Divieto generale di parcheggio a destra e 30 all’ora per…far passare le bici

di Lucio Fero
Pubblicato il 4 Novembre 2013 - 10:08 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Nella patria della sosta in doppia fila vietare il parcheggio delle auto sul lato destro della strada per…far passare le biciclette: si può essere più marziani di così? No, non si può e infatti a proporre questa cosa fuori della galassia del reale sono terrestri, anzi terrestri di casa, terrestri di governo addirittura, governi nazionali e locali. Addirittura un’intera organizzazione, l’Anci, associazione Comuni italiani con sponda al governo nella persona del sottosegretario, niente meno che alle Infrastrutture e ai Trasporti, Erasmo De Angelis.

Una volta, ancora fino a ieri, quando non si riusciva, non si voleva, non si era in grado di fare cose concrete e utili, si faceva una commissione sul problema. La commissione lavava la coscienza amministrativa con il “ce ne stiamo occupando”. Garantiva che nessuna decisione concreta, e quindi difficile, sarebbe mai stata presa. Alla peggio o alla meglio, a seconda dei punti di vista, la commissione sfornava ipotesi, suggerimenti, architetture di legge che tanto mai e poi mai sarebbero andate a confronto con la realtà.

Ora il metodo si sta perfezionando: non più commissioni inutili ma direttamente leggi tanto aliene quanto potenzialmente dannose. Se La Repubblica è correttamente informata (c’è da sperare in qualche errore ma ne dubitiamo) i pensosi cervelli dell’Anci hanno elaborato le seguenti regole per un  traffico ovviamente “democratico sul territorio”, “equo e solidale”, alternativo, ecologico e, mai mettere limiti alla provvidenza, perché no anche un po’ animalista.

Prima regola del futuro codice della strada: in caso di incidente l’onere di provare la colpa altrui spetta a chi guida il mezzo più pericoloso. Cioè, cioè…due auto, oppure un’auto e un pullman, oppure un camion e un pullman, o anche un tram e un’auto o ancora un’auto e una moto, o due moto, insomma i due veicoli hanno un incidente. Dei due uno avrà secondo l’Anci (spalleggiato dal sottosegretario mai dimenticare) “l’onere”, cioè l’obbligo di dimostrare che la colpa è dell’altro. Altrimenti in automatico la colpa dell’incidente sarà sua. E chi sarà dei due ad avere l’onere, insomma ad essere il primo sospettato di colpevolezza, colpevolezza attribuita in automatico salvo dimostrare il contrario? “Chi guida il mezzo più pericoloso”.

E che vuol dire, come si fa a stabilire qual è il mezzo più pericoloso? Attenzione, un po’ di ideologia a poche righe lette nella vita e la classifica della pericolosità è fatta: auto grossa pericolo grosso, moto grande pericolo grande…Il tram sarà democratico e popolare più del bus o no? E le mini car sono snob colpevoli o smart progressiste? In attesa di risolvere questi sociologici dilemmi del traffico prossimo venturo, una cosa si staglia netta e chiara nella scala dei valori del nuovo, futuribile, in allestimento Codice della strada: i ciclisti, i conduttori di bicicletta sono, saranno per definizione i conduttori di veicoli meno pericolosi e quindi assolti da ogni responsabilità.

Infatti altra futuribile regola in piena coerenza con la prima stabilisce che i ciclisti avranno diritto a percorrere in senso vietato le strade a senso unico, sia chiaro “senza vincoli di larghezza minima”. Quindi se in un vicolo vi viene contro mano un ciclista e voi, seduti alla guida di una puzzolente automobile, lo sfiorate con un fiato, siete colpevoli.

Altre regole: cessazione per le bici di uso di piste ciclabili. Semafori con la precedenza di ripartenza per i ciclisti. Condomini cui sarà impedito di vietare il parcheggio bici nei cortili condominiali. Dite che queste ultime tre regole, a differenza siderale dalle prime due, sono accettabili e sensate? Avete ragione ma non fatevi illusioni: il futuribile Codice della strada ha in serbo altre due regole ad altissimo tasso alcolico, tasso alcolico di chi le ha pensate quando le ha pensate.

Eccola la perla: lato destro delle strade libero dai parcheggi. Lato destro? Nelle città italiane lato destro e sinistro sono occupati da parcheggi in doppia fila, siamo il popolo delle quattro frecce lasciate accese  per avvertire che la sosta dura “un attimino”. In questo paese, in questa patria del parcheggio dove capita e come capita, liberare, sgombrare il lato destro della strada, di ogni strada, da ogni parcheggio. In modo che la corsa delle bici possa fluire, scorrere…come il Verdone che il corso del Tevere lo voleva asfaltare “così il traffico score” (a Roma la r è una e una sola, due è erore). Come il palazzinaro visionario, però alla rovescia: tutti in colonna immobile le automobli mentre a destra scorrono e corrono le biciclette. Verdone giocava con il paradosso, questi dell’Anci e sottosegretario annesso giocano con il Codice dalla strada, con la vita vera e non con la commedia al cinema.

Ed eccolo infine il fuoco d’artificio finale del’Anci e del sottosegretario: limite di velocità a trenta all’ora in città. In città, nelle città italiane, in un’ora si percorrono in media molti chilometri in meno di trenta, poco più della metà. La velocità media di 15/20 chilometro orari ottiene appunto dalla media della velocità, si fa per dire, di ingorghi, semafori, file, rallentamenti e gli attuali 50 all’ora consentiti quando la strada è libera. Con i 30 all’ora di limite la velocità media teorica si abbasserebbe verso i dieci all’ora effettivi.

Ma non è tanto questo il problema, il problema è che avete mai provato a costringere tre, quattro, dieci macchine una dietro l’altra a non superare mai i 30 all’ora? Avete mai provato quanto è difficile procedere a 25 all’ora circa? Ne viene fuori una guida improbabile e soprattutto insicura. Il limite dei 30 all’ora è inapplicabile nella realtà, comporterebbe un autovelox in ogni strada e multe a caso a chi capita male perché i controlli sarebbero solo a caso data la generalità, universalità dell’infrazione. Quel limite, quella cifra è solo un omaggio sciocco e infondo anche servile a una ideologia mignon e pure mal digerita, quella della bici “buona” e naturale contro l’auto “cattiva” e anche un po’ Frankenstein.

L’Anci, i Comuni, quelli che in tema di traffico finora si sono segnalati alla storia talvolta per gli autovelox tarocchi e spesso per le multe-agguato sulle strisce blu, quelli che si finanziano un bel po’ con le multe…Con questi finanziamenti dovrebbero rendere sicure le strade, magari ricoprendo buche, rifacendo pavimentazioni, curando la segnaletica, almeno tenendola in manutenzione. I Comuni, quelli che spesso hanno la responsabilità e la gestione delle aziende di trasporto urbano, insomma il bus che non c’è e quando c’è è di pessima qualità, i Comuni che organizzano e stipendiano vigli urbani che non multano la sosta in doppia fila ed consentono lo scarico e carico merci ad ogni ora del giorno…

Da questo pulpito, da questa cattedrale delle inadempienze e del mal o non governo delle strade e della mobilità viene la predica dei 30 all’ora. Predica che indica e testimonia di una sola cosa: la lobby ciclistica adesso va di moda all’Anci. Una lobby come le altre, né peggiore né migliore della lobby dei bus turistici o di quella dei commercianti o di quella o questa o quest’altra che abitano le città. Però una lobby, il che significa che se le regole di una lobby diventano le regole per tutti quella lobby esercita dittatura civile sul resto della collettività. Vale per chi occupa le strade parcheggiando in doppia fila, per chi le occupa con il suo furgone o bus o van in nome dello “sto lavorando”, vale per chi vorrebbe occuparle, sgombrarle per andarci in sfilata e da padrone con la sua bicicletta definita dall’astuto sottosegretario niente meno che come “fattore di modernità” .