Caprarica grida “persecuzione Rai”. Ma c’è la fila per essere torturati come lui

Antonio Caprarica
Antonio Caprarica

ROMA – A leggere il come e il perché Antonio Caprarica denuncia “la persecuzione” inflittagli a suo gridare dalla Rai ci si sorprende che il giornalista perseguitato si sia rivolto solo agli avvocati e alla magistratura. Doveva chiamare in causa Amnesty International, l’Onu, la Corte dell’Aja dei Diritti dell’Uomo…Scrive Caprarica dopo essersi consultato con se stesso e con il suo avvocato: “Crescenti pressioni capaci di minare la mia salute e la mia dignità”. Salute e dignità. mica bruscolini. Salute e dignità, mica storielle di redazione. In nome e a salvaguardia di salute e dignità e per sottrarsi alla persecuzione, parole sue e del suo avvocato, Caprarica “sbatte la porta”, lascia la Rai e corre in Tribunale contro la Rai.

Uno legge “pressioni” e pensa, traduce: pressioni politiche! Ma questo Caprarica non dice, anzi sta bene attento a non dirlo. Dunque non sono pressioni politiche o almeno non questa è la “persecuzione” denunciata da Caprarica. E allora quali sono le pressioni, come Caprarica è stato perseguitato? A volersi informare un po’ si apprende che la intollerabile tortura, la inaudita pressione e la scandita persecuzione consistono nell’invito più o meno pressante a Caprarica di accettare di essere trasferito da Londra ad altro incarico, di accettare di essere avvicendato nella sua corrispondenza dalla capitale britannica.

Non sia mai, ne va della dignità e della salute, infatti Antonio Caprarica è corrispondente Rai a Londra da soli 15 anni e rimuoverlo dopo così breve tempo è, come ognun vede, ammazzare e torturare la sua carriera. Non c’è alcun dubbio che la Magitratura saprà ripristinare il diritto. Da tempo infatti la Magistratura del lavoro condivide e difende, al fianco dei lavoratori giornalisti in Rai (quelli di più stagionata assunzione e sistemazione) il principio dell’incarico a vita. Un po’, anzi niente po’, proprio come i senatori a vita: una volta conquistata una conduzione o una sede estera cederla è attentato alla libertà, alla Costituzione, allo Statuto Mondiale dei Lavoratori della Verità…

E come si fa ad informarsi della realtà della vicenda Caprarica che poi non è né il solo né tanto meno il peggio? Basta fare un paio di domande e un paio di conti, basta contare quanto è lunga la fila in Rai di coloro che vorrebbero essere torturati come Caprarica con u  mucchietto di anni di corrispondenza a Londra o in un’altra capitale estera: ottime condizioni retributive, abitative, lavorative. Un incarico che garantisce una vita rinascimentale, la più rinascimentale possibile ai giorni nostri. Le pressioni intollerabili sui corrispondenti in carica sono quelle perché consentano e ammettano che dopo un po’ di anni può toccare a qualcun altro. Bastava che Caprarica lo dicesse chiaro: difendo il mio e non mi voglio muovere. Auguri, è la sua battaglia, la sua guerra. La sua, non la nostra e neanche quella, per intenderci, della troppo spesso tirata in ballo a sproposito informazione.

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