Il Bersani dei “miracoli” e il governo “mezzo incinto”

di Lucio Fero
Pubblicato il 25 Marzo 2013 - 14:09| Aggiornato il 8 Novembre 2022 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Berlusconi gli ha detto di no, Maroni gli ha detto di no, Grillo neanche gli parla e pure Monti non è sicuro di appoggiarlo: questo, allo stato dell’arte, il bilancio dei colloqui governativi di Bersani. Ma ammettiamo, anche se non concediamo per nulla, che sia tutta scena per il palcoscenico e che invece vi siano dietro le quinte…

Un Berlusconi che fa fare, aiuta Bersani e fare un governo Bersani senza pretendere salvacondotto giudiziario sotto forma di un presidente della Repubblica di suo gradimento o di partecipazione non diretta ma visibile del Pdl al governo. Un Maroni che, d’accordo con Berlusconi, gioca con i suoi senatori, quelli leghisti, ad un gioco dei quattro cantoni al Senato: qualcuno, molti senatori del Pdl escono a comando quando si tratta di votare la fiducia al governo Bersani, si abbassa così il numero legale, il quorum perché il governo passi e, pallottoliere alla mano, congruo numero di senatori leghisti più senatori sudisti sparsi votano per il governo e lo fanno nascere. Ammettiamo e non concediamo per nulla che dietro le quinte vi siano questo Berlusconi e questo Maroni e che Bersani li stia scovando. Ammettiamo, e concediamo ancor meno, che qualche senatore di M5S rimanga folgorato e abbagliato per lo “splendore civile” dei ministri del governo Bersani. Ammettiamo dunque l’assolutamente improbabile, il di fatto fratello carnale dell’impossibile. Ammettiamolo, prendiamolo per vero e diciamo che Bersani fa il suo governo.

Che governo sarebbe? Un governo mezzo incinto, una di quelle creature al confine tra fantasia e realtà che alla prima verifica si accorgerebbero che in natura, e anche in politica o si è incinti o non lo si è, tertium non datur. Un governo che nasce e vive perché i senatori dell’opposizione giocano a nascondino che fa, a che serve? Dice: a impedire che accada il peggio, che il paese vada in malora…Sarà, ma di governi che per impedire il peggio stanno lì non osando far nulla è lastricata la cronaca sociale e politica italiana degli ultimi decenni. Un governo che non può fare nulla di grande impatto perché appena si muove o di qua o di là cìè qualcuno al Senato che smette di giocare a nascondino, si presenta in aula e lo fa cadere il governo, che razza di governo è e, soprattutto, a che serve davvero?

Bersani va dicendo che serve all’Italia un “miracolo” di governo e un governo che faccia “miracolo”. Purtroppo non esagera, ma anche i miracoli, perfino quelli, hanno una misura e uno spazio. Un governo Bersani, cioè a marchio Pd, tenuto in vita da Berlusconi e Maroni ma senza farsi troppo vedere e premiato di volta in volta da Grillo non è un miracolo, è di più. Perfino Gesù moltiplicò pani e pesci, mutò l’acqua in vino e fece risorgere Lazzaro, ma non un paio di volte al mese. L’improbabile, di fatto impossibile miracolo di un passaggio iniziale la prima volta al Senato, neanche quello basterebbe per avere un governo vero. Fosse lui al posto di Bersani, Gesù dovrebbe fare gli straordinari rispetto a quanto fece nella sua finora unica missione in Terra.

E poi perché Berlusconi dovrebbe aiutare se Bersani il capo dello Stato tutto e solo di destra non glielo può dare? Perché Berlusconi dovrebbe aiutare se Bersani non lo mette al riparo da sentenze e ineleggibilità. Non si vede perché. E Maroni può permettersi di aiutare senza il via libera di Berlusconi? No, proprio no. E, al di là delle interviste al figlio di Dario Fo su La Repubblica, esiste davvero un movimento dentro il MoVimento per portare M5S ad aiutare Bersani, il Pd e la sinistra? Se c’è non si vede e fortissima è la probabilità che non si vede perché, semplicemente, non c’è. L’unica cosa che aiuta Bersani è la non voglia e la pericolosità di nuove elezioni subito.

Ma il non elezioni a giugno si ottiene anche e meglio con un “governo di scopo” o “istituzionale” o “del presidente”. Insomma un governo che non sia di nessuno e a cui tutti dicano e lui dica a tutti: pago le bollette in scadenza, rinnovo i contratti che scadono, accompagno fino alle elezioni di ottobre o, se volete, mi allargo fino a primavera 2014. Cioè pago almeno i primi 20 miliardi di debiti delle Pubblica Amministrazione alle imprese, provo ad evitare l’Iva al 22 per cento da luglio, tengo l’Imu e le pensioni che ci sono, riprovo a cambiare la legge elettorale, taglio la spesa per la politica e lascio più o meno intatta la spesa pubblica. Un governo così è più probabile del governo Bersani che dura almeno tre anni. Molto più probabile, sarebbe un mezzo governo. Una cosa di questo mondo pieno di guai. Qualcosa che non basta, un mezzo governo. Ma il governo mezzo incinto è roba dell’altro mondo, in tutti i sensi.