Altolà di Camusso a Fornero: non entri in fabbrica è scomunicata

di Lucio Fero
Pubblicato il 19 Aprile 2012 - 15:22 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Di solito alla vigilia di uno sciopero i sindacati chiedono, fortemente chiedono di essere convocati e ricevuti dal ministro contro il quale scioperano. Spesso la convocazione, se arriva, sospende o cancella lo sciopero. E comunque la richiesta dei sindacati, delle categorie, delle fabbriche in agitazione è usualmente perentoria: “Venga il ministro a spiegare”. Sottinteso, se ne ha il fegato oltre che gli argomenti. La richiesta “venga il ministro a spiegare” risuona in ogni assemblea di lavoratori in lotta. Sottintende che le ragioni dei lavoratori e dei sindacati non solo non temono ma cercano il confronto diretto, sicuri di vincerla quella partita. E perciò di solito, quasi sempre, il sindacato e i lavoratori quella partita vogliono giocarla. A tirarsi indietro spesso è il ministro in questione.

Così va da sempre ed è abbastanza logico ed ovvio che vada così: è chi protesta che sfida a venire in casa sua e a dirglielo in faccia chi ha causato la protesta con atti di governo. Addirittura, per fortuna raramente, la controparte, l’imprenditore, insomma l’avversario viene simbolicamente sequestrato dalle maestranze nei locali dell’azienda. Per fargli simbolicamente sbattere il muso contro il muro della realtà.

Stavolta invece no, stavolta le parti sono rovesciate. Il ministro è Elsa Fornero ed ha ricevuto l’invito-sfida a presentarsi lunedi negli stabilimenti dell’Alenia di Torino per spiegare, se può, la sua riforma delle pensioni e del mercato del lavoro. Invito a quanto se ne sa non di uno sparuto e improbabile gruppo di amici del ministro. Ma invito di un migliaio di lavoratori dell’Alenia che il ministro lo aspettano al varco e non per farle complimenti e carezze. La Fornero ha detto che andrà, per dovere istituzionale, per certezza delle proprie ragioni, per orgoglio delle sue idee e azioni, buone o cattive che siano. Fornero ha accettato di giocare “fuori casa”, come di solito i lavoratori e i sindacati chiedono senza speranza di ottenere.

Ma una stizzita Susanna Camusso in intervista al Corriere della Sera ha intimato preventivo altolà. Dice la Camusso: “La Fornero all’Alenia è supponente provocazione”. E’ da escludere che il segretario della Cgil tema che la Fornero possa convincere e convertire i lavoratori dell’Alenia, sarebbe come temere che gli asini volano e la Camusso non crede alle favole e non ha di questi incubi. E allora cosa indigna la Camusso, cosa la Camusso trova “provocatorio”? La chiave per capire l’altolà della Camusso è nell’aggettivo “supponente” che il leader Cgil ha stampato sul ministro del Lavoro. Il leader della Cgil confessa così di non sopportare la Fornero in persona ancor più della sua azione di ministro. “Supponente”, dietro questa parolina si intravedono le volte che nelle riunioni tra governo e parti sociali la Fornero deve aver detto alla Camusso che non di tutto il sindacato era competente e responsabile, che non su tutto il sindacato doveva metter bocca e che l’ultima parola su come si governa non spetta al sindacato.

“Supponente”, così dicendo la Camusso rinfaccia alla Fornero il peggiore e originale peccato del ministro: aver rifiutato la concertazione, cioè quel sstema di rapporti governo-sindacato per cui nulla si fa se e fino a quando il sindacato non ci sta. Peccato politico imperdonabile secondo la Camusso, peccato che comporta secondo la Camusso una “esplusione dal corteo”. Oltre al peccato politico si vede, eccome se si vede, un’avversione della Camusso verso la Fornero in cui il “politico” e il “personale” si sommano e si mischiano, insomma la Camusso fa sapere che la Fornero non la sopporta neanche dipinta e quindi considera offesa personale e politica che la Fornero vada a parlare ai “suoi” operai e impiegati.

Singolare e inconsapevole nemesi quella in cui si infila la Camusso, quella che su se stessa richiama: giustamente la Cgil trova intollerabile che la Fiat non faccia entrare e parlare in fabbrica la Fiom ma poi applica lo stesso ostracismo alla Fornero. Quella della Camusso non è mancanza di fair play o di “cortesia” come replica la Fornero, è qualcosa di più e più profondo: la Camusso rivendica il diritto alla scomunica e il conseguente divieto di ingresso della scomunicata nei luoghi di culto della chiesa sindacale.