ROMA – Grillo ha ragione, anche se un Tribunale gli ha dato torto. E non perché Grillo abbia sempre ragione come sostiene lui, la sua corte, il suo partito, gran parte del suo elettorato, i suoi vigilantes sul web. Anzi spesso Grillo ha torto marcio ed evidente, capita a lui quanto agli altri e forse più che agli altri. Non fosse altro per la presunzione messianica di aver sempre ragione e per la predicazione all’insegna del “noi siamo migliori”. Nei millenni e secoli quelli che si mettono sul petto o sulla bandiera l’insegna “noi siamo migliori” sono regolarmente quelli che arrecano danno e ingiuria agli altri.
Ma stavolta, e parliamo del caso Genova, Grillo ha ragione. Ragione piena. Nonostante una pessima abitudine della nostra vita pubblica gliela neghi. Grillo ha ragione perché sulle liste M5S per le elezioni, qualunque elezione, deve decidere M5S. E chi altri se no? Una forza politica, qualunque forza politica, ha il diritto di fidarsi o non fidarsi di chi ritiene appunto più affidabile per i propri scopi. E’ la forza politica, il partito, il movimento che ha il diritto pieno e non condizionabile da alcuno di indicare agli elettori chi è il proprio candidato sindaco, parlamentare, premier.
Il diritto pieno, sì anche il diritto di disconoscere un candidato a vantaggio di un altro. Il partito porta la sua scelta agli elettori, se ne assume la responsabilità, si identifica e qualifica con la scelta. E chi debba essere il candidato di una lista sono fatti della lista. Non dei giudici, non di un Tribunale.
Ma la pessima abitudine cui ci si è assuefatti confondendola anche con un supplemento di “vera” democrazia è quella di ricorrere sempre e comunque a un Tribunale. Con il risultato che sono magistrati a decidere se una cura medica è valida o no per il paziente, se gli ulivi sono malati o no, se una ferrovia o un gasdotto s’ha da fare oppure no, se gli ambulanti possono o no stare fissi davanti al Colosseo…
No, questa non è un po’ di “vera” democrazia in più. Come non lo è starla a menare con l’autoritarismo, il verticismo, “l’uno vale uno che non vale più”. Tutto vero, M5S è un partito e non la piazza di Atene. Ma sono fatti suoi e dei suoi elettori. I giudici, i Tribunali non c’entrano, chiamarli in causa per stabilire chi è il candidato “giusto” è sbagliato. E l’unica sentenza politicamente giusta che i tribunali dovrebbero emettere in questi casi è quella di “non competenza”.
Ma sono quasi trenta anni che la politica e la pubblica opinione italiane provano ad approfittare di sentenze, a cavalcare sentenze…Grillo ha ragione e la sentenza avversa sul caso Cassimatis farà a M5S poco più che il solletico. Ma arrampicarsi sulle sentenze, anzi sulle indagini, per scalare la vetta dei voti alle elezioni è sport prediletto da M5S. Gli altri, a loro tempo si dicevano, guarda un po’, “i migliori” lo hanno già praticato e poi sono caduti di sotto per via di indagini, avvisi, sentenze…E sono diventati i “peggiori”, La ruota gira e il giro della ruota è storto se la politica alla fine la si fa con i Tribunali.