo un sospetto, un accertamento in corso. Si partiva dalla persona, dall’individuo sotto accertamento fiscale e solo poi si accedeva ai suoi conti. Ora si segue la “traccia dei soldi”: se sui conti in banca se ne muovono tanti, un algoritmo accende una spia. A spia accesa si va ad incrociare o movimenti, i depositi con le dichiarazioni. E, se non si somigliano per niente, allora sono i soldi che portano alla persona, all’individuo.
In realtà il fisco non potrà materialmente controllare centinaia di milioni di movimenti bancari. Ma tra le decine e decine di migliaia di controlli ci può essere il “tuo”, proprio il tuo. Prima non poteva succedere praticamente mai. Ora le probabilità aumentano. E quindi il fisco, e il governo, più che inseguire uno per uno milioni di evasori, sperano e contano che qualche centinaia di migliaia di evasori in qualche modo si arrendano sapendo che possono essere raggiunti. Qualche centinaia di migliaia su milioni, basterebbe: 130 miliardi di tasse non pagate, farne pagare il 15 per cento fa venti miliardi.
Riusciranno i nostri eroi a ritrovare un po’ delle tasse non tanto misteriosamente da tempo scomparse nelle dichiarazioni? Ormai è una costante: ad ogni controllo fiscale la percentuale di tasse evase e scontrini non emessi nel settore del commercio oscilla da un minimo del trenta per cento ad un massimo del cinquanta. Verificato ieri a Perugia, l’altro ieri a Milano, un mese fa a Cortina. Almeno due miliardi l’evasione accertata in Piemonte. Che vada così, che sia così ormai è certezza. Ma resta la domanda: riusciranno..? Perché è in atto la controffensiva. Fatta di pianto, di lacrime di miseria. Ieri gli albergatori del Trentino: “I clienti italiani non vengono più se non possono pagare in contanti”. L’altro ieri e ogni giorno: “Va bene i controlli ma perché proprio a me, proprio quando ci sono i clienti?”. Fatta di sponde politiche, la Lega prima di tutte, ma non solo la Lega. Fatta di una campagna, non solo d’opinione, contro Equitalia. Fatta di eccezioni richieste e accampate: la Sardegna in crisi e la Liguria pure. Fatta di rivendicazioni, ripicche e dispetti “territoriali”: “Perché soprattutto al Nord e il Sud, al Sud quando ci va la Finanza?”. Fatta però soprattutto di emigrazione clandestina dei soldi all’estero, più elegantemente battezzata come fuga dei capitali. Nella borraccia dei ciclisti dilettanti che salgono sui pedali in Italia e scendono dalla bici a San Marino. Soldi nella borraccia e soldi nelle mutande agli aeroporti. Soldi che in valigia vanno in Svizzera dove le banche locali affittano cassette di sicurezza dagli hotel perché le loro sono già piene di soldi italiani emigrati.
Riusciranno? Non è detto. Però in fondo al fisco basterebbe un pareggio, neanche puntano alla vittoria. Centotrenta miliardi all’anno di evasione e almeno 150 miliardi di soldi italiani già illegalmente all’estero prima della nuova emigrazione. Al fisco, e al governo, e a chi le tasse le paga, basterebbe fermare e incassare una ventina di quei miliardi. Sarà la partita dell’anno, ani dei due anni: 2012 e 2013. Pronostico incerto, la squadra degli evasori vince lo scudetto da decenni. E mai nessuno aveva messo in dubbio che così dovesse continuare: è questa la vera novità, il vero annuncio. Si vedrà l’effetto che fa.