Al gioco delle tre tasse fessi e contenti. Ma non vince neanche il banco governo

letta_saccomanni_lp-300x199ROMA – Sarà un po’ anche colpa nostra, di noi cittadini un po’ duri di testa e lenti di comprendonio, pigri d’anima e d’intelletto per far di conto da soli. E un po’ sarà anche responsabilità di chi dovrebbe spiegarci, informarci, insegnarci a far di conto: a prenderla alla lunga e alla larga la scuola, ad arriva più vicini l’informazione di massa. Sarà colpa nostra di cittadini che però abbiamo qualche alibi, non ultimo quello che da ormai decenni la somma arte della politica è stimata la capacità di far fessi e contenti. E quindi capita che ci siano in giro professionisti del far fessi e contenti e capita che ci siano in giro milioni e milioni di fessi e contenti. E sarà anche responsabilità dell’informazione che, con le dovute e lodevoli eccezioni, poco ne sa di tutto in generale e ancor meno ne comprende, figurarsi divulgarlo. Sarà, sarà…ma questa infinita storia delle tre tasse è proprio come quella delle tre carte.

Al banchetto delle tre carte: carta vince, carta perde, indovina dove sta l’asso o il re di coppe…Vince quasi sempre il banco, la carta vincente il concorrente non la indovina mai. Perché il gioco è triccato dalla professionale e superiore abilità del mazziere. Anzi, non è che sia proprio truccato, è che non si gioca ad abilità, armi pari. Al gioco delle tre carte vince quasi sempre il banco, almeno questo è sicuro. Al gioco delle tre tasse 2013/2014 non è neanche detto alla fine vinca il banco e cioè il governo Letta, anzi il governo Letta-Alfano, anzi il modello “larghe intese”, anzi la riedizione del non facciamo nulla che tutto si aggiusta, a pagare c’è sempre tempo e sia fornito un po’ di pane ma soprattutto circenses.

Al banchetto delle tre tasse non vince di sicuro il contribuente. Nel 2013 risparmia, non paga circa 220 euro di tasse a unità abitativa, insomma a casa, insomma a famiglia. Certo è una media, ma è buona, anzi ottima per far di conto. Proprio certissimo che siano 220 euro a cranio, anzi a tetto, di tasse in meno 2013 non è. In teoria 110 di questi euro potrebbe ancora pagarli con la seconda rata dell’Imu 2013 non ancora cancellata e non lo sarà almeno fino ad ottobre. E se ha una seconda casa chi ha risparmiato 220 euro di tasse sulla prima nel 2013 potrebbe vedersi presentare un conto di tasse retroattive sulla seconda tale da far pari e patta. E il passaggio dall’ultima rata di Tarsu alla prima di Tares, prima e ultima perché nel 2014 la Tares confluisce nella Service Tax, potrebbe limare un po’ quei 220 euro di tasse in meno 2013. ma facciamo che tutto vada nel migliore dei modi, facciamo che il risparmio sia di 220 euro a tetto nel 2013.

Nel 2014 questi 220 euro glieli ridai al fisco. Tutti? Quasi tutti e forse più di tutti. Glieli ridai sotto forma di Service Tax. Hanno giurato che sarà più o meno la metà dell’Imu 2013. E quindi se gli presti piena fede gli ridai 110 euro. Però il quanto davvero ridai nel 2014 lo decidono i sindaci che hanno la mano pesante sulle aliquote. Quindi dipende da dove vivi ma nelle grandi città rischi che gli euro da ridare indietro siano più della media, più di 110. E allora, 110 euro, dieci al mese a far conto largo saranno poca cosa ma meglio di nulla. Il paese che non era in miseria per 220 euro a tetto da pagare all’anno non diventerà certo allegro e ricco per dieci euro al mese in più in tasca a tetto, ma meglio che niente.

Sicuri? Per ottenere questo risultato, e per non voler alzare l’aliquota massima dell’Iva di un punto percentuale, si scherza col fuoco. Ci si è impegnato e ci si impegna entrate fiscale del 2014 e questo per stare sotto il tre per cento di deficit nel 2013. Ma se ti impegni e mangi tutto per il 2013 e 2014 per 220 euro ad ogni proprietario di casa, cassa integrazione ad ogni crisi aziendale, qualifica e trattamento da esodato ad ogni disoccupato, che resta poi per abbassare le tasse su impresa e lavoro? Resta nulla. E resta il rischio che nel 2014 sopra quel tre per cento ci vai.

Ma la banchetto delle tre tasse, come a quello delle tre carte, i giocatori non vogliono sentire ammonimenti e avvisi, li considerano iettatori o comunque fastidiosi. Quindi non se ne diano. Si chieda solo se dieci euro al mese a tetto siano il prezzo giusto per farci raccontare che hanno abolito la tassa più odiosa e pesante del mondo, per vederli a braccetto gioire come avessero creato un milione di posti di lavoro, per sentirsi dire che questo è non altro è il migliore dei governi possibili e il governo da tenersi il più a lungo possibile. Al gioco delle tre tasse (Imu scompare, Service appare, Irpef dove sta?) non vince il contribuente, mai. Se non quella volta ogni tanto, per figura, per far vedere che qualcuno vince e incrementare così la clientela. Più o meno come hanno fatto Letta e Alfano e Brunetta e Franceschini l’altro giorno. Ma almeno vincesse il banco, vincesse un governo che, recitata la commedia dell’Imu al buon fine di farci fessi ma anche contenti, passa poi alle cose serie dopo averci un po’ cloroformizzati. No, a quel che si vede non vince neanche il banco, stanno lì per tener banco e pensano che il gioco sia tutto qui: durare e rimandare, sopire e rimandare, smussare e rimandare. Con questo metodo abbiamo già tolto ai figli metà del lavoro e tre quarti della pensione. pare proprio che continueremo.

I commenti sono chiusi.

Gestione cookie