Grillo sì, ma non nel mio giardino: Totò, la Rai e le primarie

Pubblicato il 11 Giugno 2012 - 14:13 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Dice che tutti, Berlusconi con particolare avidità emulativa, stiano studiando il metodo Beppe Grillo. Insomma il metodo con cui si conquista la gente e i suoi voti. A scanso di equivoci per gli studiosi va posta un’avvertenza: il metodo Grillo funziona, seduce e piace, alla sola condizione però di non applicarlo davvero nel giardino di casa di ogni italiano. Regola prima ed aurea del metodo Grillo è il via i partiti, si faccia a meno dei partiti, tutta la salvezza fuori dai partiti e nessuna salvezza nei partiti. Tutti d’accordo? Più o meno tutti d’accordo. Per esempio, esempio non scelto a caso, nella Rai. Dove fino all’altro ieri non c’era giornalista, tecnico, sindacalista, manager, animatore, autore, conduttore che non dicesse: il nostro guaio sono i partiti che in Rai sono accampati. Fino all’altro ieri. Poi il governo Monti ha messo i partiti sull’uscio della Rai, ha indicato un presidente e un direttore generale dell’aziende che nulla hanno a che fare con i partiti. Saranno i migliori o i peggiori del mondo chi lo sa, ma Anna Maria Tarantola e Luigi Gubitosi con i partiti nulla hanno a che fare e la loro designazione è appunto avviso di sfratto per i partiti. E quindi che succede?

Succede che in Rai è tutta una struggente nostalgia per i partiti: disegnavano percorsi, garantivano carriere, davano punti di riferimento. Ai giornalisti, agli autori, ai direttori, agli autisti, ai manager, ai conduttori. Giustamente, comprensibilmente in Rai chiamano “Gli Alieni” quelli che arrivano in azienda senza venire dalla politica o con il timbro dei partiti sul passaporto professionale. “Alieni” quei due, perché in Rai tutti gli abitanti appartengono o hanno familiarità con il pianeta-partiti. E mica solo in Rai. Da chi vanno i cittadini dei vari quartieri di Roma e quadranti della Provincia a farsi spostare la discarica in altro quartiere e altro quadrante? Ma dagli orridi e aborriti partiti, però questi stanno nel giardino di casa e quindi “puzzano” di meno. Insomma attenzione studiosi del metodo Grillo, il metodo funziona ma non è a prova di “nimby”. E poi non c’è molto da studiare: il metodo Grillo è un perfezionamento, anzi una riedizione di un’antica tradizione di successo. Raccontare che i guai sono colpa dei cattivi e solo loro, spiegare che abbattuti i cattivi ne risulteranno rasi al suolo i guai…non è Grillo il primo.

Il primo che ricordo è stato Totò: recitava una gag in cui un passante viene prima apostrofato, poi schiaffeggiato più e più volte da un energumeno che ce l’ha con “Pasquale”. Ma il passante non reagisce, consola se stesso ripetendosi ogni volta: “Che mi importa, io mica sono Pasquale!”. Ecco nel raccontarci che tutto riguarda qualcun altro, che colpe e responsabilità sempre appartengono a qualcun altro cattivo la società italiana circa 50 anni dopo non ha ancora raggiunto il livello di auto ironia della gag di Totò. Per cui ci raccontiamo che siamo tutti anti partiti, a parte l’assessore che ci serve o il deputato cui siamo “arrivati”. E ci raccontiamo che vogliamo il nuovo e i volti nuovi. Dimenticando che è dagli anni ’90 che abbiamo soprattutto “nuovo”. Nuovo era Berlusconi e così Di Pietro, nuovo fu Prodi, nuovo era Bossi, nuova è la Santanché, nuovo era Rutelli! Da trenta anni non abbiamo carestia di nuovo, tutt’altro. E neanche di luoghi in cui farci sentire. No, a parte la televisione. Arriva una fine d’anno di fantasmagoriche primarie, quelle del Pdl e del Pdl praticamente in contemporanea. Sio potrà ammirare Pier Luigi Bertsani contro Matteo Renzi e i due contro Nichi Vendola e Vendola contro i due e forse Maurizio Landini candidato della Fiom e forse Luigi De Magistris appoggiato da Leoluca Orlando e forse, chissà, da Giuliano Pisapia. Non esclusa la partecipazione straordinaria di un candidato di Alba, non quella greca, quella italiana di sinistra purissima con candidato forse Paul Ginsborg o forse Stefano Rodotà.

E dall’altra parte Angelino Alfano contro Daniela Santanché, ma anche Guido Bertolaso contro i due e Vittorio Sgarbi per se stesso e contro tutti e Michela Brambilla e non è ancora escluso non vi siano candidati Franco Frattini e Ignazio La Russa. Una festa, anzi due. Primarie per stare vicino alla gente, primarie aperte a tutti e a tutto, secondo metodo Grillo anche se Grillo le primarie non le fa. Unico assente, per ora, nelle doppie primarie è un sincero spiegare e confessare al paese quel che serve e quel che si può fare. I metodi alla Grillo, non diamo a lui questa croce, non prevedono, non prevedono tutti questa procedura: si va dalla gente a farsi dire quello che vuole, poi si stabilisce che questa è la realtà e se la realtà, quella vera, è altra, allora si trova, si stana e si abbatte il cattivo che l’ha distorta, inquinata e nascosta. Ma non scompigliate nel mio giardino neanche una siepe, mi ero appena messo d’accordo con il consigliere giardiniere di quartiere.