Calcio, San Siro e poi Piazza Plebiscito: errare è umano, perseverare è virus

di Lucio Fero
Pubblicato il 19 Giugno 2020 - 09:14 OLTRE 6 MESI FA

Calcio, San Siro e poi Piazza Plebiscito: errare è umano, perseverare è virus (nella foto d’archivio Ansa, i festeggiamenti a Napoli per la Coppa Italia)

ROMA – Calcio, fate ripartire il calcio…e il calcio è ripartito e, con il dito, si è preso tutta la mano.

Calcio ripartire doveva, è una grande industria, un grande ramo di impresa con relativo indotto. Se ripartono ristoranti e bar, non si vede perché non dovesse ripartire il calcio. 

Non solo, il calcio è ripartito con una sorta di indulgenza preventiva, la chiamano quarantena soft, significa che in caso di un giocatore positivo al coronavirus, in quarantena ci va solo lui e non tutta la squadra.

Tradotto: il campionato di Serie A che ricomincia il 20 di giugno non si sospenderà di nuovo, neanche in caso di contagi. Classifiche e soprattutto centinaia di milioni di diritti tv salvi.

CALCIO: IL DITO E LA MANO

Ma il calcio, appena ripartito, ha mostrato come sia di fatto incapace di tenersi, contenersi. Finale di Coppa Italia, Juventus contro Napoli, Napoli vince ai rigori, Coppa al Napoli e Napoli città che festeggia in massa e in piazza ostentando e cercando ogni gesto possibile come se coronavirus non ci fosse, non ci fosse mai stato e mai possa esserci.

Abbracci di massa, baci, cortei e braccia e grida spiegate. Al calcio cui è stato dato un dito, anzi due, non è sembrato vero potersi prendere tutta la mano, anzi l’intero braccio.

IL CALCIO E ATALANTA-VALENCIA

Eppure c’era stata Atalanta Valencia partita di Champions giocata a San Siro Milano perché a Bergamo uno stadio sufficientemente grande non c’era. Atalanta Valencia, 40 mila bergamaschi sulle tribune di San Siro, ammassati, festanti, abbracciati…

Senza alcun dubbio, anche se un po’ col senno di poi, la grande incubatrice del maxi contagio in Lombardia. Atalanta Valencia partita di calcio una delle cause di molte morto, Atalanta-Valencia partita di calcio una delle cause delle bare portate via con i camion militari.

Ma allora il calcio non sapeva, era inconsapevole. Imprudente, ma inconsapevole. Errare è umano, anche se letteralmente letale.

PIAZZA PLEBISCITO

L’altra sera invece il calcio sapeva eccome se sapeva: chi è andato (migliaia) a Piazza Plebiscito a trasformarla in un catino di umanità in festa ha avuto quattro mesi per sapere. La gente del calcio sapeva di coronavirus, dell’epidemia, delle modalità del contagio. Però, siccome è gente del calcio, porta con sé e diffonde una caratteristica etica del calcio tifoso e del calcio impresa: se ne fotte. Più elegantemente Mattarella direbbe della “modestia etica”.

Già, perché è falso sostenere che il tifoso, in questo caso napoletano, non si poteva tenere e contenere. Certo, la festa sì. E anche in strada e in piazza. Ma guardare le immagini: evidente è la voglia, la determinazione allo sfregio di ogni prudenza sanitaria. Certo, lo sbandierare insieme e in tanti. Ma baciarsi e abbracciarsi tutti e sempre non è solo incontenibile felicità, è soprattutto incontinente inciviltà.

OMS IN SCIENZA E COSCIENZA

Oms, dici oggi Oms ed è come se dicessi Casta, Burocrazia o qualche altra cosa che suona male. Oms, responsabile di qualche errore e molte incertezze ma colpevole soprattutto di ricordare che pandemia da coronavirus esiste e continua. La montante opinione pubblica italiana negazionista non lo vuol sentire. Negazionisti per stanchezza o per auto difesa di categoria o per dileggio, scherno o ignoranza crescono. E non è per nulla un caso che le curve, il tifo calcistico organizzato sia uno dei focolai del negazionismo.

CURVE FOCOLAI NEGAZIONISMO

Dunque, Oms nella persona di Guerra (responsabile per l’Italia) si è lasciato sfuggire la verità, ha detto che in scienza e coscienza il calcio sport di contatto avrebbe dovuto aspettare in un paese dove si viaggia ancora a 300 e passa contagi quotidiani e a 50 morti al giorno. Ma si è dato il via per ragioni socio economiche. Il calcio, anche quello tifoso, avrebbe dovuto capire.

CALCIO: RIAPRIRE GLI STADI

Non lo ha fatto, non ha capito, non capisce, non vuol capire. Il calcio impresa punta a riaprire gli stadi già a luglio. Almeno un po’. Argomento fatto proprio dal sindaco di Napoli Luigi de Magistris che pubblicamente chiedeva: “Perché non si può andare in stadi riaperti, in dieci, venti mila in stadi da cinquantamila posti e quindi rispettando il distanziamento?”. Il perché evidente e lampante il sindaco l’aveva sotto i suoi occhi: il perché non si possano riaprire gli stadi era in Piazza Plebiscito a Napoli l’altra sera.

DE MAGISTRIS E GLI ALTRI

De Magistris sindaco ha parlato di “vittoria del virus della felicità”. Cristianamente perdonarlo perché non sa quel che dice? O senza cristiana carità ipotizzare che sappia quel che dice? Ma non solo De Magistris, il giustificazionismo di opportunità e opportunismo è stato rilevabile rintracciabile in quasi tutto il personale politico di origine o insediamento campano. Ma in Sicilia o Veneto o Puglia o Toscana che sia avrebbero fatto lo stesso. Il personale politico campano (con qualche rara e lodevole eccezione) tutto con il popolo e contro Oms che niente meno ha offeso il popolo chiamandoli “sciagurati”.

No, sciagurati no. Solo sfortunati assai ad avere un ceto politico irresponsabile e incosciente e, in quanto cittadini, una capacità ai minimi, anzi ai nulli termini di generare convivenza civile.