Annamaria Franzoni “Io perseguitata”. Persecuzione 6 anni per un figlio ucciso?

Samuele, il bimbo ucciso a Cogne per cui è stata condannata sua madre Annamaria Franzoni
Samuele, il bimbo ucciso a Cogne per cui è stata condannata sua madre Annamaria Franzoni

ROMA – Se Annamaria Franzoni è innocente allora tutto si tiene, tutto ci sta: il suo ritorno a casa, “l’abbraccio del paese e i figli che che avevano bisogno di lei” come spensieratamente titola La Repubblica. E anche il suo lamento: “Sono stata perseguitata” consegnato alle cronache sempre de La Repubblica. Se Anna Maria Franzoni è innocente…

Se invece innocente non lo è, come da processi e sentenze, se per la legge e per la giustizia Annamaria Franzoni dodici anni fa ha ammazzato il suo figliolo Samuele, allora qualcosa, anzi molto, non torna, non si tiene, non ci sta. A partire da quel “Sono stata perseguitata”. Persecuzione sei anni di detenzione in carcere per un infanticidio? Persecuzione i domiciliari dopo sei anni? Più che “persecuzione” c’è il fondato dubbio, l’impellente sensazione della sproporzione tra il reato commesso e la pena scontata. Ammazzare un bambino “pesa” sei anni di carcere?

Se Annamaria Franzoni come da processi e sentenze ha ammazzato suoi figlio, non si tiene e non ci sta neanche quel “i suoi figli avevano bisogno di lei”. Non è neanche il caso di porre e porsi la domanda di quale rapporto ci possa essere tra figli e una mamma, la mamma che ha ucciso il fratellino. Ma sfornare quella semplicistica e dozzinale risposta: “I suoi figli hanno bisogno di lei” è un troppo che ingombra e stona. Anche se a dire il vero stavolta è la stampa che deborda e molesta con parole e concetti fuori luogo e misura, la stampa e non la Franzoni.

Se Annamaria Franzoni è colpevole, come da processi e sentenze, c’è invece legittimamente da chiedersi come si tenga la perizia psico-sociologica cui si appoggiano i giudici che la riconsegnano alla famiglia e le spalancano la quasi libertà della detenzione ai domiciliari. Si legge: “La donna è ritenuta affetta da disturbo dell’adattamento con umore depresso, facilità a pianto ed ansia, preoccupazione e irrequietezza, egocentrismo, tratti di narcisismo con idee dominanti e problematiche legate all’interazione con il sistema giudiziario”. In poverissime parole secondo i giudici la Franzoni è un’assassina condannata che rifiuta e rimuove l’idea stessa di aver ucciso. Per questo “merita” di tornare a casa dopo solo sei anni di carcere mormorando al mondo tutto della sua “persecuzione”? No, qualcosa non torna, non si tiene e non ci sta.

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