Burro e Condoni, dialogo di sordi tra campagna elettorale e realtà

ROMA – Un solo slogan li riassume tutti, due sole parole e tra loro una lieve congiunzione e la campagna elettorale è tutta qua: Burro e Condoni! E anche se il “burro” dovesse risultare un po’ autarchico, ben venga lo stesso. Infatti tre delle soluzioni proposte al paese per tornare a imburrare il pane suppongono, proclamano, statuiscono la ripresa economica anzi il capitalismo tutto in un paese solo, l’Italia ovviamente.

Italia che a dire di Beppe Grillo da marzo 2013 o giù di lì solleva tutti i suoi cittadini senza lavoro dall’ansia e angoscia dando a ciascuno 1.000 euro netti al mese. Oppure Italia che a dire di Silvio Berlusconi da primavera 2013 restituisce ai suoi contribuenti l’Imu, 2012, li esenta per sempre dall’Imu, taglia le aliquote Irpef, dimezza l’Irap, limita il diritto di Equitalia a riscuotere tasse non pagate solo da 200mila euro in su di distrazioni, dimenticanze fiscali. Oppure Italia che a dire di Sussnna Camusso, cioè Cgil, cioè Vendola, cioè Fassina, cioè Damiano, cioè metà o tre quarti di Pd e tutta Sel, da maggio 2013 comincia ad assumere altri 200mila pubblici dipendenti e a spendere altri 40 miliardi pubblici per far lavorare un po’ di gente sotto l’accorta e oculata regia di Regioni e Comuni, magari anche Province.

Si può fare, certo che si può fare. Uno, magari elettore, sceglie uno dei tre dopo aver fatto mumble…mumble. Meglio mille euro tondi a chi non ha lavoro o meglio che chi un po’ di soldi ce l’ha smette o quasi di pagare le tasse e usa quei soldi per consumare, quindi per far vendere merci che qualcun altro produce? O meglio ancora la certezza dello Stato, anzi degli “Stati”, tanti quanti sono le Assemblee elette, che assume. e spende? I precari in prima fila da assumere e poi gli altri via via a fare lavori socialmente utili? Dipende dai gusti, dalle preferenze, in fondo sono tre caramelle diversamente succulente, tre panetti di burro tra loro diversamente nutrienti e spalmabili, ma pur sempre tutti e tre panetti di burro.

Si può fare…se l’Italia fosse sola al mondo, dal mondo isolata. Se non vendesse nulla e nulla comprasse dal resto del mondo. Se non avesse col resto del mondo né debiti né crediti e nulla in comune men che mai la moneta. . Ma neanche i mercati e neanched le banche e neanche il credito, insomma nulla. Se producessimo, lavorassimo, vendessimo, comprassimo, investissimo, guadagnassimo, ci indebitassimo e finanziassimo solo fra noi, se praticassimo un baratto interno mediato da una cosa eventualmente chiamata lira o anche zumpapà, allora il Burro e Condoni si potrebbe fare. Resterebbe da scegliere, democraticamente scegliere tra il Burro e i Condoni.

Ma se lo facciamo stando al mondo, se diamo quei mille euro al mese a cranio senza averceli in cassa, se smettiamo di pagare le tasse, se assumiamo la gente a debito, il resto del mondo calcola e pensa che vogliamo fregarlo, che vogliamo crescere e spendere con i soldi loro. E quindi ci toglie aria, ossigeno e soldi. Così che coi mille euro al mese di Grillo, se arrivassero, ci compreresti quello che oggi compri con 500 di euro. Con i soldi della tasse non più pagate non pareggeresti il taglio del valore del patrimonio e del risparmio e comunque sai che affare niente più Imu e tuo figlio cui nessuno rinnova il contratto a tempo determinato. E con i 200mila nuovi impiegati statali della Cgil convinceresti definitivamente tutti che questo non è paese per fare impresa e produrre (la Grecia, guarda caso, era imbottita di statali) e con i miliardi in mano a Regioni e Comuni sarebbe un’altra grande semina di Casta che vendemmia.

E allora? Allora panetti di burro non ce ne sono e Burro e Condoni è solo un programma idiota. Allora pane, acqua e cilicio? No, altra austerità non è più socialmente e politicamente gestibile. Tutto quello che si può e si deve fare, e non è poco, mal si vende in campagna elettorale. Eppure è il possibile, il reale ed è quello che gli altri fanno. La Spagna governata dalla destra si vedrà perdonato dall’Europa il suo non mantenere gli impegni di bilancio per il 2012. E la Francia governata dalla sinistra si vedrà perdonato lo sforamento di deficit 2013 sopra il 3 per cento del Pil. Perché in entrambi i paesi se non quadrano i conti non hanno però messo in moto la catena di smontaggio, non stanno sbaraccando dalla semplice esigenza di smettere di spendere molto più di quanto non si produce. L’Europa e gli Usa dicono, e i mercati acconsentono, che si può risanare più lentamente nel tempo e più dolcemente nel sociale. Alla sola condizione di non smettere di risanare.

Se l’Italia post voto non sbaracca e non sbraca potrà non rispettare il pareggio di bilancio 2013 sottoscritto non a caso da un governo Berlusconi che sbracava e sbandava, nei conti e nella credibilità. Cioè, tradotto? Se diciamo che l’Imu non la togliamo potremo pian piano pagarla più bassa, se diciamo che continueremo a pagare le tasse ci daranno mercati e governi tempo per abbassarle, se non corriamo a spender di Stato, ci sarà modo e tempo di aiuti pubblici alla ripresa economica, se non ci inventiamo il mille euro a tutti, c’è il caso che per qualcuno nasca un posto di lavoro vero magari da duemila euro al mese. Ma al momento, nel momento supremo del Burro e Condoni, quello tra campagna elettorale e realtà, elettori compresi, è un dialogo tra sordi. Sordi della più resistente delle specie: quelli che non voglion sentire.

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