Borse, se 4.000 mld persi vi sembran solo degli “altri”

Borse, se 4.000 mld persi vi sembran solo degli "altri"
Foto d’archivio

ROMA – La prima settimana le Borse di tutto il mondo hanno perso 2.200 miliardi di dollari. Con il lunedì della settimana successiva il conto delle perdite è arrivato a circa 4.000 miliardi. Se il rimbalzino in corso sulle piazze europee si trasferirà a Wall Street a fine del martedì saranno spariti circa 3.600/3.700 miliardi, uno “sconto” di un trecento milioni. Un fenomeno imponente, massiccio. Non meno massiccio e imponente è il fenomeno parallelo: la grandissima quantità di gente comune, di pubblica opinione che pensa, non scalfibile al dubbio, che quella montagna di miliardi spariti siano svaniti solo e soltanto dalle tasche degli “altri”.

Gli “altri” sono appunto le Borse intese come luoghi arcani dove uno che ha redditi normali non mette piede neanche con l’immaginazione. Gli “altri” sono l’economia finanziaria, i “mercati”, insomma roba cattiva se non tossica e che comunque non tocca il quotidiano della gente. Gli altri sono altri e basta e quindi se spariscono 4.000 miliardi dalla faccia del pianeta la mia vita di cittadino come non cambia, non deve cambiare e non c’è alcun motivo per cui ne debba essere toccata. Il gigantesco falò di miliardi non ustiona, non brucia, nemmeno scotta i miliardi di esseri umani. E’ questa l’assoluta certezza, il pilastro d’opinione, l’ovvio e certo del senso comune.

Vaglielo a domandare al senso comune come mai diavolo possa accadere che 4.000 miliardi in meno nelle tasche del pianeta possano convivere con neanche un centesimo affumicato nelle tasche dell’ideal-tipico signor Rossi. Il senso comune non sente ragioni. E soprattutto non vuol sentirne. A conferma che non c’è miglior sordo…

No, quei 4.000 mila miliardi spariti in 10 giorni nell’estate 2015 non sono la fine del mondo. Il mondo continuerà. Anche ovviamente quello della finanza, del risparmio, dell’investimento. Il mondo continua e continuerà, però è ormai da nove anni filati che il mondo sta continuando non come vorremmo fosse la sua legge naturale. Vorremmo che esistesse una specie di legge di gravità, qualcosa di ineluttabile e fosso, secondo cui  la “crescita” è una freccia, una direzione costante e continua, un moto appunto gravitazionale dell’economia degli umani.

Siamo stati indotti a pensare di essere di fronte ad una legge di natura dalla storia di scarsi 150 anni di una parte e solo una parte del pianeta. La crescita, crescita economica, di beni e merci prodotte e consumate, di redditi, servizi, proprietà, risparmi, manufatti, manifatture, diritti, garanzie, libertà.

Da nove anni il mondo reale ci dice che la crescita continua e ineluttabile, al massimo interrotta da incidenti di percorso, è legge ineluttabile del cosmo solo nella nostra testa. Da nove anni in maniera nettissima il mondo reale ci dice che non sta scritto proprio da nessuna parte che tutte quelle magnifiche cose sopra elencate siano obbligate a crescere e crescere e crescere. Ci è stato detto con la crisi, cioè la non solvibilità, dei debiti e crediti finanziari. Abbiamo rischiato la chiusura delle banche come nel 1929 ed è stata messa una gigantesca pezza trasformando il debito privato in debito pubblico, o meglio garantendo per via di governi e Banche centrali la solvibilità dell’intero Occidente. Ora ci viene ridetto attraverso il rallentamento della “locomotiva” “fabbrica” e “compratore di ultima istanza” del pianeta, cioè la Cina. Nel frattempo, nel frattempo tra la crisi del sistema finanziario e del credito in Usa ed Europa e la stridente torsione del sistema cinese, la stagnazione europea, lo schizzare e poi subito il ricadere delle economie dei Brics (Brasile, Russia, India, Sudafrica) e di altri paesi emergenti.

Da nove anni non c’è e con tutta probabilità il messaggio dei fatti è che la crescita obbligatoria e garantita non è nostro acquisito diritto di natura. Ma questo è letteralmente impensabile, non pensabile, inconcepibile per decine e centinao di milioni di umani  che quella crescita da qualcuno la reclamano come fondamentale diritto umano. Da qualcuno…il passo è breve, si fa presto a scalare nel da chiunque. La crescita come diritto acquisito sono ormai milioni che comincia a reclamarla da chiunque, con qualunque mezzo.

Ed allora è il caso di notare come lo stesso concetto di cittadino, soggetto di diritto in quanto coagulo di diritti e doveri, la stessa idea di convivenza regolata dalla legge, il successo stesso del pensiero di uno Stayo garante di un cittadino libero, insomma quel che chiamiamo democrazia e libertà siano sbocciati, fioriti e maturati nel tempo e insieme alla crescita. Se, come sembra è stop alla crescita obbligatoria, totale e garantita, allora il contraccolpo sarà un dissolversi e mutare dell’idea di cittadino, istituzione, Stato, democrazia, libertà.

Lutto e rabbia di massa per la crescita non più diritto acquisito ma diventata condizione da conquistare si trasformeranno, si coaguleranno in astio verso istituzione, Stato, democrazia, libertà.  Sta già succedendo, se guardate bene potete vederne i primi piccoli ma inequivocabili segni. Già, ma come fate a guardar bene se le fette di prosciutto del senso comune sono sì spesse da nascondervi che 4.000 miliardi bruciati fanno fumo anche nelle vostre tasche che in Borsa non avete un euro?

Gestione cookie