Poletti: “Ci sono più soldi che esodati…veri”. Ma fabbrica degli esodati va

Poletti: "Ci sono più soldi che esodati...veri". Ma fabbrica degli esodati va
Poletti: “Ci sono più soldi che esodati…veri”. Ma fabbrica degli esodati va (foto Lapresse)

ROMA – Giuliano Poletti, ministro del Lavoro, parlando a Coffee Break su La7, ha dato due notizie. La prima: “Abbiamo più soldi che esodati, sono stati stanziati quasi 12 miliardi di euro, probabilmente più del necessario. I risparmi possiamo darli a chi ne ha davvero bisogno”. La seconda: “Sono diventati esodati anche quelli che non lo sono”.

La prima notizia è un calcolo matematico unito ad una considerazione politica e sociale. Eccolo il calcolo: 12 miliardi di euro per mandare in pensione con le regole e l’età diprima della riforma Fornero circa 170 mila persone bastano, sono bastati e avanzano pure. Ed eccola la considerazione politica e sociale: gli altri che si dicono e vengono detti esodati oltre questi 170 mila in realtà non sono esodati per nulla e spendere per loro non è giustizia sociale, c’è chi ha più bisogno e più diritto di essere aiutato dalla mano pubblica.

Chi sono gli esodati a tutto e pieno titolo secondo il ministro? Coloro che al momento della riforma Fornero, ormai tre anni fa, si sono trovati senza lavoro e senza pensione. Individualmente o collettivamente lavoratori che avevano scelto, trattato o subito l’addio al posto di lavoro certi loro e certe le loro aziende che contributi versati ed età anagrafica a quel momento raggiunti consentissero di passare dallo stipendio alla pensione. Invece la legge Fornero spostò avanti l’età anagrafica e di qui gli esodati: addio al lavoro già dato e pensione da attendere ancora un anno. Per tutti questi, per tutti gli esodati al e del 2012, per tutti i sorpresi nel passaggio lavoro-pensione dal brusco cambio di legge, è stata finanziata e pagata una robusta eccezione alla legge. Vanno, sono già in pensione con le regole di prima della Fornero.

Poi però c’è altra categoria di esodati, si potrebbe dire di aspiranti esodati. Sono tutti coloro che ancora lavorano o che hanno smesso di lavorare dal dopo legge Fornero in poi. Mettiamo: un lavoratore di 60 anni di età oggi e che lavora ancora, non ha perso il posto né lo stipendio. Per lui, come per tutti, vale la legge della pensione a 66 anni. Ma tra un anno, quando ne avrà 61 di anni, per un motivo o per altro, non lavorerà più. Sarà anche lui un esodato? Anche per lui si dovrà mandarlo a spese della collettività in pensione con le regole e numeri della legge di prima della Fornero?

Oppure: 60 anni di età e lavoro perso nel 2013 o 2014. Anche questo lavoratore è esodato e quindi va in pensione prima, viene esentato dalla legge Fornero?

Se si risponde sì, se entrambi i casi li si ritiene assimilabili agli esodati “veri”, allora si fa prima a dichiarare che la legge Fornero di fatto non vale, non scatta per tutti coloro che da qui all’eternità restano senza lavoro prima dei 66 anni. Tutti costoro sarebbero esodati e sarebbero negli anni centinaia e centinaia di migliaia e nel decennio milioni.

Sono in molti a dichiarare esodati tutti coloro che restano lavoro prima dei 66 anni, soprattutto i sindacati. Ed è comprensibile dal momento che la forza sociale di riferimento dei sindacati, Cgil in testa, è quella dei pensionandi. Più si allarga la base di coloro che aspirano e si approssimano ad andare in pensione, più il sindacato trova ragion d’essere e di consenso. Ma non solo i sindacati. Anche buona parte del Pd e la Lega di Salvini e M5S di Grillo e la Meloni e Berlusconi quando se ne ricorda, tutti sono disponibili a non porre limiti precisi alla qualifica e condizione di esodato.

Così che questa viene di fatto allargata da robusta eccezione alla Fornero per chi era rimasto incagliato e “fregato” nel 2012 (cosa giusta e doverosa l’eccezione) fino a eccezione che diventa la regola. Fino a una sostanziale riscrittura, anzi semi cancellazione della legge Fornero e soprattutto dell’aumento dell’età pensionabile. Se il requisito dell’età non vale per chiunque in qualunque momento perda il lavoro, allora perché deve valere per gli altri?

Poletti, e anche la logica e anche il buon senso e anche l’equilibrio tra i piatti della giustizia sociale, fanno notare che il disoccupato lontano dall’età della pensione non deve essere mandato in pensione dribblando la legge ma aiutato con altri strumenti: l’assegno di disoccupazione appunto, il sostegno economico al reinserimento al lavoro. Insomma non deve essere certo lasciato in mezzo a una strada ma neanche fatto svicolare e sgattaiolare in uno straforo di massa alla pensione.

Altrimenti un po’ si rovescia il mondo, si crea una convenienza al “tutti esodati” e si trasforma, cosa peraltro non inedita in Italia, il danno vero subito dagli esodati veri in danno simulato e quindi risarcimento indebito. Indebito e sulle spalle tasche degli degli altri. Dal danno degli esodati veri al privilegio per gli esodati che si autoproclamano tali. Sì, proprio un percorso italiano. “Non è esodato-dice Poletti- chi sta lavorando e la legge Fornero gli ha cambiato le carte per andare in pensione allungandogli i tempi”. Chiaro, ovvio, giusto. Non mancheranno coloro che gli daranno del liberista selvaggio o pupazzo della Bce o nemico dei lavoratori.

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