La caccia all’evasione colpisce…quella di chi le tasse le paga un po’

Lapresse

ROMA – A distanza di 24 ore prima l’annuncio da parte dell’Agenzia delle Entrate: 30 miliardi di imponibile “scovato” dopo che l’evasione fiscale lo aveva nascosto. Poi le anticipazioni del Sole 24 ore sulle dichiarazioni fiscali degli italiani relative ai redditi 2011: venti milioni di contribuenti italiani dichiarano redditi inferiori a 15 mila euro l’anno, altri 17 milioni dichiarano redditi tra 15mila e 35mila euro. Insieme fanno il 90 per cento dei contribuenti: tutti sotto i 35mila euro lordi all’anno. Accostando i due dati, una domanda: dove le prende l’Agenzia delle Entrate, dove li trova quei 30 miliardi nascosti, trenta miliardi che purtroppo si sa sono una piccola parte del “nascosto”. Li prende tutti dal restante 10 per cento di contribuenti italiani?

Da cui vanno sottratti i dieci milioni di contribuenti che dichiarano talmente poco da essere esenti di fatto dall’Irpef, ne restano pochi di italiani che dichiarano di vivere con più di duemila euro netti al mese, il fisco quei miliardi li prende tutti da loro? Da quell’un per cento che osa dichiarare redditi da centomila euro l’anno? Insomma la caccia all’evasore per quali prati e riserve di caccia va a caccia e, soprattutto, dov’è la “selvaggina”?

L’Agenzia delle Entrate dichiara di aver recuperato circa 12 miliardi dall’evasione fiscale, i 30 di imponibile scovato andranno poi verificati e discussi tra fisco e contribuenti. I circa 12 miliardi sono presi, gli altri sono avvistati ma ancora da prendere. Presi quei 12, ma dove? A leggerli tutti i dati dell’Agenzia delle Entrate si vede che circa la metà sono presi da chi le tasse le paga, anche se non tutte. Metà di quei dodici miliardi arrivano da verifiche e conteggi sulle tasse pagate: un’esenzione mal calcolata, un beneficio fiscale che il contribuente si è attribuito in misura superiore a quanto ricalcolato dall’Agenzia. Insomma quasi sei miliardi vengono dal “ricalcolo” dell’Agenzia, mediante apposito “cervellone”, sulle tasse pagate. La caccia all’evasione colpisce dunque soprattutto l’evasione, di destrezza o di errore, voluta o inconsapevole, di chi le tasse le paga. Pagano insomma buona parte di quei 12 miliardi quelli che le tasse le pagano, anche se non tutte.

Giusto che chi ha sbagliato a proprio favore, per calcolo o errore, paghi il non versato. Però se è da questa riserva di caccia che arriva la metà dei nuovi introiti del fisco vuol dire che la “selvaggina” è sempre e soprattutto di una sola specie: i noti al fisco, noti perché almeno qualcosa pagano. Quelli che non pagano nulla o quasi, e non sono diecimila o cinquantamila o centomila ma molti di più altrimenti a 130 milioni di evasione stimata non si arriva mai, il fisco non li “becca” se non per caso o per fortunata coincidenza. Non stiamo parlando della mitica “grande evasione” che riguarda sempre qualcun altro e che funziona soprattutto come alibi per i milioni e milioni di piccoli evasori fiscali. Stiamo parlando della caccia al grosso dell’imponibile nascosto che l’Agenzia delle Entrate nonostante tutto non riesce a cacciare.

Un paese dove la menzogna fiscale è così acclarata e clamorosa come dimostrano le cifre anticipate dal Sole 24 ore non ha alibi dietro i quali nascondersi. I “grandi evasori” che tutto possono e devono pagare esentando tutti gli altri dal pagare sono un mito consolatorio. Ma anche il grande recupero dell’evasione fiscale in corso è un mito: l’Agenzia delle Entrate sta facendo le giuste “pulci” a chi fa la “cresta” su quel che dovrebbe pagare. Ma quelli, e sono tantissimi, che non pagano nulla o quasi il fisco non li ha ancora stanati: la caccia all’evasione finora ha colpito soprattutto l’evasione di chi le tasse le paga.

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