Berlusconi e gli altri della politica dispetto. Psicolabili di tutta Italia uniti

Silvio Berlusconi (foto Ansa)
Silvio Berlusconi (foto Ansa)

ROMA – Il relatore in Parlamento, cioè colui che materialmente scrive il testo di legge, era per le riforme costituzionali Francesco Paolo Sisto, parlamentare di Forza Italia. Si è dimesso dall’incarico e ha spiegato in Parlamento che lo faceva “per coerenza con l’appartenenza e con il dolore profondo del giurista”. Cioè dimissioni per obbedire all’ultimo indicazione di Berlusconi, non certo perché improvvisamente la legge che aveva scritto fino a ieri gli facesse schifo. Sisto l’ha detto in aula a un parlamento indifferente e tutto sommato assuefatto. Assuefatto alla politica-dispetto come strategia, tattica, uso, costume e perfino etica e civile missione.

Berlusconi con Renzi, Forza Italia con il Pd avevano per settimane e mesi scritto e riscritto insieme la nuova legge elettorale, quella che cambia natura al Senato e quella che riporta allo Stato alcune poteri delle Regioni. Pessime o meravigliose leggi che fossero, perché quello che hai scritto di tua mano ieri diventa schifo da cestinare oggi? Come avviene che una legge elettorale o una riforma costituzionale votata da un partito in Commissione o nell’altro ramo del parlamento diventa poi per quello stesso partito una legge da osteggiare, bocciare, affondare? Se la legge era buona prima e poi la affossi per malumore, ripicca e vendetta personale, allora sei un guaio ambulante per il paese. Se invece la legge era liberticida prima perché l’hai scritta e votata? Eri cieco? Sei scemo?

A queste semplici, ovvie, banali constatazioni si ribatte che son pensieri ingenui e incompetenti. In Italia la politica si fa a dispetto, in Italia la politica è in buona e grossa parte dispetto e peggio per le anime belle che non lo capiscono. Ti spiegano che Berlusconi è offeso perché Renzi ha eletto Sergio Mattarella presidente della Repubblica. Allora vuol dire che Berlusconi considera Sergio Mattarella un pessimo capo dello Stato. No, che c’entra: anche per Berlusconi Mattarella può essere un buon Presidente. E allora perché l’ira funesta di Berlusconi? Perché Renzi doveva trattare con lui. Eppure sembra di credere che abbiano trattato. Sì, ma mica dovevano trattare in realtà del Quirinale, dovevano trattare del salvacondotto, della dignità e della agibilità politica di Berlusconi. Insomma la fine dei suoi guai giudiziari. Raccontano così e raccontano che Berlusconi non abbia avuto soddisfazioni sui punti cui teneva. Prove del racconto? Scarse. Suggestioni del racconto? Parecchie.

Come che sia, Berlusconi si è offeso e “quindi!” ha dato ordine e disposizione a Forza Italia di cambiare linea e voto: per ripicca e dispetto si boccia oggi quel che si è scritto ieri. E’ così che si fa politica in Italia, ci abbiamo fatto il callo, l’abitudine e non ne vediamo l’enormità, l’enorme deficit di cura della cosa pubblica, di civismo che c’è nella politica-dispetto. Anzi, ci piace pure e spesso facciamo il tifo, applaudiamo e incitiamo al dispetto e contro dispetto più tosto che c’è.

Berlusconi non è solo nella politica dispetto. Per dispetto all’Unione Europea che vorrebbe morta e sciolta domani anzi ieri, Matteo Salvini è fieramente schierato con Putin su tutto, Ucraina compresa. La Lega di Salvini elogia e sogna e sostiene (si fa per dire) la Russia di Putin perché Putin è l’antagonista, l’avversario, l’altro rispetto all’Europa più a portata di mano. L’importante è il dispetto e Salvini infatti è molto orgoglioso di questa sua collocazione internazionale. Dice: ma si rischia la guerra, anzi c’è la guerra, l’Europa avrà pur sbagliato a ventilare una Ucraina nella Nato ma Putin ridisegna frontiere con la forza dei carri armati…Non annoiate Slavini con queste inezie e divagazioni, lui sta giocando al gioco preferito in Parlamento: la politica a dispetto. Si è inventato un dispetto perfino alla Merkel, non rovinategli il giocattolo.

Politica a dispetto: altro esempio clamoroso è quello delle preferenze elettorali, la possibilità o meno di esprimere preferenze per i candidati quando si va a votare. M5S che ci tiene eccome a far selezionare i suoi candidati dalla Rete e da questa li fa votare, un bel giorno scopre che le preferenze elettorali, sì proprio quelle dei Pomicino e dei Forlani e dei De Michelis della prima Repubblica e poi dei Batman-Fiorito della seconda Repubblica, sono il cuore e l’anima della democrazia. Se non ci sono le preferenze, dice M5S, è dittatura. Ma che gliene frega delle preferenze a Grillo-Casaleggio? Niente, proprio niente. Anzi Grillo (Salvini seguirà a ruota) propone e propaganda il vincolo di mandato, cioè il parlamentare eletto obbedisca sempre e solo al partito oppure si dimetta dal Parlamento. Vincolo di mandato e preferenze sono non come, sono i, diavolo e l’acqua santa. Insieme non ci stanno, a meno che…

A meno che l’amore per le preferenze non sia un altro episodio della politica-dispetto. Renzi non le mette le preferenze? (In realtà nell’Italicum ci sono). Se Renzi non le mette io proclamo la santità delle preferenze e gli piazzo un dispetto grosso come una casa. Perché le preferenze sono e restano il dispetto preferito a Renzi di Bersani, Fassina, Civati…, insomma delle minoranze Pd.

Un dispetto, solo un dispetto. Nella parabola storica e umana che porta in discesa da Enrico Berlinguer a Pippo Civati le preferenze sono sempre state lo strumento e il campo della clientela e del voto di scambio, almeno per il Pci, il Pds, i Ds e anche per il Pd prima dell’usurpatore Renzi. Adesso le preferenze sono il sale e il sapore della democrazia perché Renzi non le ha messe per andare d’accordo con Berlusconi che non le vuole e così noi della minoranza Pd che sappiamo far politica gli piazziamo un bel dispetto.

Fa politica a dispetto Forza Italia di Berlusconi, Matteo Salvini e la sua Lega. Fa politica a dispetto la minoranza Pd. Fa politica a dispetto talvolta e quando gli capita anche Matteo Renzi. Fa scioperi politici a dispetto la Cgil di Susanna Camusso…La vita pubblica italiana è totalmente assimilabile a un gigantesco condominio dove l’attività più intensa e rispettata è quella per cui ogni inquilino deve impedire a ogni inquilino di fare qualunque cosa. Se gratti appena un po’ il concetto di democrazia assai in voga in questo paese esso coincide con il seguente postulato e comandamento: nessuno deve essere messo in grado di decidere e fare, tutti devono essere garantiti nella loro possibilità di veto.

E’ un’idea di democrazia che ha nel nostro paese milioni, se non decine di milioni, di followers, di seguaci, di militanti e cellule sociali capaci di attivarsi in caso di minaccia al postulato e comandamento: nessun comandi, tutti ordinano. Così come va alla grande e non solo in Italia un’idea se non gemella, comunque parente stretta: quella della “sovranità dei popoli nello scegliere”. Democrazia contro tecnocrazia e come non vuoi schierarti con la prima? Devono essere i popoli a scegliere e la parola d’ordine già trasvola da Atene a Madrid passando su Roma e presto assedierà Berlino. Bene, è sacrosanto che decidano e scelgano i popoli, gli elettori. Ciascuno ha il sacrosanto e inalienabile diritto di scegliere per sè, vale per i singoli e le nazioni e le genti.

Fino al diritto di scegliere di non pagare i debiti. Sì, anche fino a lì. Ma si può anche scegliere di non pagare i debiti di prima e di volere contestualmente altri prestiti dai creditori che non paghi? E’ diritto di scelta anche scegliere dei soldi degli altri? E’ diritto scegliere rifiutando di assumersi la responsabilità e rifiutando le conseguenze delle scelte fatte? Che domanda…volere altro prestiti rifiutandosi per “sovranità popolare” di dare garanzie è un dispetto alla Germania e alla Merkel e tanto basta. E in Italia stanno per allinearsi in piazza quelli che da sinistra vorrebbero fare altrettanto (Salvini e Grillo sono già da tempo sulla linea del gran dispetto all’euro e all’europa). Da sinistra…sempre seguendo quella parabola politica e umana in discesa che porta dalla austerità di Berlinguer, che era non abiti dismessi e pasti in bianco ma partiti e politica che non inventano, fabbricano e distribuiscono denaro pubblico, ai Civati-Fassina-Vendola per cui austerità intollerabile è un bilancio in pareggio, austerità boia è vivere con i propri mezzi. Un dispetto quest’ultimo non a Renzi ma alla integrità psico-emozionale della sinistra post-comunista.

Fare politica a dispetto: uno sport, un’arte, una tecnica, una disciplina, un’abitudine, una cultura, perfino una speranza. E tutto insieme uno spirito, un afflato, un’immagine: psicolabili sociali e politici di tutta Italia uniti.

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