ROMA – Non sta a noi dirlo, ma bravo Francesco Merlo. Un lead, un “attacco” di pezzo, un inizio di articolo che meglio non si può. Eccolo. “Fabio Fazio sembrava Ghedini e Maradona Berlusconi”. Basterebbe questo ma Merlo coglie di più e più a fondo: “E il pubblico televisivo più colto d’Italia applaudiva il reato di evasione…proprio come la corte eversiva del cavaliere celebra la frode fiscale davanti al tempio di palazzo Grazioli”. Questo è successo, Fabio Fazio e il suo pubblico hanno tributato omaggio all’evasione fiscale solo o proprio perché questa si è presentata ospite in studio. Così, come una qualunque trasmissione di “nera” televisiva, un qualunque contenitore di “storie vere” tributa applauso e omaggio all’assassino che si sta microfonando. Peccato e un po’ di pena. Ma Fazio e il suo pubblico, colto democratico e di sinistra, meritano ci si domandi perché è successo.
Se lo chiede anche Merlo su la Repubblica: “Di sicuro l’intervista di Fazio a Maradona diventerà un classico della mancanza di equilibrio, del rovesciamento di senso, dell’Italia migliore in fondo uguale all’Italia peggiore…A nessuno come a quel pubblico dovrebbe essere chiaro che Maradona non è l’Italia che stringe la cinghia ma quella che salta le code, parcheggia in doppia fila, quella che eleva a pedagogia il fregare il prossimo…”. Eppure rileva Merlo quel pubblico ha applaudito Maradona che mima il col c…che pago le tasse e Fabio fazio che a Brunetta in studio rivendicava: “Io la metà di quanto guadagno le restituisco in tasse”. “Come può lo stesso pubblico averli applauditi entrambi, esigenze di copione?”.
Scrive, ragiona e suppone Merlo: “Maradona non si può contraddire perché non si può maltrattare l’audience…c’è una tecnica televisiva, quella di assecondare a tutti i costi l’ospite, che può far danno all’etica televisiva e il pubblico addomesticato non è più di destra o di sinistra è un pubblico di manichini…domenica sera Fazio e Maradona sembravano Bibì e Bibò…eppure si poteva delicatamente dire a Maradona che le tasse bisogna pagarle e le sentenze definitive non possono essere ribaltate in una trasmissione tv. Bastava immaginare che al posto di Diego Armando ci fosse ancora Renato Brunetta…”.
Merlo coglie nel segno: l’insostenibile leggerezza del metodo Fazio che mille volte fa volare e si libra nei cieli del conversario elegante e una volta precipita in terra. Ma quella volta precipita al suolo con i danni e il fragore di un meteorite. La “falsa coscienza” del pubblico che interiorizza il suo essere dipendente dall’audience, il rispetto sacrale che nella tv contemporanea si ha dell’ospite. Rispetto che non dipende dalla buona educazione, no di certo. Dipende, genera dalla complicità. una volta chi mi hai detto di sì, che hai accettato di venire , da quel momento fai parte dello show, sei nel gruppo, nel team, sei entrato nel “noi”. Se reciti con me, se fai spettacolo con me, allora siamo ovviamente della stessa compagnia.
Ma non in tutto il segno coglie Merlo, c’è anche dell’altro. Fate caso al romanzo giallo italiano o al poliziesco all’italiana, anche alle fiction con gli eroi in divisa. L’uomo della legge in Italia, quello che sta con i buoni e contro i cattivi in Italia viene sempre raccontato da ogni autore come impegnato su due fronti. Contro la criminalità e contro il male ma anche intento e costretto a guardarsi le spalle da chi? Dallo Stato. Lo Stato nemico della legge è un must della narrazione del quotidiano Il Fatto oppure di quella di Roberto Saviano, non a caso di casa a Ch Tempo che Fa di Fabio Fazio
L’uomo della legge in Italia non può, non deve essere l’uomo dello Stato. Altrimenti non fa simpatia, audience e non c’è identificazione. Tradotto: il pubblico colto, democratico e di sinistra è anch’esso, come ogni pubblico italiano, predisposto culturalmente e in-civilmente a scambiare un reato di evasione fiscale per un atto di ribellione verso lo Stato. Oltre che da Fazio Maradona è stato accolto come un’autorità, un maestro, una persona di massimo rispetto in tutti gli stadi italiani, su ogni giornale italiano e raccontato come “grande uomo” da ogni telecamera italiana. Nessuno ha perso tempo o ha voluto essere “scostumato” nel ricordarsi di ciò che è stato Maradona in Italia fuori dal campo. Per dirla sempre con Merlo: “A Napoli frequentava i peggiori ceffi e se non era un affiliato era un affine”. Tutti e anche i democratici, colti e i sinistra hanno preferito d’istinto e di tradizione rimuovere il Maradona vero e compiacersi del Maradona alla Gianni Minà: un ribelle, un Che Guevara del pallone. Che effetto che fa l’applauso colto e di sinistra al Maradona evasore fiscale, fa l’effetto di radiografare in un lampo non lo chic o lo snob di una sinistra aristocratica in biblioteca, ma il suo piccolo borghese ribellismo da tinello.
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