Chiara precaria con rabbia, Giulia figlia di…Chi la prepotente? Sorpresa! Vota

di Lucio Fero
Pubblicato il 8 Febbraio 2013 - 13:29| Aggiornato il 10 Giugno 2022 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Chiara di cognome fa Di Domenico, di passione civile fa Pd, di lavoro la collaboratrice precaria e di anagrafe batte i 37 anni. In otto minuti filati di arringa ha ammonito un’assemblea e l’intero suo partito, anzi ha intimato al Pd di schierarsi. Schierarsi con chi? Con i precar

i ovviamente. E fin qui nulla di sorprendente. Chiara però è andata oltre, molto oltre. Non ha chiesto solo un lavoro stabile per chi lavora precario. Ha stabilito ed esibito una superiorità (morale?) dei lavoratori precari. Che secondo Chiara sono migliori degli altri. Infatti gli altri, i non precari, portano il marchio del peccato originale e cioè essere “figli di qualcuno” che ha trovato loro il posto di lavoro, il posto fisso. Chiara ha sostenuto con passione questa sua tesi e alla fine il segretario del Pd e candidato premier Pierluigi Bersani l’ha pubblicamente abbracciata.Chiara ha anche spiegato, descritto e definito la tipologia umana e sociale che a suo dire e pensare gode di ingiusto privilegio: quelli come Giulia Ichino che circa dieci anni  fa, quando ne aveva 23 di anni, cominciò a lavorare con la Mondadori e dieci anni dopo sta ancora là, con un posto e stipendio fissi e con un incarico di responsabilità. Nel mondo di Chiara questo può accadere soltanto perché Giulia e figlia di Pietro Ichino, uno che scrive sui giornali, fa opinione e politica, uno che stava nel Pd e adesso sta con Monti, insomma uno che conta. Nel mondo di Chiara Giulia non può avere altri meriti che spieghino e giustifichino perché Giulia un posto ce l’ha e Chiara no. Nel mondo di Chiara che Giulia possa essere brava, preparata, efficiente, colta, produttiva può anche essere ma comunque non importa e non conta. Come non conta che dieci anni fa papà Ichino non fosse proprio noto a tutti.

Nel mondo di Chiara Giulia “figlia di qualcuno” ha usurpato il posto. Si è seduta per privilegio dove invece doveva sedersi…chi? La stessa Chiara? No, questo Chiara non lo dice. Ma offre nitido il ritratto, l’identikit dell’usurpato da tutti quelli come Giulia: “un mio amico giornalista precario per un quotidiano di sinistra”. Nel mondo di Chiara non conta che probabilmente quel “quotidiano di sinistra” sia anch’esso precario come azienda, nel migliore dei casi sarà Il Fatto che vende 50mila copie, più probabile il quotidiano sia altro che di copie ne vende la metà o un decimo. Nel mondo di Chiara i posti di lavoro non dipendono dal mercato, dalla merce, dalla produzione, dalla competenza, dalla professionalità. Nel mondo di Chiara, letteralmente, su uno decide di fare il giornalista, e pure di sinistra, qualcuno è giusto e sacrosanto che lo assuma con contratto a tempo indeterminato, qualcuno che, nel caso non dovesse vendere una copia, faccia giornali e assunzioni con i soldi pubblici. E nel mondo di Chiara è un particolare insignificante e offensivo domandarsi se quel suo “amico precario” il giornalista lo sa fare oppure no. E precario, rischia di esserlo ancora a lungo e questo nel mondo di Chiara e per Chiara è quel che conta, il vero titolo di merito. Nel mondo di Chiara se sei precario hai diritto e virtù. E perché hai diritto e virtù? Ma è ovvio, perché sei precario!

Nel mondo di Chiara non si prova, cerca, investe per creare posti di lavoro che possano andare anche a chi oggi è precario. Nel mondo di Chiara si “devono” trasformare i precari in altrettanti posti di lavoro. E chi al posto di lavoro non arriva a seguito di iscrizione e attesa nella lista dei precari nel mondo di Chiara è sospetto, odora, anzi puzza di privilegio. Questo è il mondo di Chiara e, a misura di quell’abbraccio, questo è anche un po’ il mondo di Bersani.

Nel mondo di Giulia funziona, gira diverso. Giulia Ichino riconosce un suo “privilegio”, quello di avere avuto le condizioni di base per diventare una persona colta, il che nel suo mestiere è decisivo. La possibilità di studiare, l’ambiente e la famiglia che danno le migliori opportunità di partenza. Cui Giulia aggiunge di “essersi fatta il mazzo”. Una volta la sinistra, socialista, socialdemocratica o comunista che fosse, masticava le stesse parole e concetti di…Chiara la precaria con rabbia? No, quelle di Giulia. Una volta la sinistra, anche quella comunista sognava e pretendeva di dare a tutti le stesse opportunità di partenza: il diritto allo studio, la formazione culturale e professionale. Cui aggiungere il surplus del lavoro, lavoro che aveva in sé un valore etico. Quando anche per mano della sinistra fu scritta la Costituzione italiana, le parole furono diritto allo studio (e quindi al lavoro, almeno quello intellettuale che praticano sia Chiara che Giulia) “per i capaci e meritevoli”. Una volta per la sinistra esser precari era una condizione di sofferenza sociale da lenire e rimuovere. Ma l’esser precario non costituiva titolo e diritto per eludere la questione del “capaci e meritevoli”.

“Figli di” raccomandati e giovani precari: l’ultimo scontro politico si consuma sui giovani con e senza lavoro. “Sono stanca di vedere assunti i “figli di”. Faccio i nomi: Giulia Ichino, assunta a 23 anni alla Mondadori”: l’accusa parte al’assemblea del Pd ed è diretta alla figlia del giuslavorista un tempo Pd, ora con Monti. A lanciarla è una giovane militante precaria, Chiara Di Domenico, 36 anni. Ma la replica non si fa attendere: “Sono fortunata, ma mio padre non c’entra”.

Nel passato e presente della Di Domenico c’è una carriera nell’editoria, proprio come per la figlia di Pietro Ichino. Solo che per la militante del Pd la carriera è stata una carriera di cambi di lavoro, da Passigli a Gaffi, da Fernandel a Nottetempo, ricorda il Corriere della Sera, e che adesso, a 37 anni, la vede precaria, con un contratto a progetto nell’ufficio stampa della casa editrice l’Orma. Per questo Di Domenico si dice “stanca di vedere assunti i “figli di”. “La verità è scandalosa, ma lo status quo è osceno”.

Poco dopo arriva la replica dalla diretta interessata: “So di essere molto fortunata, ma mio padre non c’entra. Studiavo all’università con Vittorio Spinazzola e Gianni Turchetta, ho mandato un curriculum alla Mondadori e fortuna ha voluto che si aprisse allora la collana Sis. Ho fatto la correttrice di bozze per un anno, poi una sostituzione maternità e l’assunzione”.

Giulia Ichino si dice “dispiaciuta”, “Anche perché mi faccio un discreto mazzo. Non mi piace questo vittimismo che sconfina in un pubblico attacco disinformato. Noi garantiti con il posticino caldo dobbiamo essere pronti a rimetterci in gioco. Mi indigna avere la maternità e la copertura malattia, a differenza di altri”. A differenza di molti.

Questa è la storia, questa è la cronaca. Per voi una domanda: chi è la prepotente tra Chiara e Giulia? Non la più bisognosa che di certo è Chiara la precaria. No, la domanda è chi esercita con le sue parole prepotenza e prevaricazione? Giulia che nasconde e minimizza il suo appartenere al giro delle famiglie che conoscono e possono. O Chiara che se ne frega di merito, competenza, bravura e per cui l’unica cosa che dà diritto al posto è l’anzianità di precariato? Chi scrive in cuor suo ha già risposto, l’avete capito. Voi cosa votate?

[SURVEYS 143]