Bersani dai quattro cantoni a mosca cieca. Passa la mano al “governo di nessuno”

ROMA- Tra oggi e domani Bersani, il preincaricato di formare un governo, completa il giro dei quattro cantoni. Anzi, più che il giro, il gioco dei quattro cantoni. Funziona così: Berlusconi sta in un cantone, Grillo in un altro e Bersani in un altro ancora. Nel quarto cantone ci sarebbe il governo: quando Bersani lascia il suo cantone e punta a quello dove starebbe il governo, Grillo e Berlusconi si incollano al loro di cantone e lasciano Bersani solo, solo e senza governo. Quando Berlusconi muove dal suo cantone verso quello del governo, allora Bersani si chiude nel suo di cantone e molla quello dove starebbe il governo. Grillo nel cantone di governo non vuole andare neanche dipinto e spinge gli altri due ad andarci, insieme. Ma allora è Bersani che si sfila. E allora Berlusconi grida che vuole il quinto cantone: il Quirinale. E tutti a gridarsi, ognuno dal proprio cantone, che la colpa è degli altri due se il gioco, anzi il paese va a puttane.

Va avanti così dal giorno dopo le elezioni e dal 26 febbraio è passato un mese. Un mese di gioco ai quattro cantoni. A Bersani non è bastato, fosse per lui proseguirebbe a giocare. Tra poche ore incontra la delegazione unita Pdl-Lega, come a dire che non c’è “trippa” di aiuto leghista per il “gatto” Bersani che cerca voti in Senato. Delegazione unita Pdl-Lega che va da Bersani senza Berlusconi. Segno che il gran Capo snobba l’incontro e lo ritiene e pubblicamente segnala come inutile. A Bersani dal Pdl sono venute due, tre proposte: Angelino Alfano vice premier di Bersani premier, Berlusconi presidente della Repubblica, un presidente della Repubblica scelto da Berlusconi. Da qui, da questo incontro ancora da venire è già venuto un nulla, un niente. Domani Bersani incontra poi la delegazione M5S con Beppe Grillo presente. Il MoVimento la vuole in streaming quella riunione. Per trasparenza certo, ma lo streaming è anche di sicuro un altro preventivo “non c’è trippa”. Se uno chiama tutti i testimoni possibili non è solo per essere trasparente, è anche per non fare niente: come chiamare zia quando escono in due, vuol dire niente da fare.

Nulla, niente dalle ultime e successive puntate del gioco dei quattro cantoni. Ma Bersani proseguirebbe, fosse per lui chiederebbe a Napolitano giovedì altro tempo. Anzi, siamo espliciti, fosse per lui Bersani chiederebbe a Napolitano un incarico pieno. Quello che Bersani vuole e finora non ha ottenuto è il mandato a formare un governo, lo spazio per formarlo e quindi la sostanza e la scena del presentarlo in Parlamento. La sostanza: in questo caso a Palazzo Chigi Bersani ci va e ci si siede, poi si vede chi si intesta la responsabilità di dargli lo sfratto andando ad elezioni. E la scena: tutti quei ministri dai nomi fatti apposta per interessare, magari sedurre i “grillini”, tutti quegli impegni di governo fatti apposta per aver sponda in Confindustria e nei sindacati e negli Enti e governi locali. Sì, se Bersani va a Palazzo Chigi e in Parlamento senza i numeri parlamentari, se Napolitano gli fa fare il suo bravo governo di minoranza, allora chi gli vota contro al Senato si mette indosso i panni dello sfascia tutto e magari il timore di vestirsi di questi panni induce qualcun o al Senato a non buttarlo giù il governo di minoranza Bersani. Nella sua stringatezza, e purtroppo anche nella sua esilità, è tutta qua la strategia, è tutta qua la politica di Bersani. Quella di un partito che vuole stare in Europa a braccetto con…Grillo. E al governo col permesso di Berlusconi senza che berlusconi si faccia vedere neanche in anticamera.

Non funziona, non funzionerà: durante il gioco dei quattro cantoni Bersani e il Pd hanno subito la trasformazione, sono diventati la mosca cieca. E a mosca cieca giocano con la benda sugli occhi impegnati in un conteggio che vorrebbero eterno mentre gli altri si nascondono, organizzano. Giovedì la mosca cieca Bersani passerà la mano. All’unica, piccola e povera cosa che si può fare oggi, qui, in questo paese dopo queste elezioni: un “governo di nessuno”. Talmente “di nessuno” da soddisfare proprio con questa sua caratteristica la condizione prima per esistere. Solo “un governo di nessuno” spezza il gioco dei quattro cantoni nel senso che Berlusconi, Bersani e Grillo restano ciascuno nel loro di cantone e in quello del governo ci va qualcuno che magari sta lì con i loro voti ma che non rappresenta e impegna il Pdl, il Pd, tanto meno M5S.

Un “governo di nessuno” che resta lì fino all’autunno, al massimo la primavera 2014. Va e sta lì per togliere un po’ di soldi alla Casta politica e neanche un euro alla spesa pubblica. Va e sta lì per provare a incassare in Europa e dall’Europa i dividendi dell’anno di austerità 2012. Va e sta lì per provare a cambiare e far cambiare la legge elettorale nell’illusione, generale nel paese, che il problema dei problemi sia lì. Va e sta lì per provare a tenere i disoccupati a quota tre milioni e la pressione fiscale dov’è. Un “governo di nessuno” che tiene, prova a tenere legato sul passeggino-carrozzella un paese insieme infante e canuto. Poi, ad autunno, massimo primavera 2014 ci si riconta. Grillo prova ad avere lui la maggioranza, il Pd prova, se è capace, con Renzi e non restando solo Pd, Berlusconi prova a rivincere in grande contropiede. E il gioco dei quattro cantoni? Dopo il Bersani time riprende per il cantone del Quirinale.

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